Guai a dire “friulano” a un goriziano. La rude semplificazione che impera nel giornalismo fin troppo spesso dà il solo nome di Friuli alla regione che in realtà si chiama Friuli-Venezia Giulia. Già: Gorizia è giuliana, non friulana. Non è che ci sia qualche particolare rivalità fratricida: sono semplicemente due mondi diversi. E anche la cucina è differente. Laddove nella Bassa udinese impera il frico, qui si mangiano la jota e i ćevapčići: fin dai nomi, decisamente levantini, capiamo che siamo di fronte a un universo a parte.



Provate a farvene un’idea andando Al Ponte del Calvario, una trattoria situata in una zona verdissima di Gorizia, a due passi dal confine sloveno. Il locale esiste dal 1956, ed è nato dalla storia d’amore tra Mirko e Bruna Graunar, marito e moglie, osti appassionati ma anche produttori di vino veraci nella vicina San Floriano del Collio. Da qualche tempo è avvenuto l’avvicendamento generazionale, col subentro dei figli, attaccatissimi alla tradizione di famiglia: e se David si è preso carico dell’azienda vinicola, l’osteria è diventata appannaggio di Miriam, padrona di casa amorevole e gentile.



L’interno somiglia a quello di una baita delle Alpi austriache: legno, caminetto, credenze intarsiate. D’estate (e in mesi caldi come questo) si mangia invece nel porticato staccato, presso cui sta anche il braciere della carne. Tutt’attorno, un riposante giardino con poltrone e giochi per i bimbi. Un piccolo angolo lontano dalla frenesia del mondo.
Da mangiare, le gioie semplici e sublimi della cucina giuliana, che ha una forte base slovena. Per esempio la “rollata come faceva la nonna”, ripiena di ricotta ed erbette di S. Giovanni (12 euro), è un antipasto che vi metterà sulla strada giusta, come del resto il prosciutto cotto di Morgante servito col pungente kren (13 euro).



Tra i primi piatti, due ‘must have’. Il primo è rappresentato dagli Štruklji Kuhani (13 euro): trattasi di una versione locale del rotolo di verdura, il ripieno (di ortaggi coltivati di persona) e la pasta arrotolati insieme fino a formare un gigantesco candelotto, che poi viene avvolto in uno straccio e cotto piano piano nell’acqua, per poi essere servito a fette con burro fuso e ricotta affumicata. La seconda perla sono gli gnocchi farciti di susine (13 euro) e conditi anch’essi con burro, zucchero e cannella: una meraviglia austroungarica che vi farà volare.
In estate la griglia va con furore: le costate di varie razze e frollature (6 euro all’etto, per tutte) sono tentatrici. Altrimenti, le glorie locali: ćevapčići (polpette di carne speziata, 10 euro); Ljubljanska (bistecca farcita di formaggio e prosciutto, 13 euro); steier schnitzel (bistecca ripiena di cipolle e speck di Sauris, 13 euro). Oppure, il pollo alla griglia, allevato a pochi passi (14 euro). Da non perdere i contorni, e nella fattispecie i kipfer di patate, quelli che a Trieste chiamano chiffeletti (5 euro).

Si chiude con formaggi locali anche rari (10 euro), o coi dolci tipo lo strudel di mele o il sorbetto al sambuco. Da bere, c’è tutta la produzione della famiglia Graunar, ma anche altre etichette del Collio. Unico appunto: le toilette alla turca, che sicuramente sono storiche ma forse al giorno d’oggi andrebbero sostituite.

Il Pagellone del Ristonauta (Voti dall’1 al 10)

Al Ponte del Calvario
Via Vallone dell’Acqua Piedimonte
Località Groina, 2
Gorizia
Chiuso lunedì e martedì

Antipasti: 7
Primi: 8
Secondi: 7
Dessert: 7
Vini: 7
Location: 8
Servizio: 7
Toilette: 5

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