Un derby bianconero deciso da due bianconeri della “cantera” juventina. Sono Marchisio (una doppietta) e Giovinco a mettere il sigillo sulla sfida. Una vittoria della pazienza e della testa in una partita molto attesa, da una parte e dall’altra. Nei primi trenta minuti anche il Torino mostra, oltre alla solita grinta, una buona dose di pazienza: fa girare il pallone, tiene bene il campo, chiude tutti gli spazi, appena può cerca di sfruttare le sue armi, soprattutto lo schema basato su rilancio di Gillet e palla pizzicata di testa da Bianchi per l’inserimento di un compagno. Il giochino sembra funzionare quando Santana lancia Meggiorini, dopo un contrasto fortuito vinto con Bonucci, davanti a Buffon. Alla mezz’ora però il Torino perde la testa: su un rilancio della difesa bianconera Giaccherini s’avventa sul pallone e Glick lo abbatte con un’entrata a martello, gamba sollevata da terra. L’arbitro Rocchi non ha dubbi: è rosso diretto. Così il Torino resta in dieci uomini. E lì finisce la sua partita di testa e di pazienza: in quella prima mezz’ora il classico 4-2-4 di Ventura aveva creato qualche imbarazzo al 4-3-3 adottato da Alessio, costretto a questo modulo per l’indisponibilità di Chiellini.
Il primo terzo di partita è dunque partita vera, le due squadre si equivalgono. Con l’espulsione di Glick e l’inversione sulle fasce di Giovinco (partito a sinistra e poi spostato sulla destra) e Giaccherini (viceversa) cambia tutto: il Torino piano piano deve rinchiudersi a riccio, mentre la Juventus comincia a conquistare campo, a pressare gli avversari, a chiuderli nella loro trequarti. Nei primi 45 minuti la Juventus ottiene anche un rigore a favore, che Pirlo sbaglia tirando alto sopra la traversa, come già fece Salas in un derby di dieci anni fa. In più arrivano un paio di conclusioni molto potenti da fuori area di Pogba, che Gillet controlla a fatica. La Juventus però non ha la “faccia da derby”, gioca compassata, come i movimenti eleganti e sinuosi dello stesso Pogba, che non cerca mai il contrasto deciso.
Nel secondo tempo la Juventus (che un po’ il pensiero a Donetsk giustamente doveva pure averlo) pigia di più sull’acceleratore. Alessio manda in campo Bendtner, al posto di Giaccherini, per dare maggior peso all’attacco e provare a sfruttare il gioco aereo, tenendo larghi sugli out Giovinco e Vucinic. E proprio da un’iniziativa della Formica Atomica scaturisce il gol del vantaggio di Marchisio, con uno dei suoi proverbiali e letali inserimenti da dietro. A quel punto si spegne la luce per i granata, la Juventus non affonda con cattiveria, ma arriva al raddoppio con Giovinco e infine mette in cassaforte i tre punti con una sciabolata del Principino.
I derby della Mole di solito ci hanno lasciato pagine epiche, tra grandi scontri, cuori impavidi in campo e grandi rimonte, ma su una partita così c’è poco da dire. Con un uomo in meno il Torino non poteva assolutamente impensierire una Juventus appena appena concentrata.

Anche la pagella dei singoli risente di questa situazione. Per Buffon un solo patema (quello già ricordato su incursione di Meggiorini), per il resto un paio di palloni bloccati e nulla più. Lichtsteiner senza infamia e senza lode. Barzagli si conferma la solita sicurezza: puntuale nelle chiusure, implacabile nell’anticipo, pronto a braccare chiunque cerchi di entrare nell’area bianconera. Bonucci ormai è sempre più calato nel suo ruolo di alter ego di Pirlo nella costruzione del gioco: oltre tutto il Torino gli lascia ampi spazi. De Ceglie ritrova la maglia di titolare dopo lo sciagurato errore contro il Bologna: sembra ancora un po’ intimorito, comunque mette la museruola a Cerci e in fase di spinta è efficace, mettendo in area un paio di cross interessanti che i compagni avrebbero dovuto sfruttare meglio. Pogba si muove come un gattone, ma deve imparare ad affrettare il passo, e si rivela l’attaccante più pericoloso dei bianconeri (il suo score finale parla di due tiri da fuori parati e di due colpi di testa sottoporta, uno alto, uno respinto sulla linea da Gillet). Pirlo gode di ampia libertà dirige il traffico ma senza acuti e macchia la sua prestazione con l’errore dagli undici metri. Giaccherini delude: non salta mai l’avversario, perde troppi palloni, non riesce a incidere come aveva fatto l’anno scorso. Marchisio migliore in campo, e non solo per i due gol: spicca per intelligenza tattica, senso della posizione, personalità tranquillità. Giovinco si dà da fare e assieme a Vucinic crea un po’ di scompiglio nella retroguardia granata. Alla Formica Atomica e al montenegrino va il merito di aver confezionato gli assist decisivi. Bendtner tiene sì il pallone, ma è troppo lento e macchinoso. Asamoah e Matri, infine, non giudicabili. 
Ora si va in Ucraina, a sfidare nella sua tana lo Shaktar: è la partita più importante, decisiva per il proseguio della Champion’s. Speriamo che Alessio chiuda la sua esperienza da condottiero della Juve con un bel ruggito in faccia all’ Europa. Poi da domenica prossima, toccherà ancora a Conte. E da lì, per la Juventus potrebbe essere tutta un’altra grinta e per il campionato tutta un’altra storia.