Una mezza sconfitta di Conte. A Verona contro il Chievo la Juventus ha compiuto un mezzo passo indietro. La vittoria sul Milan, a conclusione di una prova splendida e gagliarda, aveva lasciato la convinzione che il modulo giusto fosse il 4-1-4-1, un sistema di gioco che, da un lato, consente di schierare Marchisio e Vidal insieme e, dall’altro, esalta le loro capacità di inseririsi da dietro, sfruttando le imbucate di Pirlo o le sponde di Vucinic. Con i rossoneri ha funzionato a meraviglia, ma contro il Chievo il modulo ha mostrato qualche piccola crepa. La squadra di Di Carlo ha giocato utilizzando le stesse armi del Catania di Montella, cioè pressing a tutto campo, pressione fortissima su Pirlo con la marcatura di Sammarco e raddoppio sistematico ogniqualvolta gli juventini raggiungevano la trequarti campo avversaria. In questo modo Vucinic non è quasi mai riuscito a fare da boa per aprire il gioco, far salire la squadra, favorire le incursioni dei due guastatori, Marchisio e Vidal. Forse contro le cosiddette provinciali – che in questo inizio di campionato riescono comunque a creare più di un grattacapo e a dare qualche delusione alle grandi – la Juve dovrebbe avere il coraggio di osare di più.

Ecco perché è una mezza sconfitta di Conte. Con il 4-2-4, che resta il suo inconfondibile marchio di fabbrica, l’allenatore juventino ha costruito le sue fortune in serie B, prima con il Bari e poi con il Siena. E in serie B, più spesso che in A, si devono affrontare squadre muscolari, che corrono 90 minuti, che fanno pressing, che hanno un’organizzazione di gioco quadrata. Ora, avendo la Juve più qualità complessiva, in queste partite contro formazioni che schierano i 4 difensori in linea Vucinic non può essere lasciato solo e gli va affiancato un ariete, come Matri, che contro il Chievo avrebbe potuto davvero fare comodo. Una piccola controprova si è avuta con l’ingresso di Del Piero: la Juve ha ritrovato pericolosità e ha pure colpito un palo, proprio con il suo capitano (a cui va fatto un monumento per l’umiltà di essersi fatto trovare sulla linea di porta, salvando così un gol certo, per l’ennesima titubanza di un Buffon che non esce dai pali anche se il pallone transitava nell’area piccola).

Di positivo, come ormai accade da inizio torneo, c’è che la Juventus partite così non le perde e nemmeno perde il filo del gioco. La squadra, come pretende Conte, anche se aggredita non butta mai via il pallone e non cerca i lanci lunghi. Prova il fraseggio già a partire dai difensori e cerca di far arrivare il più velocemente possibile il pallone fra i piedi di Pirlo. Se poi il regista, come ieri, si trova tallonato a tutto campo, la manovra si sviluppa per vie esterne. I due terzini, Lichtsteiner e Chiellini, garantiscono una buona spinta. E se a sinistra Pepe sembra aver già assimilato bene gli schemi predicati da Conte, a destra comincia diventare preoccupante la latitanza tattica di Krasic. 

Sarà, come ha detto il suo procuratore, un problema anche di condizione fisica non ancora ottimale, ma la freccia serba sembra proprio non capire i movimenti giusti: quando deve partire imperioso sulla fascia, viene invece incontro schiacciandosi sul terzino o sull’esterno di centrocampo; viceversa, quando deve provare a stringere verso il centro cercando il triangolo con l’attaccante tende a intestardirsi con le fughe sulla fascia. Nonostante la delusione, Krasic va aspettato, perché ha i numeri per diventare quello che Lanzafame è stato per il Bari di Conte. Un giocatore talmente scoppiettante e pericoloso da meritarsi l’appellativo di Lanzafiamme dai suoi tifosi.

Oltre a Vucinic, meno ispirato del solito, e a Krasic, ancora troppo spento e frenato, sottotono è stato anche Lichtsteiner: buona la spinta, ma troppa frenesia e cross ancora imprecisi. Altra nota stonata, l’eccesso di ardore da parte di Chiellini, che ha rischiato un inutile rigore su Pellissier: è vero che l’attaccante del Chievo ha proprio la Juventus tra le sue vittime preferite (sarà per il suo passato granata?), ma questo non giustifica il tentativo di franargli addosso mentre sta ricevendo palla con le spalle alla porta.

Comunque il primato in classifica è stato salvaguardato e la difesa continua a non incassare gol e a non lasciare occasioni nitide agli avversari. Marchisio e Vidal garantiscono spinta, corsa e recupero di palloni. Ora Conte deve concentrarsi di più sulla fase offensiva. Forse è venuto il momento di provare dall’inizio Estigarribia (che sembra avere buon passo e un discreto estro) e uno tra Matri e Quagliarella accanto a Vucinic. Contro Genoa e Fiorentina, due partite casalinghe, bisogna tornare a portare a casa i tre punti.