Sciacalli. Renato Brunetta è lapidario contro quanti si ingegnano a ricostruire che cosa si muove in Forza Italia mentre il caro leader attende all’ospedale San Raffaele di essere operato al cuore. Per i colonnelli azzurri è tutto normale, non è successo quasi niente, nulla cambia nel partito mentre il numero uno “ha rischiato di morire” (parola del suo medico di fiducia, Alberto Zangrillo). Se potessero, cercherebbero di convincerci che Silvio Berlusconi è ricoverato per un raffreddore.

Se davvero la sostituzione della valvola cardiaca era un’operazione programmata, non si poteva scegliere momento migliore. In campagna elettorale le traversie sanitarie dei politici non lasciano indifferente chi depone la scheda nell’urna. E d’altra parte questo, da un paio d’anni, è effettivamente il frangente più felice per Forza Italia, che arresta l’emorragia di voti, porta al ballottaggio suoi rappresentanti a Milano e Napoli e nel capoluogo lombardo doppia i voti della Lega Nord che invece, alla vigilia, avrebbe dovuto surclassarla. Avessero azzeccato la candidatura a Roma sarebbe quasi un’apoteosi.

Berlusconi si sdraia sul lettino del cardiochirurgo nel momento in cui mostra alla politica di non essere finito. E di questo hanno dovuto prendere atto per primi proprio i colonnelli azzurri. Qualche sciacalletto “amico” si aggira infatti anche nei dintorni di Palazzo Grazioli. Chi contava di approfittare di una sconfitta per accelerare la successione è rimasto silenziosamente deluso. Silvio non ha mollato in campagna elettorale, si è speso fino all’ultimo (a differenza di qualche seconda fila) e terrà duro anche sotto i ferri.

Il comunicato dell’altro giorno su Facebook, in cui Berlusconi si affidava a Dio e ai medici, diceva chiaramente che il partito è ben strutturato nei livelli centrali e periferici e pertanto gli elettori non dovevano preoccuparsi. Che ciò sia vero, è tutto da verificare; tuttavia il messaggio del leader è chiaro: non si tocca nulla, nessun direttorio simil-grillino, nessuna promozione sul campo. Non è soltanto una rassicurazione in vista dei ballottaggi: è che, per il Cavaliere, il momento di decidere la successione non è ancora arrivato.

È anche un modo per nascondere le profonde fratture che restano in Forza Italia. Chi vuol far credere che Silvio abbia una bronchitina vuole anche stendere il velo dell’oblio sulla spaccatura interna che ha portato alle candidature di Torino e soprattutto Roma, e al braccio di ferro con Matteo Salvini tutt’altro che concluso. Il tragico balletto romano attorno a Bertolaso, Marchini e Meloni ha mostrato a tutti le divisioni tra nordisti e sudisti di Forza Italia, tra i favorevoli all’accordo con la Lega e quanti invece preferiscono correre da soli contro tutti. E il dato di Milano ha esplicitato che i moderati esistono ancora, che non sono tutti passati con Renzi, e che candidati come Stefano Parisi, lontani dagli estremismi ma decisi sulle loro posizioni, mantengono ottime possibilità di successo elettorale.

Durante la convalescenza Berlusconi avrà modo di valutare l’esito dei ballottaggi e il comportamento dei suoi luogotenenti, in particolare di quanti sono in prima linea nel rapporto con la Lega nord: Mariastella Gelmini in Lombardia e Giovanni Toti in Liguria. Sono loro, in questo momento, i più in vista: non i pasdaran anti-renziani come Brunetta né gli appartenenti ai circoli romani che hanno indotto il Cav alle giravolte sulla candidatura nella capitale, ma i tessitori di rapporti che possano ricucire la trama del centrodestra. E magare riportare all’ovile gli ex azzurri che stanno sostenendo il governo Renzi ricevendone in cambio pesci in faccia.