Abbiamo delle bellezze a un metro da casa, e non lo sappiamo, o peggio ce ne dimentichiamo. Chi di voi è mai stato a Castell’Arquato (Piacenza)? È un vero e proprio borgo medievale a breve distanza da Piacenza: una gitarella è la scusa perfetta per ammirare un paese che ricorda la Toscana a un’oretta da Milano. Oltretutto, la zona consente escursioni gastronomiche davvero notevoli: siamo nella terra della coppa piacentina e del Gutturnio, l’allegro vino rosso che con questi salumi ci va a braccetto.
Fate così: visitate Castell’Arquato e poi scendete alla frazioncina di Sant’Antonio, verso la pianura, per mangiare da Faccini. La famiglia Faccini è un’istituzione: sono qui dal 1932, 92 anni di fedeltà assoluta al mestiere semplice ma nobile dell’accogliere, ospitare, cucinare. Massimo e Paola sono i nobili eredi della tradizione di famiglia, e possono contare sulle forze fresche di Alessandro, che di Paola è figlio e ha contribuito a introdurre cosette come i cosiddetti “vini naturali” (da pescarsi in una cantina ricchissima, dove la sorpresa è dietro l’angolo, anzi davanti) e le miscele di caffè di qualità.
Ci si accomoda in due salette, in cui i tavoli un po’ vicini creano un clima conviviale che ben s’adatta alla natura di osteria di questo posticino. Poi, ci si getta sul cibo, sia pure con educazione. Ecco: la tradizione piacentina. La cucina è interamente consacrata a essa, senza alcun tipo di deviazione. Vi porteranno uno spettacolare pane a lievito madre da farina di grano Bolero, un frumento locale. Poi, via. L’antipasto non va perso. C’è un tagliere (13 euro) pieno di culatta piacentina, pancetta (divina), salame con la goccia (d’una bontà indicibile) e soprattutto sua maestà la coppa, da libro di testo. I salumi sono accompagnati dalla Burtleina, in italiano Bortolina o Bortellina: una via di mezzo tra lo gnocco fritto e la piadina. Si possono poi aggiungere i cosiddetti “contorni”, che in realtà hanno piena dignità: i funghi sott’olio (8 euro all’etto), la croccante giardiniera (5 euro) e soprattutto l’insalata russa da libro dei ricordi (5 euro). Altri antipasti? Il flan di broccoli invernali con fonduta di caprino di Alseno (12 euro), o lo strudel di verdure piacentine (12 euro).
Voltiamo pagina. Ecco arrivare i pisarei e fasö (12 euro), gli gnocchetti piacentini “della tradizione contadina” (menù dixit) coi fagioli, che ogni brava cuoca di questi colli deve saper preparare pena la scomunica. I tortelli di ricotta e spinaci (12 euro), a forma di fuso, anzi “con la coda”, altro classico, i tortelli di zucca (12 euro) e i ravioli all’anatra (14 euro).
Per secondo, un piatto ha fatto la fama di Faccini, e va prenotato per tempo: la faraona alla creta (14 euro), con tanto di guscio da rompere. Ne vanno pazzi perfino gli americani, che ogni tanto fanno giri gastronomici da queste parti: figuriamoci noi. Ma non vanno sottovalutati piatti come il tenerissimo guancialino di maiale sfumato col Monterosso Val d’Arda (12 euro), un vino bianco frizzante locale, servito con cavolfiori e addirittura finocchi che sono una celebrazione del vero orto. Ma c’è anche la coscia d’anatra con mandorle e prugne (13 euro), il brasato di manzo o di capriolo (15 euro).
Per finire, una selezione di formaggi sceltissimi (15 euro), e dolci (tutti a 7 euro) come il gelato alla crema di Paola, o la zuppa inglese tutta rossa per l’alchermes. Questa sì che è l’alta cucina da osteria, capace di rivaleggiare con l’inventiva dei più grandi cuochi per coerenza, convinzione e risultati.
Il pagellone del Ristonauta (voti dall’1 al 10)
Da Faccini
Loc. S. Antonio
Castell’Arquato (PC)
Strada provinciale 6, 10
Chiuso il mercoledì
Antipasti: 7,5
Primi: 8
Secondi: 8
Dessert: 7,5
Vini: 8
Location: 7,5
Servizio: 7,5
Toilette: 7,5
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