Che ruggito alla Donbass Arena! Obiettivo qualificazione Champion’s raggiunto con un’impresa da grande squadra. La Juventus espugna Donetsk e in un colpo solo lo Shakthar perde l’imbattibilità interna e il primo posto nel girone, lasciando così il primato ai bianconeri, che entrano di prepotenza, e dalla porta principale, nell’élite del calcio europeo.
All’andata, allo Juventus Stadium, gli ucraini avevano impressionato e messo paura a una Juventus stanca, mettendo in mostra un fraseggio da calcio bailado e alcune individualità (Willian, Mkhitarian e Fernandihno su tutti) davvero notevoli. Quel giorno i bianconeri commisero un errore di presunzione: pur non essendo al massimo, si intestardirono nell’andare a caccia, a uno a uno, degli avversari per pressarli e rubare loro il pallone, cadendo così nella trappola della fitta rete di passaggi e delle improvvise accelerazioni sulle fasce degli uomini di Lucescu.
A Donetsk, avendo a disposizione due risultati utili su tre e non avendo l’impellenza della vittoria a ogni costo, la Juventus ha coperto alla perfezione le fasce, bloccando Willian e Rat a destra e Texeira e Srna sull’out opposto con una partita di sacrificio di Lichtsteiner (bravissimo comunque anche a proporsi in avanti) e Asamoah. La prima chiave dell’impresa bianconera sta proprio in questo ben riuscito chiavistello tattico. A suggello, poi, vanno segnalate le straordinarie prove di Vidal (ammonito dopo sette minuti, il cileno non tira mai indietro la gamba, limita le incursioni e la pericolosità di Willian, corre per due), Chiellini (gladiatorio su ogni pallone, implacabile in ogni contrasto, difende con la massima concentrazione e dà un apporto lucido anche in fase di spinta e di costruzione), Barzagli (annulla Eduardo nel primo tempo, Devic nel secondo e Mkhitarian per tutti i 90 minuti), Bonucci (chiude tutti gli interstizi davanti a Buffon e imposta anche con lanci lunghi millimetrici e smarcanti). Su queste colonne poggia la costruzione di una vittoria bellissima e importante che aiuta a rafforzare la convinzione nei propri mezzi.
Detto dei migliori, giusto sottolineare che Pirlo parte sì sottocoperta, braccato dalla linea avanzata del 4-2-3-1 allestito da Lucescu, ma con il passare dei minuti calamita sempre più palloni e ritrova i ritmi giusti per far girare come un metronomo la squadra intera. Un passo indietro invece per Pogba: il granatiere francese si muove sinuoso, ma senza mordere né far pesare la sua stazza, perde troppi contrasti e sciupa troppi appoggi, un po’ emozionato dalla grande ribalta e un po’ confuso sulla posizione tattica da tenere: insomma, fa rimpiangere Marchisio, che a Donetsk sarebbe stato decisivo. Bene invece la coppia di attaccanti: sempre in movimento, pronti a dettare la profondità, bravi a creare più di un grattacapo alla retroguardia degli ucraini.

Successo meritato, si diceva, e anche i numeri lo confermano. Nella tana della Donbass Arena, Buffon corre al massimo un paio di rischi (solo nella ripresa, perché nei primi 45 minuti la squadra di Lucescu non tira mai in porta); il possesso palla è equamente distribuito (leggerissimo il vantaggio dello Shakthar); alla Juventus nel primo tempo viene negato un rigore solare per fallo di mano di Fernandinho che a tre metri da Pyatov blocca con la mano un colpo di testa di Chiellini (questo errore arbitrale viene comunque “pareggiato” dalla mancata segnalazione del fuorigioco di Lichtsteiner prima del passaggio decisivo che provoca l’autorete di Kucher, impensierito dal movimento di Giovinco, che gli sbuca davanti all’improvviso da dietro le spalle); nei tiri in porta i bianconeri battono gli ucraini 15 a 11, ma Giovinco, Pirlo e Pogba hanno sui piedi tre colpi, mancati, da ko.
Con la vittoria di Donetsk si chiude l’esilio dalla panchina di Conte e il periodo di reggenza affidato prima a Carrera e poi ad Alessio. In tutto, tra Supercoppa italiana, campionato e Champion’s, la Juve senza il suo condottiero ha giocato 23 partite. Il bilancio è più che lusinghiero: 20 risultati utili (solo due sconfitte con le milanesi); Supercoppa italiana vinta in rimonta con il Napoli; primato in campionato a quota 35 punti, due in più rispetto alla scorsa stagione; qualificazione agli ottavi di Champion’s ottenuta senza sconfitte, con tre pareggi e tre vittorie, arrampicandosi fino in testa al girone con 12 punti e solo quattro gol subiti (seconda miglior difesa del torneo, meglio ha fatto solo, con tre reti di passivo il Paris Saint Germain). I conti fin qui – non c’è dubbio – tornano alla grande, ma ora quel che più conta è che da domenica, a Palermo, ritorna Conte.