Una Juventus mentalmente stanca porta a casa tre punti importanti sul difficile campo del Siena. Il tour de force di sei partite in meno di venti giorni tra campionato e Champions League si chiude con tre pareggi (Chelsea, Fiorentina e Shaktar, i primi due pesanti, il terzo più fortunato) e tre vittorie (Chievo, Roma e Siena). Giocare ogni tre giorni, però, mette a dura prova non tanto la tenuta fisica e atletica dei giocatori (che pure ne risente), quanto la loro reattività psicologica: giocatori più compassati e meno aggressivi del solito. In coppa contro lo Shaktar la Juventus era entrata in campo contratta e gli ucraini – tecnicamente ben dotati e tatticamente ben disposti in campo – ne hanno approfittato per far correre spesso a vuoto i bianconeri; contro il Siena (squadra con grande determinazione e organizzazione difensiva a tutto campo), i giocatori di Conte-Carrera sono entrati sul terreno di gioco scarichi, molli e pur esercitando un predominio territoriale hanno giocato sotto ritmo e senza quella ferocia che ha sempre fatto la differenza.

Non a caso le due partite si possono leggere sotto la lente di un unico problema: gli impegni ravvicinati non consentono allo staff juventino di preparare al meglio, con l’intensità giusta, tutte le partite.

Oltre alla questione della tenuta mentale della squadra, c’è anche un problema di applicazione del modulo. Il 3-5-2, oggi come l’anno scorso giocato senza poter disporre di un attaccante di peso, capace di scardinare le difese e di attirare su di sè i difensori avversari, costringe la Juventus ad attaccare con il movimento continuo, esasperato di tanti giocatori: lo dimostra il fatto che nella Juventus la partecipazione al gol è davvero corale, visto che l’anno scorso tutti i giocatori entrati in campo hanno segnato almeno una rete.

Detto questo, la Juventus ha tenuto a lungo il pallino, senza però avere la forza di schiacciare sull’acceleratore. Nel primo tempo ha sofferto poche ma velenose ripartenze del Siena, concedendo due limpide occasioni da gol, una con Rosina, l’altra con Calaiò. Nella ripresa, però, la squadra di Cosmi, dopo i primi 45 minuti giocati con grande dispendio di energie, è stata costretta via via ad arretrare il baricentro, incapace di ripartire, anche se la Juve ha concesso un altro paio di opportunità (clamoroso il colpo di testa sbagliato da Rosina a due passi da Buffon). Per il resto, come al solito, tanta Juve, solo meno effervescente, brillante e cattiva del solito.

Va un po’ rivisto, dopo le buone prove pre-campionato, la posizione di Marrone nel cuore della difesa, nel ruolo “alla De Rossi” come vice-Bonucci: il giovane bianconero ha un po’ sofferto l’uno contro uno degli attaccanti senesi e non è stato sempre incisivo e tempestivo nella costruzione del gioco. Da recuperare assolutamente De Ceglie: il valdostano non ha mai saltato l’uomo, si è spesso infilato nella ragantela dei difensori senesi, non ha retto il confronto atletico con Angelo e ha macchiato la sua prova anche con la scarsa copertura contro lo stesso Angelo nell’azione del momentaneo pareggio di Calaiò. Giusto sostituirlo con Asamoah, più ficcante e incisivo.

A proposito di sostituzioni, la Juve ha dimostrato di voler vincere a tutti i costi la partita proprio in virtù dei cambi effettuati dall’allenatore. Carrera si è ritrovato negli ultimi 15 minuti a giocare con un 4-3-3 interpretato da: Chiellini e Barzagli difensori centrali, chiamati spesso a far partire l’azione; due centrocampisti come Giaccherini e Asamoah sulle fasce nel ruolo di terzini; un centrocampo con Pirlo (sulla via del pieno recupero fisico e protagonista di due pennellate d’autore su calcio di punizione), Vidal (inguardabile nel primo tempo, sempre sovrastato da Rodriguez, spaesato, molle nei contrasti, inconsistente nella costruzione del gioco e negli inserimenti) e Marchisio (buon primo tempo solo dal punto di vista tattico, meglio nella ripresa, anche grazie al tap-in vincente a cinque minuti dalla fine). In attacco il trio Vucinic (stanco, non abituato a giocare spesso ad alti livelli, soprattutto mentalmente), Giovinco (il migliore degli attaccanti, rapido, insidioso e molto creativo) e Quagliarella (ingiudicabile per il minutaggio che gli ha concesso Carrera). Insomma, una squadra offensiva, molto sbilanciata in avanti e non equilibrata nei reparti. Giusta la voglia di vincere, ma nel calcio di oggi bisogna stare molto attenti agli equilibri tattici, soprattutto in una fase del campionato dove le forze non abbondano e dove la brillantezza fa un po’ difetto.

Ora ci sarà la sosta, utile per recuperare energie, ritrovare i giocatori persi, riordinare le idee, rispolverare la ferocia agonistica. Quando si tornerà in campo dopo le partite della nazionale, allo Juventus Stadium arriverà in visita il Napoli. Scontro al vertice, partita tosta: servirà una Juve ruggente con la criniera al vento.