Poteva finire anche quattro o cinque a zero, e invece Juventus-Lazio si è chiuso con un nulla di fatto. In realtà la Juventus per 80 minuti abbondanti ha fatto, o cercato di fare, quel che doveva, mentre la formazione allenata da Petkovic si è chiusa (o meglio, è stata costretta dalla Juve a rinchiudersi) in un mega-catenaccio che al confronto l’Inter di Herrera o il Milan di Rocco sarebbero sembrate squadre allenate da Sacchi.
Juventus-Lazio è come se avesse di colpo riportato indietro di un anno il film del campionato bianconero. Nella stagione dello scudetto quante partite dominate in lungo e in largo, creando una pioggia di occasioni da gol, si sono chiuse con reti in bianco? Contro la Lazio allo Juventus Stadium si è rivisto lo stesso copione: Juventus aggressiva, costantemente all’attacco e sovente nella trequarti avversaria, il tutto condito da una gragnuola di tiri, conclusioni, occasioni da gol. Basti dire che Marchetti è stato in assoluto il best player della sfida, compiendo almeno tre autentici prodigi: su Giovinco è andato ad arpionare un pallone dopo una semi-rovesciata fulminea e velenosa; con un colpo di reni ha deviato un tocco di Quagliarella su bordata da fuori area di Vidal; in plastico tuffo ha ribattutto un tiro nell’angolino indirizzato con il radar da Marchisio. In più, ormai battuto, è stato salvato dalla traversa su deviazione da pochi metri di Bonucci e in un altro paio di occasioni Giovinco ha controllato con classe ma poi ha concluso non centrando lo specchio della porta. Nel mezzo, tanti cross, passaggi filtranti, salvataggi anche affannosi dei difensori laziali e un po’ di tiri non pericolosi verso Marchetti.
E la Lazio? Era in campo? Ha partecipato alla partita? Sì, in campo c’erano undici giocatori condensati in un bunker di maglie biancazzurre, ma alla fin fine cosa e quanto hanno prodotto? Zero, come il punteggio che la Lazio ha portato a casa: zero gioco (se non qualche sprazzo iniziale con Hernanes e a metà secondo tempo); zero tiri, ergo, zero occasioni. Meritava zero punti, invece – facendo il paio con lo zero nei gol dei bianconeri – è riuscita a portare a casa un punticino di cui però non può essere certo orgogliosa. Un punticino immeritato.
A salvarla da una condanna certa, non solo uno splendido Marchetti, un ottimo Biava, una buona organizzazione difensiva, ma anche l’assenza nella Juventus di un goleador rapace d’area, un attaccante in grado di trasformare in oro anche la terracotta di un passaggio sbagliato, di un rimpallo, di un cross dalle fasce. Un “puntero” così alla Juventus manca, e l’assenza si fa sentire. Potrebbe essere Quagliarella, ma sfortuna vuole che a metà del secondo tempo, dopo una respinta corta della difesa laziale, Vidal raccoglie il pallone dal limite e spara un rasoterra che va sul fondo anzichè smarcare con un tocco filtrante il Quaglia, lì solo soletto e smarcato in mezzo all’area. Alla Juventus oggi manca anche questa capacità di finalizzare di squadra, non individualmente. Spesso i giocatori si fanno prendere dalla frenesia, dalla voglia di dimostrare chissà che cosa, dall’egoismo di voler conquistare l’applauso dello stadio, cercando così la conclusione personale. Con il ritorno di Conte in panchina (ormai il countdown è iniziato) questo difetto di gruppo verrà sicuramente risolto.
Quanto alle pagelle, Buffon poteva restarsene tranquillamente a casa con la moglie Alena; i tre difensori hanno perso tutti i confronti aerei con Klose sui rinvii di Marchetti, ma non hanno concesso un centimetro e un tiro agli avversari; Isla sta ritrovando la forma; Asamoah si sta un po’ involvendo nel nuovo ruolo di esterno (la potenza fisica da sola non basta); Marchisio aveva già la testa al Chelsea; Vidal battagliero; Pogba ancora immaturo e un po’ lezioso, ma alcune aperture di prima e alcuni lanci a cambiare il fronte del gioco sono stati davvero da applausi (comunque al momento Pirlo resta un perno insostituibile); Giovinco intraprendente, Quagliarella a sprazzi.
Più che nei singoli, la Juventus ha però dominato come squadra, come gioco, come intensità generale. Certo, se poi davanti vai a sbattere contro un muro chiamato Marchetti…
Ora però si entra nella settimana decisiva: il Chelsea ha riposato in Premier League, ma allo Juventus Stadium troverà undici leoni. Feriti sì dal risultato non pieno ottenuto contro la Lazio, ma pur sempre undici leoni, pronti a lanciare alla Champion’s League un gran ruggito.