Da Buffon a Conte fino a Del Piero. Ci sono le bandiere della grande Juventus nella vittoria convincente contro l’Inter, anzi, contro la miglior Inter della stagione. Una vittoria dunque da grande squadra, matura, cosciente della sua forza e tranquilla. Un successo pesante, che consente alla Juventus di tenere il passo con il Milan ma anche di allungare su Napoli e Udinese, aggiungendo altri due punti di vantaggio e blindando ancora di più la possibile partecipazione alla prossima Champions League (che resta il traguardo irrinunciabile di una stagione fin qui straordinaria, suggellata finora anche dalla meritatissima conquista della finale di Coppa Italia).

Doveroso cominciare da Buffon. Da quasi 350’ minuti è imbattuto, è il portiere che ha subìto meno gol in campionato, in questa stagione si è già concesso il lusso di parare un rigore a Totti e di sciorinare una serie di splendidi interventi, ma contro l’Inter ha avuto il grandissimo merito – ipnotizzando due volte Milito nell’uno-contro-uno e respingendo un colpo di testa ravvicinato di Forlan – di tenere a galla la Juventus in un primo tempo più sofferto del previsto. Infatti Conte e la squadra si aspettavano di affrontare un Inter formato 4-4-2 classico, invece Ranieri l’ha schierata in campo a sorpresa con un modulo 4-3-1-2, imperniato sulla marcatura a uomo e a tutto campo di Poli su Pirlo. In più i nerazzurri, a dispetto di una condizione fisica finora non ottimale, hanno tenuto nei primi 45 minuti un pressing altissimo e aggressivo, portato non solo da Milito, Forlan e Poli, ma anche da Maicon e Obi. Risultato? La Juventus faticava a liberare Pirlo dalla marcatura e nello stesso tempo, assente Bonucci, non trovava le alternative giuste per far partire con fluidità il gioco. Così l’Inter, meno frenetica e nervosa della Juve, con ripartenze e tocchi semplici ha saputo creare più di un grattacapo ai bianconeri. Per tutto il primo tempo, poi, Vucinic non è mai riuscito a saltare Maicon, negando così alla squadra superiorità numerica e profondità, mentre sull’altro out anche Pepe è stato meno efficace del solito. Non solo: Matri, imbrigliato nella morsa di Lucio e Samuel, è riuscito in una sola occasione (ottimamente servito da Caceres) a presentarsi davanti a Julio Cesar, ma il suo colpo di testa è risultato troppo centrale per impensierire il numero uno nerazzurro. Nel primo tempo, insomma, una Juventus discreta (più per intensità che per qualità del gioco) e un’ottima Inter (soprattutto per le conclusioni e le occasioni create) si sono annullate a vicenda.

Nel secondo tempo era necessario cambiare qualcosa. O nell’approccio mentale o nel modulo tattico. E qui entrano in scena i meriti di Conte. Spesso (anche a ragione) accusato di una certa “cocciutaggine” tattica e di pesanti ritardi nella scelta dei cambi, l’allenatore bianconero ha avuto l’accortezza, all’inizio della ripresa, di smentire i detrattori risolvendo così in un colpo solo i tre problemi maggiori della Juventus. In pratica Conte ha corretto il modulo tattico per disinnescare l’Inter; ha scelto di avere un’alternativa a Pirlo nella costruzione del gioco; ha puntato su un terminale d’attacco più pericoloso e in grado di duettare con Vucinic per mettere in difficoltà i due centrali interisti. Quindi, fuori Pepe e Matri, dentro Bonucci e Del Piero. In una mossa sola ha trasformato il 4-3-3 iniziale in un 3-5-2 dove Bonucci, affiancato dai granatieri Barzagli e Chiellini, puntellava la difesa e si prendeva la responsabilità di iniziare la manovra della Juventus, cercando di far allentare la soffocante marcatura interista su Pirlo. Contemporaneamente, Caceres e De Ceglie erano chiamati ad accentuare la loro spinta sulle fasce, mentre i tre centrocampisti si stringevano, mettendo in cassaforte il possesso palla nella trequarti avversaria. E Del Piero offriva a Vucinic un supporto ben più consistente di quello garantito nel primo tempo da Matri.

Piano piano l’Inter si è sgonfiata atleticamente, ha perso smalto e dopo il gol di Caceres è rimasta stordita, quasi avesse capito di colpo che stava svanendo il sogno di portare a casa un risultato utile (magari anche i tre punti, come già successo nel derby d’andata con il Milan). Da lì in avanti non c’è stata più partita. Il gran gol di Del Piero – tale per intelligenza del movimento a smarcarsi nell’area interista, per bellezza del passaggio filtrante di Vidal e per l’esecuzione fredda e millimetrica del Capitano – ha scritto la parola “The end” sulla sfida.

Quanto ai singoli, detto di Buffon e Del Piero, una citazione particolare meritano Caceres (incessante la spinta sull’out destro, accompagnato da un’ottima prestazione difensiva), Vidal (è tornato quello di inizio stagione e in più non ha sprecato un pallone) e De Ceglie (più sicuro e arrembante, tanto da reggere alla pari il confronto podistico con Maicon e con Zanetti).

Ora ci aspetta il Napoli, sempre allo Juventus Stadium. Vincere contro la squadra di Mazzarri vorrebbe dire mettere una seria ipoteca sulla qualificazione alla Champions League. E la sensazione è che la Juventus, costruita sulla falsariga del carattere granitico che mostrava Conte quando giocava, sia pronta a ruggire in faccia anche a Cavani e soci.