Un gruppo unito, un cuore impavido. Questa è la Juve che esce “vittoriosa” dal San Paolo, anche se la partita è finita con un fantastico pareggio per 3 a 3. La Juventus due volte sotto di due gol riesce a raddrizzare un match difficile, su un campo difficile contro una squadra che quando spinge sull’acceleratore è difficile da contenere e da affrontare. Ma Conte-Braveheart ha plasmato la squadra con il suo carattere di ferro. “Non pensiamo allo scudetto – ha dichiarato l’allenatore in settimana –, la strada è ancora lunga, noi stiamo lavorando per costruire qualcosa di importante, di duraturo”. E le due trasferte di Roma contro la Lazio e di Napoli hanno confermato che di cemento la squadra bianconera ne ha in quantità sufficiente per costruire un campionato solido. La friabilità del gioco e la fragilità psicofisica che hanno caratterizzato le ultime due stagioni diventano – partita dopo partita, ostacolo dopo ostacolo – sempre più un pallido ricordo. Oggi davanti alle difficoltà, nel bel mezzo delle intemperie agonistiche la Juventus tira fuori gli artigli, getta il cuore oltre l’ostacolo, fa splendidamente quadrato. E soprattutto regisce, indomabile e ruggente.
Partita con il Napoli dai due volti. Primo tempo a favore degli azzurri, che mettono in campo le stesse armi che finora aveva usato proprio la Juve: ritmo frenetico, pressing asfissiante, giocate a cento all’ora. Hamsik e Inler imbavagliano Pirlo, Pepe nell’inedita posizione di mezzala fatica a trovare la giusta posizione, Vidal giganteggia in fase difensiva ma è troppo latitante nell’impostazione e negli inserimenti, l’assenza di Marchisio si fa sentire, eccome: il centrocampo juventino sembra orfano di un punto di riferimento fondamentale. Conte, oltretutto, schiera un assetto quasi speculare a quello del Napoli e gioca la sua scommessa tattica sulla fasce, cioè la zona di campo dove il Napoli è più forte. Da una parte, Lichtsteiner si oppone a Zuniga, giocatore veloce, con il passo da duecentista, mentre come esterno offensivo Vucinic cerca di creare problemi ad Aronica. Dall’altra parte, a contrastare l’arrembante Maggio, gamba da quattrocentista veloce, viene collocato Estigarribia. E il paraguaiano se la cava benissimo, in fase di contenimento ma anche cercando di proporsi nelle ripartenze, appoggiando il gioco su Chiellini in avanzamento o su Matri che gli viene incontro cercando la sponda.
Nel primo tempo la Juve difetta di velocità e tende troppo a impostare il gioco all’indietro, dove il compassato Bonucci tarda sovente ad avviare l’azione. Il pressing altissimo degli attaccanti azzurri crea qualche grattacapo di troppo. Il 2 a 0 del primo tempo, insomma, non fa una piega, anche se la Juve concede spazi e opportunità che non dovrebbe affatto regalare. Il Napoli spinge, ma la Juve – come contro la Lazio – non dà mai l’impressione di vacillare e crollare. Soffre, ma tiene botta.
Nel secondo tempo, però, la musica cambia. Intanto Pirlo riesce a uscire dalla ragnatela della coppia Hamsik-Inler, i reparti accorciano le distanze, Vidal e Pepe ingranano marce più alte e i due attaccanti, con la disposizione in campo più corta e aggressiva, riescono a far salire meglio la squadra. Soprattutto si sveglia Vucinic: il montenegrino, che nel primo tempo non addomestica un pallone giocabile, nella ripresa trova i tempi e le giocate giuste, accendendo la lampadina della sua classe sopraffina, inanellando tocchi, aperture e dribbling deliziosi ed efficaci. In più Estagarribia prende coraggio e gamba, tende a fiondarsi in area con maggiore convinzione. E Vidal in mezzo al campo si rende protagonista di passaggi filtranti (splendido quello per il primo gol di Matri) e di geometrie più pulite e ficcanti. La Juve alza il ritmo, aumenta i giri del proprio motore dell’aggressività agonistica e mette alle corde il Napoli, che in mezzo fatica anche con un gladiatore come Gargano.
Ma quello che impressiona è il carattere. Dopo il doppio svantaggio (e la seconda volta accade a metà ripresa) qualsiasi squadra si sarebbe demoralizzata, invece le avversità sembrano dare la frustata giusta ai giocatori. Una rimonta, quella con il Napoli, che in parte ha ricordato il famoso 3-2 contro la Fiorentina nel primo anno di Lippi.
A quasi un terzo del campionato la Juve è prima, ancora imbattuta. E quel che più conta ha un gioco a tratti travolgente, una volontà indistruttibile, una capacità di reazione incredibile. La parola d’ordine resta però la stessa di inizio campionato: piedi per terra e niente cali di tensione. A cominciare domenica contro il Cesena.