Ha parlato di pensioni, deficit, ricostruzione, grillini. Matteo Renzi ha approfittato della serata tv lasciata libera da Di Maio per infilarsi a Porta a porta e lanciare promesse e segnali. Alcuni molto chiari, come quelli dei 50 euro alle pensioni minime, altri più criptici. Come quando si è soffermato sul referendum e sulla legge elettorale. Il premier è in difficoltà e sa che le disgrazie romane dei 5 Stelle non bastano a rovesciare la situazione a suo favore. Gli elettori grillini saranno anche infuriati con la Raggi e i suoi, ma questo non significa affatto che voteranno Sì al referendum.

I messaggi in bottiglia sono tutti per la minoranza interna che gli è ostile senza alzare barricate. Non D’Alema, per intenderci, che promuove i comitati per il No. A lui Renzi riserva solo ironie: “D’Alema e Berlusconi si vogliono bene, io li rispetto: quando c’è l’amore c’è tutto. Loro vogliono rifare la bicamerale”, ha sibilato. E ancora: “D’Alema è per il no, non so quanto questo aiuterà il sì…”.

Invece a bersaniani, giovani turchi e malpancisti democratici vari il premier-segretario invia segnali di apertura. Sulla legge elettorale, per esempio: “Siamo disposti a cambiare l’Italicum — ha garantito — sia che la Corte costituzionale dia il via libera sia che la bocci, sempre che ci siano i numeri in Parlamento”. Come dire: datevi da fare, se volete cambiare legge elettorale cercate il consenso necessario in Parlamento. Sui contenuti promette una certa elasticità: “Io sono per le preferenze, ma mi va bene anche il collegio uninominale”, ha precisato davanti alle telecamere di Raiuno. Insomma, i margini di manovra ci sono per compattare gran parte dei malumori che accetterebbero le riforme se accompagnate da cambiamenti dell’Italicum.

Renzi ha anche definito l’intervallo in cui si andrà alle urne: una domenica tra il 15 novembre e il 5 dicembre. Quindi non troppo a ridosso del Natale ma prima dei voti finali sulla manovra che alza le pensioni minime. Se prevarrà il No, Renzi ha fatto capire che si dimetterà con conseguenze sulla legge di bilancio e la colpa ricadrà sui suoi che non l’avranno sostenuto a dovere. “L’Ulivo è andato a casa perché c’era qualcuno che trafficava”, ha detto a Porta a porta: e lo stesso si potrà dire di lui. Se andrà a casa ne saranno responsabili i trafficoni della politica. Lui no, lui è quello degli 80 euro agli operai e dei 50 ai pensionati.