Un inizio con i brividi, una reazione che fa ben sperare, un finale incoraggiante. E’ il riassunto della partita giocata allo Juventus Stadium contro un ottimo Catania. Doveroso, per prima cosa, rendere onore a una squadra ben disposta in campo e a un allenatore, Montella, che tanto era frenetico e intuitivo da giocatore, tanto si dimostra tatticamente accorto e stratega riflessivo in panchina. La sua squadra darà filo da torcere a molti e l’ex “aeroplanino” è destinato a diventare un grande mister.
L’inizio del Catania è davvero fulminante: in quattro minuti addirittura tre tiri in porta, di cui due ben parati da Buffon e un gol al terzo tentativo. Mai nella sua “casa” la Juventus ha dovuto subire un avvio così sofferto, con la novità assoluta di dover recuperare uno svantaggio. E proprio in questa difficile situazione (complicata dal fatto che il Catania gioca buon calcio e i bianconeri dopo il pareggio con il Parma arrivavano da una settimana seminata di dubbi e polemiche) Conte e la squadra – presa per mano da Pirlo, mai così decisivo come in questa partita – hanno reagito con la tranquillità e la forza necessarie. Anche se fino al pareggio il Catania ha saputo mettere alle corde la Juve. Ma dopo la magia su punizione di Pirlo, i bianconeri sono tornati a pigiare sull’acceleratore, macinando gioco, possesso palla e dominio territoriale. Anche se, da qualche domenica, l’intensità, la cattiveria, la “fame” sembrano essere meno furenti. Il motivo? Molto probabilmente, oltre all’appannamento di alcuni elementi (Marchisio su tutti: tatticamente resta ancora decisivo, ma gli manca la gamba per le ripartenze e gli inserimenti verso la rete), a pesare sulla non ottimale performance agonistica è il fatto che nell’ultimo mese la Juventus ha dovuto sopportare trasferte (in pullman) poco agevoli, talvolta senza giocare (a Parma e a Bologna) e ravvicinate tra loro. Per uno stratega attento ai minimi particolari come Conte questo è senz’altro un fastidioso contrattempo. Ora invece, in vista della delicatissima trasferta a San Siro contro il Milan di sabato 25 febbraio, la Juve potrà tornare ad allenarsi per tutta la settimana, preparando così meticolosamente la sfida sotto il profilo tattico, psicologico e atletico.
La stessa meticolosità che invece è mancata all’inizio della partita con il Catania. Costretto al turnover per gli impegni ravvicinati, Conte ha mescolato – e molto – le proprie carte. Dopo lo 0-0 con il Parma, con Vidal squalificato e soprattutto con un attacco messo sotto accusa per la troppa leggerezza e la scarsa pericolosità (la Juve è la squadra che finora ha tirato di più in porta, ma nel rapporto tra gol e conclusioni è solo quart’ultima), Conte ha rivoluzionato l’undici di partenza. Confermata la linea difensiva Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini, la meno perforata della Serie A, e riproposto l’irrinunciabile Pirlo come perno del centrocampo, per il resto il tecnico salentino ha puntato su Padoin come esterno destro (ruolo ricoperto a Bergamo con l’Atalanta, ma qui nella Juve il giocatore ha pagato dazio, fornendo uno prova balbettante), De Ceglie sull’out sinistro (buone discese ma qualche amnesia di troppo in fase difensiva), Marchisio prima mezzala sinistra e poi mezzala destra e Giaccherini fluttuante tra le linee, pronto a inserirsi negli spazi creati dall’inedita coppia d’attacco Borriello-Quagliarella. Così in un colpo solo Conte ha rinunciato a Lichtsteiner, Pepe, Estigarribia, Matri e Vucinic. Una rivoluzione cui la squadra ha dovuto adattarsi cammin facendo: nei primi minuti il Catania ha approfittato dello sbandamento tattico, ma poi Pirlo ha preso in mano le redini, ha ricucito il gioco, ha distribuito perle calcistiche a piene mani (oltre al primo gol stagionale, ha pure fornito gli assist vincenti per le realizzazioni di Chiellini e Quagliarella). Così la Juve è uscita da un tunnel che poteva essere pericoloso, portando a casa il ventiseiesimo risultato utile consecutivo della stagione.
Passando velocemente ai singoli, Buffon superstar (soprattutto su Almiron nel secondo tempo), Barzagli sicuro anche contro un tipo sgusciante come Gomez; Bonucci in crescita; Chiellini il solito cingolato che passa sopra avversari e avversità; De Ceglie positivo in fase di spinta; Padoin spaesato e molle; Marchisio bravo nel lavoro oscuro, ma deve recuperare brillantezza; Pirlo semplicemente geniale; Giaccherini meno efficace del solito e poco attento nella fase difensiva; Borriello ancora lento e impacciato, ma sta ritrovando la sua specialità (i colpi di testa) e si dimostra utile alla squadra perché sa fare a sportellate contro i centrali difensivi avversari, tenendoli costantemente impegnati; infine, Quagliarella, al momento (assieme a Del Piero) l’unico giocatore che sembra in grado di fare da apriscatole contro le squadre rintanate nella propria area.
Una situazione, questa, che però non si ripresenterà sabato prossimo. Contro il Milan sarà partita vera, a viso aperto. Cioè una partita come ama giocare la Juve di Conte, anche se sarà difficilissima. Ma dopo Catania i timidi belati uditi contro Siena e Parma stanno tornando a trasformarsi in sonori ruggiti.