Partita vibrante, partita da Champions League con vittoria larga, meritata, una vittoria da Champions League. La Juventus si presenta alla sfida che non può sbagliare – il verdetto è secco: o dentro o fuori – e infatti non sbaglia. Anzi, schianta l’avversario che è il campione d’Europa in carica. Lo schianta sotto il profilo del risultato finale, dei tiri effettuati (ben 25), della cattiveria nel raggiungere l’obiettivo e dell’intensità di gioco. La squadra di Di Matteo, però, allo Juventus Stadium – che, diviso in settori bianconeri e tricolori, offre un colpo d’occhio da brividi – presentandosi senza una punta fissa ma con uno schieramento tutto trequartisti e fantasia, punta a far girare la testa alla Vecchia Signora, insistendo nel palleggio fitto e sfruttando i movimenti tra le linee dei suoi campioni rapidi e dai piedi sopraffini. In effetti i vari Hazard, Oscar, Mata e Ramires quando si muovono nello stretto, con buona tecnica di fraseggio e movimenti felpati, creano qualche apprensione alla Juventus.
La partita è subito emozionante. Apre le danze la Juventus, che crea con un lampo di Vucinic la prima occasione, ma Lichtsteiner anticipa sì Cole e tocca da due passi, Cech comunque riesce a deviare sul palo. Neanche il tempo di applaudire e rincuorarsi – la Juventus c’è, è pronta a dar battaglia – che su un rovesciamento di fronte Oscar libera Hazard davanti a Buffon, bravo e fortunato a pizzicare con un piede un rasoterra velenoso destinato a insaccarsi. Anche Buffon, dopo le ultime partite passate in pantofole, senza toccare palla, è in partita: trasmette subito calma e sicurezza alla squadra.
La Juventus macina il suo solito gioco, supportata alla grande da Vidal e Lichtsteiner sulla destra e da Asamoah sulla sinistra. Marchisio pensa soprattutto a non alterare l’equilibrio tattico e non incide come suo solito, con incursioni devastanti e giocate spettacolari, sulla partita se non per un gran tiro dopo calcio d’angolo di Pirlo toccato da Vucinic che smarca il Principino al vertice dell’area: la botta è indirizzata nell’angolino, ma Cech ancora una volta si distende e devia in corner.
Passano i minuti e diventa sempre più evidente la novità tattica della partita, che questa volta è regalata dai due attaccanti. Vucinic funge da apriscatole, viene incontro ai centrocampisti per dettare il passaggio, spalle alla porta, e prova con insistenza il dribbling per creare superiorità numerica. E fin qui siamo nella norma dei dettami tattici di Conte. La variante inedita è Quagliarella: detta sempre la profondità, gioca viso alla porta, suggerisce verticalizzazioni che sovente bucano la difesa dei Blues. Non a caso i tiri più numerosi e i pericoli maggiori li crea proprio Quagliarella, con i suoi movimenti in profondità che né Cahill né David Luiz riescono sempre a intercettare efficacemente.
Ma la vera svolta del match arriva al minuto 37 ed è la rivincita del campione sul fuoriclasse che verrà. All’andata Oscar aveva sorpreso Pirlo più volte, asfissiandolo in marcatura e portandogli via il pallone in fase di rilancio del gioco. Il Professore del centrocampo si prende la sua rivincita: al 37° infatti, su corta respinta della difesa inglese, Oscar si appresta a prendere il pallone per far ripartire l’azione, e invece alle sue spalle come un furetto sbuca Pirlo, che lo anticipa secco, poi con una sublime finta di corpo sbilancia Ramires, mettendolo a terra, infine dal limite dai 20-25 metri fa partire una rasoiata sulla quale Quagliarella, come già aveva tentato invano contro la Lazio, mette il piede: e stavolta, complice il fatto che il pallone è rasoterra, per Cech non c’è nulla da fare. Juve 1 e Chelsea 0: lo Juventus Stadium esplode in una bolgia dantesca.
Nel secondo tempo il Chelsea cerca di reagire, rabbiosamente e con orgoglio, ma la diga bianconera – eretta attorno a tre pilastri indistruttibili chiamati Barzagli (praticamente insuperabile), Bonucci (grande autorità nelle chiusure) e Chiellini (grinta da leone per 90 minuti) – regge senza vacillare mai. In più Buffon ci mette del suo, prendendo con sicurezza tutto ciò che c’è da raccogliere in area.
Peccato – ed è l’unico neo della partita juventina – che l’attacco e talvolta il centrocampo (due volte Pirlo nel finale) ancora troppo spesso non riescano a tenere palloni “caldi” in fase di ripartenza della squadra: questo difetto di impostazione complica le cose, facilita il compito agli avversari e crea qualche patema di troppo.
A suggello del trionfo, comunque, arrivano prima il raddoppio di Vidal (splendido il movimento da mezzala di Asamoah ad aggredire lo spazio e anche il suo passaggio a ritroso verso il cileno, che arriva come un Tir e scarica un tiro un po’ sporco, ma che Ramires tocca, infilando così sotto le gambe l’incolpevole Cech) e il terzo gol di Giovinco (abile a infilarsi in profondità e ad anticipare con il suo tocco l’uscita del portiere dei Blues).
Ora alla Juventus basterà un punto con lo Shaktar per qualificarsi. Ma a Donetsk, pur mancando lo squalificato Marchisio, la squadra di Conte giocherà forse in maniera diversa da come ha affrontato e domato il Chelsea?