Ci si impiega del tempo prima di accettare l’idea che un commissario integerrimo come Montalbano si sia potuto trasformare in un carceriere corrotto e poco rispettoso della legge, almeno quella scritta nelle norme. Ma la bravura di Luca Zingaretti e un cast – quasi tutto al femminile – di assoluto livello, aiutano a risolvere il dilemma. Il Re è la nuova serie Sky prodotta in collaborazione con le due case di produzione The Apartment di Lorenzo Mieli e la Wildeside di Mario Gianani e Saverio Costanzo, ormai sodalizio collaudato e di successo, visto il risultato ottenuto con L‘Amica Geniale. Da venerdì sono disponibili il terzo e il quarto episodio degli otto complessivi.
Luca Zingaretti è nei panni di Bruno Testori, direttore del carcere San Michele. Sotto il suo rigido controllo la vita nella casa circondariale scorre tranquilla, se così si può dire. Il modello a cui si ispira Testori è alquanto originale e sfocia spesso nel tollerare attività poco legali e nel partecipare ad alcuni dei traffici più lucrosi che si svolgono tra i detenuti. Sul posto di lavoro – che non lascia quasi mai, preferendo dormire poche ore sul divano del suo ufficio – il direttore è un burbero e autoritario dittatore, ma nei confronti della famiglia e del mondo esterno riesce anche a manifestare spesso un’inaspettata umanità. Le due cose si tengono insieme, se possibile, solo grazie a una personalissima idea della giustizia, in cui il confine tra quello che è giusto è quello che non lo è, viene in sostanza stabilito da lui stesso.
Le cose precipitano all’improvviso. In poche ore nel carcere vengono compiuti due omicidi. Prima viene trovato schiantato al suolo il comandante delle guardie carceriere, Nicola Iaccarino, fidato amico del direttore. Qualcuno o qualcosa lo ha spinto a salire sul tetto, e da lì è stato gettato di sotto dopo una colluttazione. Dopo poche ore dal primo omicidio viene trovato impiccato nella sua cella un detenuto serbo a cui Testori aveva affidato il controllo di tutti i traffici illeciti consentiti nel carcere. Inevitabilmente da quel momento il direttore perde il controllo assoluto della situazione, deve smantellare il sistema di sorveglianza illegale da lui costruito e deve accettare l’indagine condotta dal sostituto procuratore Laura Lombardo, che impiega poco tempo a capire che qualcosa non quadra nella gestione della casa circondariale.
Anna Buonaiuto (Morte di un matematico napoletano, L’amore molesto, Napoli velata) interpreta magistralmente il Pubblico Ministero. Smonta con abilità e grande senso pratico il castello delle bugie e dei silenzi con cui Testori tenta di tenere la donna lontana dalla verità. Altra figura femminile della storia è quella di Sonia Massini, unica donna agente della polizia penitenziaria, a cui il direttore affida il comando dopo la morte di Iaccarino. Nel ruolo di Sonia troviamo Isabella Ragonese (Nuovomondo, Tutta la vita davanti, Il Commissario Montalbano), anche lei valida protagonista è assolutamente perfetta nella parte dell’arrogante poliziotta che mal digerisce i metodi dei suoi colleghi maschi.
La vita privata di Testori non esisterebbe se non ci fosse Adele. La sua unica figlia è il solo motivo che spinge il direttore di tanto in tanto a uscire dal carcere. Queste improvvise scorribande nella notte sono a malapena tollerate dall’ex moglie di Bruno, Gloria, altro personaggio femminile chiave della serie. Gloria è interpretata da Barbora Bobulová (Cuore Sacro, La bellezza del Somaro, Scialla!).
Il Re è il primo prison drama prodotto e ambientato in Italia. La scelta di dedicare al tema delle carceri, a quello che succede al di là delle sbarre di una prigione, è già da sola una scelta meritevole, oltre che coraggiosa. Per di più bisogna dire che il prodotto è ben riuscito – grazie soprattutto alla qualità dell’intero cast, a cominciare da Luca Zingaretti – e solleva domande intelligenti su quello che dovrebbe essere la funzione di un sistema carcerario in un Paese civile ed evoluto come il nostro. Colpisce anche il modo come si è scelto di raccontare – con rispetto e attenzione – le singole storie dei detenuti, le loro reali condizioni di vita, il conflitto permanente tra etnie e religioni. Un ottimo lavoro, che si aggiunge a un catalogo – quello di Sky Italia – di assoluto rispetto e di gran lunga l’unico in grado di confrontarsi con il mercato internazionale.
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