A Milano la ristorazione etnica sta vivendo un momento di grande fervore. Il proscenio è tutto per la cucina asiatica, soprattuttocinese: le trattorie cinesi di moderna concezione stanno letteralmente spopolando. Altre tradizioni culinarie sono rimaste un po’ in subordine. Per esempio, quella indiana. Eppure, la cucina del Subcontinente nella capitale lombarda può vantare eccellenti rappresentanti, in grado di far passare una serata piacevole e diversa al consumatore curioso.
Tra questi, uno dei più interessanti e convenienti anche nel conto è The Dhaba, in via Panfilo Castaldi, ossia in quello che fino a un paio di decenni orsono era noto come il quartiere eritreo. Beh: anche in una zona famosa per le ricette africane, un locale indiano può fare la sua figura. Gautam Gaje Singh lo manda avanti con passione e con una ritrosa timidezza molto aperta e professionale.
Il ristorante esiste dal 1990, ma prima si chiamava in altro modo. Gaje ha scelto un nome particolare: Dhaba, in India, sono le piccole trattorie situate a lato delle direttrici più importanti, e spesso frequentate da camionisti. E difatti, vi troverete di fronte a un locale semplice, anche se curato: niente statue di elefanti del Gange, sostituite da tavoli apparecchiati con tovagliette rosse a rombi dorati, sedie con lo schienale di cuoio, piccoli e studiati tocchi decorativi. È una trattoria con le carte in regola, quella dove ci troviamo.
In menù, un’ampia scelta di piatti da tutta l’India. Scegliete anzitutto un pane: c’è tutta una selezione di Naan, le tipiche focaccette di quella cultura. Particolarmente buono il Naan al formaggio (4 euro). Per antipasto, ecco i mitici Samosa, fagottini di pasta fritti e ripieni di verdure (5,5 euro) o di carne di agnello (6,5 euro). Non demeritano neppure i Pakora (frittelle vegetali, 6 euro) o il Raita, che sarebbe yogurt con cetrioli e cumino (7 euro). Ecco, ve ne siete già accorti: i piatti senza carne abbondano, e un vegetariano si troverà nel suo naturale elemento.
Essendo in India, non ci sono primi o secondi piatti italicamente intesi, ma portate principali, accompagnabili a piacere col riso. Non manca il Tandoori Murgh, il pollo cucinato nel forno tandoor (13,5 euro), esempio tra i più famosi. Tra le carni, sono il pollo e l’agnello a prevalere, giacché manzo e vitello sono tabù per la religione induista. Dunque, troverete un sapido Gosht Madras, agnello al curry alla maniera di Madras (14 euro), servito, come tutte le pietanze, in un pentolino di rame che fa tanta scena. In alternativa, il piccantissimo Gosht Vindallo, ancora agnello, secondo una ricetta dell’India meridionale (14,5 euro); il Chicken Korma, pollo condito con un curry giallo dolce alla frutta secca (13,5 euro); il Chana Murgh, pollo speziato con ceci (14,5 euro); il Chicken Jhalfrezi, pollo con cipolle, zenzero, peperoni, pomodori (13,5 euro). C’è anche qualche piatto ittico, come il Bangla Fish Curry, un misto di pesce del Bengala (15,5 euro). Numerose le portate di sola verdura: particolarmente goloso è l’Aloo Gobi, ossia patate e cavolfiori con pomodoro e zenzero (10,5 euro), o l’illustre Dhal Makhani, una zuppa di lenticchie (10,5 euro).
A corredo, tanti tipi di riso, come il Pulao, un pilaf alle verdure (7,5 euro).
Chiusura dolce e consolatoria con il Narial Barfi (dolce di cocco, 5,5 euro) o il gelato indiano al mango (6 euro).
Il bere contempla una ventina di bottiglie di vino, sufficienti per una cucina che storicamente non lo prevede.
Il Pagellone del Ristonauta
(voti dall’1 al 10)
The Dhaba
Via Panfilo Castaldi, 22
Milano
Aperto tutti i giorni
Antipasti: 7
Piatti principali: 7,5
Dessert: 7
Vini: 6
Location: 6,5
Servizio: 7,5
Toilette: 6,5
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