Alla fine è rimasto in mano ai bersaniani. È il cerino della legge elettorale. Nonostante le proteste di Maria Elena Boschi, Matteo Renzi aveva raccolto la sfida di chi chiede una riforma dell’Italicum e di quel secondo turno che rappresenta un’autostrada per i Cinque stelle verso Palazzo Chigi, visto che alle ultime amministrative i grillini si sono aggiudicati 19 ballottaggi su 20. Anzi, il premier aveva rilanciato: sulla legge elettorale il Parlamento è sovrano. Come dire, chi ha interesse si faccia avanti, proponga una nuova legge e trovi la maggioranza.
Si è fatta avanti la minoranza del Pd con una proposta che non corregge l’Italicum ma semplicemente lo ignora. Niente più ballottaggi, soglie minime di sbarramento, niente premi esagerati, ma un maggioritario come quelli che funzionano in vari Paesi europei. Tra una birra e l’altra, Pier Luigi Bersani ha dato via libera ed è così che la proposta di legge che viene presentata questa mattina si chiamerà Bersanellum.
Essendo un sistema nuovo di zecca, il Parlamento avrà bisogno di parecchio tempo per esaminarlo. Non si tratta di un cambio in corsa, un pit-stop per una legge che richiede un tagliando. E il fattore tempo è essenziale in una situazione come questa. Perché l’approvazione del Bersanellum dovrà andare a dopo il referendum confermativo sulla riforma Boschi, se questo si terrà in autunno.
Significa che la minoranza Pd si mette con le spalle al muro: prima dovrà dire sì al referendum costituzionale e poi intervenire sull’Italicum. Dovrà fidarsi di Renzi. E il premier tiene il coltello dalla parte del manico. Volete cambiare l’Italicum? Accomodatevi: prima però accendete il semaforo verde alle mie riforme. Fidarsi di Renzi? Per informazioni chiedere a Silvio Berlusconi, che calò il sipario sul patto del Nazareno quando il capo del governo decise di mandare al Quirinale Mattarella senza concordare nome e strategia con il nemico-amico.
Ma chiedere anche a Denis Verdini, che da mesi fa l’elastico con la maggioranza, dentro e fuori, un voto di fiducia sì e l’altro no, con Renzi che giura e spergiura che lui è fuori ma si guarda bene dal prenderne le distanze. E così, giusto per mettersi al riparo da eventuali sorprese, ecco che Verdini entra in maggioranza dalla finestra, cioè facendo entrare nel proprio gruppo parlamentare un membro del governo. Un ingresso per via zanettiana.
E Forza Italia? Quello è il versante più enigmatico. Perché è lì che gli anti-Italicum devono cercare una sponda, non certo dalle parti dei 5 Stelle che con la legge in vigore vanno in carrozza. Il Cavaliere cerca il recupero fisico ma le truppe al momento non hanno opposto nulla alla strategia renziana.
I colonnelli azzurri studiano comitati del No, ipotizzano gazebo, si applicano su slogan anti-referendum, ma qualcosa di concreto, un’iniziativa pratica per combattere davvero il governo ancora non s’è vista. L’impressione è che Berlusconi sia ancora alla finestra, alla ricerca di un accordo sotterraneo con il premier. Il Cavaliere ha bisogno di tempo per riorganizzare il partito e non ha interesse a far cadere Renzi né tantomeno ad andare a votare in primavera. E il tempo è ciò che non manca a Renzi. Dite sì al referendum e avrete tutto il tempo che vi serve.