Un record amaro. Con il pareggio contro il Cagliari la Juve ha allungato la sua striscia di imbattibilità, portandola a 18 partite consecutive, ma il traguardo fa un po’ storcere la bocca per la delusione. Eh sì, perché alla fine si sperava di portare a casa i tre punti. Evidentemente, però, il duro lavoro della pausa natalizia, come già ricordato dopo la partita con il Lecce, ha lasciato un bel po’ di acido lattico nelle gambe dei giocatori bianconeri.
L’inizio è stato molto positivo e ha fatto ben sperare. Nonostante l’arrembante pressing dei cagliaritani, che portavano la loro pressione fin quasi nell’area bianconera, la Juve riusciva a divincolarsi bene dalla morsa e già dopo sette minuti con una splendida azione di dai-e-vai (ben cinque tocchi consecutivi di prima, sempre con palla a terra) Vucinic concretizzava una splendida combinazione verticale confezionata da Liechtsteiner, Pepe, Marchisio, poi ancora il Licht che appoggiava a centro area verso il montenegrino, mettendolo nelle condizioni di segnare praticamente a porta vuota. Sembrava un buon viatico. Sembrava, però. Perché le gambe indurite degli juventini si sono via via ritrovate a dover fare i conti con la brillantezza e l’aggressività dei cagliaritani, spesso più rapidi negli anticipi e più duri nei tackle: così il trio di centrocampo rossoblù formato da Dessena, Ekdal e Nainngolan spesso ha avuto la meglio sui rispettivi dirimpettai bianconeri. Soprattutto Ekdal contro Vidal. E qui, per la prima volta, abbiamo assistito a una variante tattica interessante, utilizzata da Ballardini per inserire un altro granello di sabbia capace di inceppare i meccanismi di gioco della squadra di Conte, meccanismi che oggi sono sicuramente meno fluidi rispetto al periodo pre-natalizio.
Finora gli allenatori avversari si erano sempre preoccupati di imbrigliare la vera fonte del gioco bianconero, cioè Pirlo. Un’arma cui non ha rinunciato lo stesso Ballardini, che ha utilizzato Cossu come primo guastatore. Ma la vera novità è che, per la prima volta appunto, è stata predisposta una seconda tagliola, ai danni del cileno. Vidal infatti è la prima alternativa a Pirlo nell’impostazione del gioco (tralasciando ovviamente Bonucci, cui spetta il compito di far partire o ripartire l’azione una volta che il pallone torna in possesso dei bianconeri). Nel primo tempo Ekdal ha francobollato Vidal, impedendogli – una volta toccato il pallone – di sviluppare la manovra.
Oltre a questa chiave tattica, la Juve ha denotato per la prima volta una carenza evidente nel gioco senza palla. In partite come quelle giocate contro Milan e Fiorentina o in occasioni di grandi rimonte come contro il Napoli, la squadra di Conte ha sempre potuto contare su una varietà di schemi e di tocchi creati proprio dai movimenti corali senza palla, che consentivano a Pirlo o a Vidal più opzioni di gioco. Contro il Cagliari invece la manovra ha perso velocità, profondità e ariosità proprio per l’eccessivo immobilismo dei giocatori in campo.

Nel secondo tempo, una volta esaurita la grande spinta agonistica, il Cagliari dal 15° minuto in poi ha dovuto indietreggiare il suo raggio d’azione, ma la Juve non ha saputo approfittarne. Anche i cambi non hanno garantito quella marcia in più, soprattutto sulle fasce, in grado di scardinare la difesa avversaria. Se Del Piero ha provato a mettere a disposizione la sua classe e la sua esperienza e se a Borriello va concesso ancora un po’ di tempo per integrarsi negli schemi della squadra, chi ha sprecato (in tutti i sensi) una grande occasione per rilanciare la Juve e per rilanciarsi è stato Milos Krasic. Su di lui pesano non solo una confermata e preoccupante timidezza tattica (in pratica, è davvero un pesce fuor d’acqua, non fa neanche le cose che gli riescono meglio, cioè aggredire la profondità per dettare il lancio a Pirlo), ma anche si è divorato una colossale palla-gol, a pochi minuti dal fischio finale, per ribaltare risultato, gara e ranking personale agli occhi di allenatore e tifosi. Ricevuto un pallone gagliardamente conquistato e difeso da Borriello, a tu per tu con il portiere anziché aggiustarselo per tirare di destro, il suo piede, Krasic ha sparacchiato a lato con il sinistro, peccando di troppa frenesia e denotando eccessiva paura. A questo punto diventa veramente difficile recuperarlo.
Va recuperata invece, e in fretta, una condizione fisica più brillante (più che la resistenza, manca la velocità). Anche perché il prossimo ostacolo è davvero ostico: l’Atalanta corre e ha grinta da vendere. A Conte il compito di far ritrovare al motore bianconero i giusti giri e di dare una buona dose di lubrificante agli schemi tattici.