Il pareggio con il Parma al Tardini è un’occasione mancata, l’ennesima. E ora cominciano a essere un po’ troppi i punti lasciati per strada. Peccato, poteva essere il sorpasso sul Milan, e con una partita ancora da recuperare. Un bel vantaggio psicologico in vista dello scontro diretto a San Siro del 25 febbraio. Invece da questo zero a zero escono più impressioni negative che positive. Proviamo a elencarle.
Il problema principale è la difficoltà, quasi impossibilità, palesata dalla Juve nel perforare le difese chiuse a riccio: quando gli avversari giocano in dieci dietro la linea della palla, la squadra non ha la velocità e gli uomini necessari per scardinare la cassaforte. In più, come anche a Parma, si ritrova portieri avversari che si esaltano con parate decisive e spettacolari. Ma il dilemma va risolto, perché già sabato contro il Catania potrebbe ripresentarsi in maniera drammatica. E’ forse il momento di insistere con la coppia Borriello (cioè potenza) e Quagliarella (cioè fantasia)? E’ forse il momento di gettare più spesso nella mischia Del Piero? A Conte le ardue sentenze.
Secondo problema, strettamente connesso al primo: nella granitica costruzione di Conte iniziano a intravvedersi delle crepe. Niente di vistoso, non c’è ancora rischio di smottamento, ma l’attenzione deve rimanere alta. La squadra ha cominciato questo campionato a ritmi folli, ha sempre inchiodato gli avversari nella loro metà campo, imponendo possesso di palla e controllo del terreno di gioco quasi parossistici. Una volontà e capacità di dominio territoriale che è entrato nel Dna della squadra. Anche contro il Parma la Juve ha saputo schiacciare gli avversari per tutto il primo tempo, non concedendo ripartenze a Floccari e Giovinco né tiri verso la porta di Buffon. Bene, un copione ormai consolidato. Ma c’è un ma: è mancata quella cattiveria e quell’intensità che hanno caratterizzato il girone d’andata. Oggi infatti la tenuta complessiva della squadra non è più inossidabile. Nel secondo tempo pressing e intensità di gioco si sono visti a intermittenza, a fiammate. Probabilmente la condizione psico-fisica comincia a risentire delle prime vere tossine e lo staff bianconero (soprattutto in questo mese decisivo, in cui la Juve giocherà ogni tre giorni lo stesso numero di partite del Milan) dovrà essere bravo a far recuperare energie preziose ai giocatori.
E qui veniamo al terzo problema serio, che ha un nome ben preciso. Marchisio. Il Principino ha giocato un girone d’andata a dir poco spettacolare. Ci ha fatto brillare gli occhi a ogni tocco di palla: un mix di energia atletica, di preziosismi tecnici, di inserimenti ficcanti, di sagacia tattica a livelli strabilianti per continuità e bellezza. Con l’Udinese i primi segni di stanchezza. Da allora Conte ha pensato bene di utilizzarlo con maggior raziocinio, centellinandone le presenze e gli sforzi. Ma Marchisio non sembra aver recuperato la smagliante condizione dell’andata. Anzi, contro il Parma ha giocato una partita anonima: spesso fuori posizione, ignorato dai compagni, fisicamente incerto, molle nei contrasti, lento nei recuperi. Marchisio però è una risorsa che va assolutamente recuperata, sul piano fisico e non solo. Lo stesso Vidal, che pure veniva da due prestazioni poco convincenti, alla fine ha dato un contributo più sostanzioso.
Quarto problema: le fasce. Conte a inizio stagione ha puntato forte sul suo modulo preferito, il 4-2-4, che prevede un centrocampo capace di rubare i palloni agli avversari, smistandoli subito sulle fasce, dove gli esterni devono saper creare superiorità numerica. Poi, dovendo far coesistere il terzetto Pirlo-Marchisio-Vidal, Conte ha abbandonato il progetto tattico, ma resta il fatto che alla Juve ci sono ben otto esterni: Caceres, Lichtsteiner, De Ceglie, Estigarribia, Pepe, Giaccherini, Elia e Krasic. Un serbatoio di freschezza che va sfruttato. La Juve vista a Parma per la prima volta ha mostrato una disarmante incapacità a dominare le fasce: Licht fa fatica a tenere i ritmi finora sostenuti; Estigarribia ha disputato la sua peggior partita in maglia bianconera (sovrastato da Biabiany!); Giaccherini è stato parzialmente riconvertito in vice-Marchisio (comunque quando è entrato ha dato vivacità e profondità alla manovra); Pepe è fermo ai box per infortunio. Restano Elia e Krasic, un diamante grezzo olandese e il miglior giocatore della Juve targata Del Neri. Ebbene, tutti e due sono spariti dalla circolazione, ma forse oggi potrebbero tornare utili, soprattutto Elia, con la sua freschezza e sfrontatezza. Perché oggi la Juve ha bisogno di ritrovare spinta e superiorità sulle fasce.
E le note positive invece? Bonucci in grande crescita, i soliti Barzagli e Chiellini, Pirlo che ora tenta con maggior continuità lanci in profondità e tiri in porta, Giaccherini molto vivace, un primo posto ancora a portata di mano. Non è poco.
E ora sotto con il Catania. Con una raccomandazione agli arbitri: se uno juventino viene steso in area, il rigore si può fischiare…