La completa trasformazione dell’ispettore Montalbano nella figura più complessa e inquietante di Bruno Testori, direttore-padrone del carcere di San Michele, è compiuta. La nuova stagione de Il Re – ancora più della precedente – consente al pubblico più affezionato di dimenticare, senza rammarico, l’ispettore siciliano creato dalla fantasia di Camilleri – la Rai ne ha prodotte ben 15 stagioni dal 1999 – e di vedere Luca Zingaretti in questa nuova veste. Ora però su Sky, che distribuisce, oltre ad aver prodotto in collaborazione con Wildeside, gli otto episodi della seconda stagione.
Ovviamente molti sono i punti in comune tra i due personaggi: entrambi svolgono indagini solitarie, accompagnati al massimo da un piccolo gruppo di collaboratori fedeli quanto sciatti, e si imbattono spesso in donne che, affascinate dal personaggio tenebroso, sono disposte a dare una mano, ma senza alcuna possibilità di avere accesso alla sua vita sentimentale. Come in questa seconda stagione, quando a cedere al fascino di Testori è Claudia Agosti, una giovane avvocata che assiste uno dei detenuti coinvolti nella vicenda, interpretata dall’attrice di origini bielorusse Caterina Shulha.
Chi è Bruno Testori? È il direttore di un carcere, come tanti in Italia, pieno zeppo di detenuti, che ben rappresentano le famiglie criminali che operano sul nostro territorio: i napoletani, i siciliani, gli arabi, quelle dell’est europeo. Testori gestisce la casa circondariale S. Michele con modi sbrigativi, spesso oltre i limiti della legge, rispettando solo una sua personalissima idea di giustizia, scegliendo di volta in volta cosa è consentito e cosa no. Ad esempio, per capirci, non si scandalizza affatto che nel suo carcere entrino droga, telefonini e quant’altro. Basta che lui e la sua squadra abbiano il controllo su tutto.
Questa assoluta autonomia regge fino a quando una magistrato, Laura Lombardi interpretata da Anna Bonaiuto, non comincia a insospettirsi e decide di guardare con più attenzione a quello che succede lì dentro. Nel tentativo di coprire le sue responsabilità, però, le cose sfuggono di mano, e Testori viene accusato di traffico di droga e della morte di un detenuto. La seconda stagione inizia proprio con l’ingresso del Re in carcere da indagato per questi gravi delitti. La situazione sta per precipitare – in primo luogo per la sua sicurezza, visto i nemici che ora possono trattarlo come un comune mortale – quando Testori riceve una proposta da parte di un nuovo comandante dei servizi segreti, tal Gregorio Verna interpretato da Fabrizio Ferracane, che conoscendo i suoi metodi sbrigativi e qualche pecca del suo passato, gli propone di lavorare per lui.
Testori non può che accettare, ottenendo come contropartita di vedere svanire le accuse a suo carico e di ritornare a fare il suo lavoro di direttore. Però ben presto si rende conto che quello che deve fare – cioè spiare un detenuto “speciale” finito in custodia al S. Michele – non solo non è così semplice, ma soprattutto lo conduce a conclusioni assai diverse da quelle che immaginavano (o pretendevano) gli uomini dei servizi. Si sviluppa così una complessa storia che porta Il Re alla verità su un intrigo internazionale, collegato a traffici illegali di idrocarburi e a pezzi di servizi segreti deviati.
Com’è già accaduto per Montalbano, la serie è costruita essenzialmente sulle qualità di uno degli attori italiani più bravi, in grado di dare spessore e credibilità a una storia tutto sommato assai inverosimile. Zingaretti/Testori nei panni del nostro Re rivela un tratto di umanità e una sofferenza interiore che lo porta a essere un personaggio accettabile, al di là della sua discutibile idea di legalità. Questo però serve solo a coprire ancora una volta i limiti di una produzione italiana che, come capita spesso, non è in grado di competere con la qualità, i cast e i mezzi dell’offerta streaming di questi anni.
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