Se in qualcuno fosse rimasto ancora qualche dubbio sulla mano tesa da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi tramite Il Giornale di famiglia (“Forza italiani, forza Renzi” era stato il titolone di giovedì sul terremoto), ieri è arrivata una nota ufficiale del Cavaliere che sancisce appoggio incondizionato al premier su tutto ciò che riguarda i soccorsi e la ricostruzione. “Questo è il momento dell’unità e dello sforzo comune per assicurare la massima efficacia e sollecitudine degli interventi”, scrive il leader del centrodestra dopo aver espresso “cordoglio, solidarietà, preghiera” per vittime, feriti, familiari. Berlusconi rievoca la difficile ricostruzione dell’Aquila e auspica la collaborazione “di tutti gli organi e le amministrazioni pubbliche”. E conclude: “Forza Italia è naturalmente pronta a sottoscrivere in Parlamento ogni provvedimento legislativo utile a favorire i soccorsi e la ricostruzione”.
Nobili parole che chiudono una triangolazione aperta dal Giornale cui aveva fatto sponda il premier. Renzi e Berlusconi hanno ricominciato a parlarsi per interposto Sallusti. L’occasione è infausta ma la politica ha lanciato un segnale preciso: i leader di centrodestra e centrosinistra riprendono a collaborare, il Paese lo vuole, il bene comune lo richiede.
Inevitabili le dietrologie. L’emergenza terremoto è tragica e urgente e tocca la carne viva, gli affetti, i beni, il domani di migliaia di persone. Ma tra un paio di mesi si aprirà la più prosaica emergenza democratica sul referendum costituzionale, che riguarderà il futuro dell’intero Paese. Gestita male da Renzi e dai suoi, la campagna elettorale si è fermata. Il cuore degli italiani è tutto preso dal dolore e dal lutto collettivo. Ma quando l’attenzione generale sul sisma diminuirà, e sarà stato messo alla prova il nuovo asse Pd-FI, i due nemici-amici torneranno a guardarsi in cagnesco davanti alla nuova emergenza?
È molto improbabile che Berlusconi farà campagna elettorale: le sue condizioni di salute non gli permettono un rapido ritorno sulla scena. L’uomo che ha scelto per rappresentarlo almeno in questa fase, Stefano Parisi, non è un pasdaran del No come Brunetta, Salvini, Meloni. Il comunicato del Cavaliere di ieri ha un significato chiaro: il sostegno a Renzi — al momento limitato all’emergenza sismica — non è una trovata di Sallusti ma porta il sigillo del leader. Berlusconi non si sarebbe esposto così se non ci fosse una strategia più ampia. Il direttore del Giornale ha lanciato il primo messaggio in bottiglia, Renzi ha mostrato di gradire, Berlusconi ha chiuso il cerchio. Gli interessi dei due convergono: uno vuole vincere il referendum, l’altro impedire che si vada a elezioni in tempi brevi con l’Italicum che potrebbe consegnerebbe il Paese ai 5 Stelle. La sconfitta di Renzi sulle riforme si ripercuoterebbe sul voto politico. E il ballottaggio di Roma fa capire come finirebbero le cose.



Il governo ha un altro mese e mezzo di tempo per fissare la data del referendum e questa scadenza potrebbe essere stabilita dopo ulteriori 70 giorni. Teoricamente si potrebbe arrivare a fine anno. Un tempo sufficiente per consolidare il patto. Ma adeguato anche per il fronte del No per demolire il “Nazareno bis”. Renzi può accettare la mano tesa del Cav oppure no. Ha tempo per valutare tutte le opzioni. Berlusconi invece ne ha una sola. Il titolo del Giornale ha un “-ni” in più: non “Forza italiani Forza Renzi” ma semplicemente Forza Italia=Forza Renzi.

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