La vittoria sul Bologna è tutta nel segno di Pogba. Un inizio sontuoso, un finale imperioso. E decisivo. Tocca infatti al giovane talento diciannovenne ex Manchester United firmare un successo meritato, in una partita ampiamente dominata per volume di gioco e per occasioni create, all’improvviso fattasi più difficile e complicata, dopo che un errore di rilancio di De Ceglie aveva consentito a Taider, a 20 minuti dalla fine, di far ripiombare la Juventus in un gorgo da cui rischiava di non risalire. Ma lo spirito della squadra di Conte, temprato da un anno e mezzo di battaglie, ormai è indiscutibilmente indomabile. La Juventus ha reagito, è tornata all’arrembaggio finale, anche se un po’ disordinato, e ha pescato il colpo di testa vincente a un minuto e mezzo dal fischio finale di una partita giocata, e fatta giocare dall’arbitro Romeo, in modo maschio, all’inglese.
Lo scorso anno la squadra di Pioli era riuscita a strappare un pari a Torino e a imporre un altro pareggio anche a Bologna. Quest’anno per poco non tirava lo stesso scherzetto. Con la rasoiata di Taider, infatti, aveva raddrizzato un match giocato per buona parte sott’acqua (non tanto per le condizioni atmosferiche, quanto per la pressione dei bianconeri). I primi 20-25 minuti della Juventus sono impressionanti, mettono i brividi al Bologna che, pur avendo in avanti due attaccanti forti fisicamente e manovrieri come Gilardino e Gabbiadini, è impossibilitato a mettere il naso fuori dalla propria metà campo. Pirlo guida la squadra con maestria, Isla spinge bene sulla sua fascia, Giaccherini garantisce vivacità anche se non punge come dovrebbe. Ma è soprattutto Pogba a mettere il sigillo sull’avvio del match. Recupera palloni come il miglior Sissoko della migliore annata di Ranieri, imposta il gioco con lo stesso passo felpato e la stessa eleganza di Viera, arriva a stampare sul palo un tiro di sinistro a rientrare d rara bellezza e precisione. Uno spettacolo che incanta lo Juventus Stadium: ogni volta che tocca palla Pogba, scrosciano applausi.
Nei primi 20-25 minuti il giovane talento francese riesce a far dimenticare la supponente prova contro il Catania. Mette grinta, concentrazione, classe e potenza. Il Bologna è in evidente soggezione, anche perché Bendtner garantisce quella profondità che né Matri né Quagliarella, giocando da prime punte, avevano finora dato al gioco della Juventus. Inoltre B52 fa a sportellate con il connazionale Sorensen o con lo svedese Antonsson o con Cherubin, il più delle volte uscendo vincente e palla al piede da un groviglio di gambe o da un clangore di stinchi. Così la Juventus colleziona tiri gol, offre ad Agliardi la possibilità di mettersi in mostra con buone parate e sul finire del primo tempo ancora Pogba di testa sfiora l’angolino, anticipando Pazienza che gli si arrampica sulle spalle senza però spostarlo di un centimetro.
Nella ripresa si ripete il clichè del primo tempo, anche se il Bologna piano piano si riorganizza e prova ad avventurarsi verso Buffon. Del resto, la Juventus gioca con un centrocampo inedito (è la prima volta, nella gestione Conte, che mancano sia Marchisio che Vidal). Naturale pagare un po’ scotto. Ma come un lampo, sempre dal piede vellutato di Pogba, parte un pallonetto che premia l’inserimento di Giaccherini: colpo di testa verso il centro dell’area dove Quagliarella può insaccare a colpo sicuro, smarcato a tu per tu con Agliardi. Sembra fatta, anche perché, ben ispirato da un gladiatorio Bendtner, per ben due volte lo stesso Quagliarella scalda di nuovo i guantoni del portiere rossoblù. Poi arriva l’inatteso pareggio di Taider, che costringe Alessio a ridisegnare la squadra: il 3-5-2 si trasforma in un arrembante 4-3-3 con gli innesti di Vucinic e Giovinco. Il montenegrino non ha il tempo per incidere sulla partita, mentre la Formica Atomica mette tutta la sua verve, ma ogni volta che tocca il pallone o riesce a evitare il primo impatto con il difensore, gli basta poi subire una semplice spinta per perdere l’attimo buono. Eppure proprio dai piedi di Giovinco, in pieno recupero, parte il cross decisivo che consente a Pogba di mettere il suggello definitivo a una partita a tratti superba.
Celebrate le gesta di Pogba, passiamo velocemente in rassegna i singoli: Buffon ingiudicabile (il tiro di Taider era imparabile); Barzagli super, Bonucci ok, Caceres attento, Isla in recupero, De Ceglie troppo timido, Pirlo su livelli standard (senza infamia e senza lode), Giaccherini effervescente ma spesso poco concreto, Bendtner possente e Quagliarella a sprazzi.
Ora arriva il big match con l’Inter, staccata di quattro punti. Rientreranno sicuramente Marchisio (quanto mancano le sue incursioni da Navy Seal) e Vidal a centrocampo, Chiellini in difesa e Vucinic in attacco. Ma Alessio e Conte non possono sbagliare sulle fasce: la presenza di Asamoah è scontata (perché invece non gettare nella mischia nel ruolo di esterno sinistro, a sorpresa, Pepe, forse il giocatore meglio in grado di interpretare quel ruolo così come vuole Conte?). E a destra: Lichtsteiner? Isla? Caceres? Tre nomi, tre chiavi tattiche. Sabato si vedrà a chi toccherà, ma allo Juventus Stadium contro i nerazzurri sarà certamente notte di calcio ruggente.