Una bella soddisfazione ricca di tante soddisfazioni. Non è un gioco di parole: è lo stato d’animo con cui la Juventus supera il giro di boa del campionato, guardando dall’alto in basso tutte le altre squadre. E negli ultimi sette anni chi a metà percorso guidava il gruppo è riuscito a conservare il primato fino alla fine. Un buon auspicio che speriamo si ripeta quest’anno. Certo, come ha ricordato Conte, da qui a maggio bisognerà “andare al 130%”, ma intanto godiamoci questa soddisfazione che non si assaporava dal 2006. Rafforzata dallo strameritato successo (l’undicesimo del girone d’andata) contro l’Atalanta.
Una bella soddisfazione carica di altre soddisfazioni. Ricordiamole brevemente: la squadra è imbattuta da 19 gare (e ha 10 punti in più rispetto allo scorso anno), vanta la miglior difesa del campionato (appena 12 gol subiti), assieme al Milan è la squadra con il maggior possesso palla (stabilmente sopra il 60-70%), è la squadra che in media effettua più tiri con un’alta percentuale di quelli indirizzati nella porta avversaria. L’unico neo: rispetto alla mole di gioco la capacità realizzativa è un po’ anemica. Ma qui è come cercare il pelo nell’uovo, anche se il difetto va corretto perché arriveranno partite più sparagnine, dove sarà necessario capitalizzare al massimo il lavoro prodotto.
L’Atalanta era uno scoglio ostico, soprattutto in casa, dove sa imporre ritmo e personalità, ma – come ha dovuto ammettere lo stesso Colantuono – “la Juve è una squadra fisica che ti costringe a giocare basso e ti fa allungare, rendendo tutto più difficile”. In effetti, dopo le prove opache contro Lecce e Cagliari, si temeva che l’appannamento post-Dubai continuasse anche nell’insidiosa trasferta di Bergamo. Invece, già nei primi minuti, si è visto che sono stati ritrovati certi automatismi, la corsa era più fluida, la grinta è tornata a livelli leonini. Risultato? Diciannove tiri in 90 minuti, un palo, una traversa, quattro occasioni limpide da gol (tre con Matri e una con Marrone), Lichtsteiner che sembra Attila (dove passa non riscresce solo l’erba, ma anche l’avversario di turno non si rialza più, stordito da tanta prepotenza atletica), un Pirlo ritrovato (da antologia il tracciante a mezza altezza con cui manda in rete lo svizzero: vale da solo il prezzo del biglietto), un Barzagli da Nazionale che non sbaglia un colpo, Chiellini che ritorna come Russell Crowe al centro dell’arena, De Ceglie che a sprazzi sembra rinverdire la grande tradizione juventina dei terzini sinistri d’assalto (Cabrini, De Agostini, il mai dimenticato Fortunato…), Giaccherini che sboccia come un bel fiore di primavera, la sorpresa di Marrone che si candida a essere una valida alternativa (in attesa di qualche colpo di mercato. Guarin? Pizarro? Parolo? Nainggolan?) al duo Marchisio-Vidal. Che dire di più?
Visto allora che a metà strada la Juve è in testa, vale la pena fare il check up ai giocatori più utilizzati, assegnando le pagelle del “campionato d’inverno”.
Buffon: partenza in sordina, poi piano piano ha ritrovato la proverbiale sicurezza, tornando a scalare le posizioni nella graduatoria del portiere più forte del mondo. Oggi è tornato sul podio. Ha ridato fiducia al reparto. Voto: 7.
Lichtsteiner. Come Maicon, come Cafu, meglio di Maicon, meglio di Cafu. Nessun terzino destro ha macinato chilometri e avversari come il Pendolino svizzero. Ha pure segnato due gol, uno all’esordio e l’altro a chiusura del girone d’andata. Deve solo tenere a bada meglio la sua esuberanza, anche perché rischia ammonizioni evitabili e da evitare. Voto: 8.
Barzagli. Invalicabile, insuperabile, attento, preciso, imperioso negli anticipi. Diciannove partite con un paio di sbavature e molti interventi risolutori. Acquistato dal Wolfsburg come riserva, è oggi un punto fermo per sicurezza, continuità di rendimento ed efficacia. Voto: 8.
Chiellini. In crescendo. Dirottato sulla fascia sinistra, ha riacquistato le antiche certezze cammin facendo. Ha garantito spinta, anche se in alcuni frangenti tende a farsi prendere troppo dalla frenesia. Contro l’Atalanta è tornato centrale: un vero gigante per prestanza fisica, acrobazia e gioco aereo. Voto: 7.
Bonucci. Rispetto alle amnesie e alle leggerezze dello scorso anno, si vede la mano di Conte: è più prosaico e meno poetico, anche se continua a preferire il fraseggio ricamato rispetto alle randellate. Ma un difensore deve saper capire quando serve la sciabola al posto del fioretto. Spetta comunque a lui impostare l’azione quando Pirlo viene pressato troppo: se non fa i lanci lunghi (spesso fuori misura) svolge bene il suo compito. Voto: 6+.
De Ceglie. Timido con il Cagliari, più ficcante con l’Atalanta pur avendo di fronte Schelotto, un tornante di buona corsa e tecnica. Progressi incoraggianti.Voto: 6,5.
Marchisio. Monumentale fino alla sosta di campionato. Ha ricordato il miglior Tardelli, con una media realizzativa da spavento. Tecnica, geometria, grinta cannibalesca, polmone inesauribile. Ha abbinato qualità e quantità in dosi industriali. Ora un piccolo problema lo sta un po’ frenando. Voto: 8,5.
Pirlo. Ha deliziato con i suoi tocchi e con le sue geometrie gli occhi dei tifosi juventini, abituati da troppo tempo a vedere un centrocampo povero di fosforo. Anche nei momenti meno brillanti ha garantito alla squadra equilibrio e tranquillità. Alcuni lanci e alcune aperture di gioco restano impressi nella memoria come pennellate di un grande artista. Voto: 7,5.
Vidal. La vera sorpresa. Un giocatore che si è inserito velocemente nel calcio italiano e negli schemi di Conte. Arpiona palloni con un pressing feroce, corre per due, ha buona visione di gioco (splendida l’apertura con cui ha tagliato la difesa del Napoli mandando in gol Matri), buon tiro, efficace nei tempi di inserimento. Ci mette un po’ a carburare, ma nei secondi tempi difficilmente è tra i meno positivi. Voto: 8.
Pepe. Monumentale nella prima parte della stagione. Inesauribile sulla fascia, generoso, pronto a ripiegare e a raddoppiare in fase difensiva, tatticamente perfetto per gli schemi di Conte. Le sovrapposizioni con Lichtsteiner e i tagli dalla fascia sono spesso devastanti. Deve migliorare un po’ nei cross alti, ma è stato sicuramente uno dei migliori del girone d’andata. Voto: 8.
Vucinic. Classe cristallina, tutto genio e sregolatezza. E’ l’uomo capace di creare superiorità numerica e di inventare. Soprattutto all’inizio ha denunciato una certa indolenza, ma poi la mano di Conte ne ha levigato i difetti. Ora corre e rientra: contro l’Atalanta addirittura quattro recuperi, il migliore della Juve. Voto: 7,5.
Matri. Conte gli chiede un lavoro massacrante: fare l’uomo reparto (forse in questo ruolo Borriello è meglio attrezzato per forza fisica e resistenza). Non si è sottratto, anche se questo ha un po’ limitato la sua lucidità sotto porta. Comunque è il Boninsegna della Juve di Conte: uomo d’area e di profondità, sa farsi trovare pronto all’appuntamento nel cuore dell’area. Voto: 6,5.
Giaccherini. Un’altra sorpresa. E’ partito timidissimo, quasi frenato. Ora ha acquistato maggiore sicurezza. Sulla fascia o come interno offensivo sa garantire un buon cambio di passo. Voto: 6,5.
Estigarribia. Buona gamba, talento e grinta da sudamericano. Quando è stato chiamato in causa non ha deluso. Splendido il suo duello con Maggio in Napoli-Juve, dove non ha mai ceduto il passo. Anzi, è andato pure il gol.Voto: 6,5.
Conte: Ha ridato gioco ed entusiasmo all’ambiente, ha fatto ritrovare la juventinità. Il tutto in tempi strettissimi. Ha preso una squadra insicura e reduce da due settimi posti e ne ha forgiato un carattere di ferro: reattiva, rabbiosa, manovriera, vogliosa di imporre il proprio gioco e di non farsi mettere i piedi in testa, neanche fuori casa. Che cosa vuoi di più dalla vita? Voto: 9,5.