A Marassi la Juventus ha rischiato di finire dilaniata dagli artigli del Grifone, è stata sul punto di affondare sotto di due gol e di capitolare, ma poi alla fine ha prima raddrizzato la partita e poi è riuscita a farla sua, portando a casa i tre punti.
Diciamolo subito: una partita giocata per oltre 75 minuti a ritmi elevati, con molti rovesciamenti di fronte repentini, tanto spettacolo e occasioni da una parte e dall’altra. Il primo tempo è stato all’insegna di Ciro Immobile: un vero talento, che la Juve (proprietaria al 50% del cartellino) farebbe bene a riprendersi subito l’anno prossimo. Rispetto alle giovanili è cresciuto molto con Zeman al Pescara, l’anno scorso, in serie B, e adesso nel Genoa di De Canio forma con Borriello una coppia d’attacco all’inglese, molto fisica e molto forte nel gioco aereo, che darà parecchi fastidi e dispiaceri a molte squadre. Immobile corre, difende palla e gioca di sponda con buona forza d’urto e ottima tecnica. Ha messo alla frusta sia Bonucci che Barzagli. Quindi, teniamolo d’occhio e marchiamolo stretto.
Ma il Genoa dei primi 45 minuti è stato tanto altro e non solo Immobile. Raramente abbiamo visto la retroguarda bianconera andare in difficoltà ed essere infilata in velocità con ripartenze molto ficcanti: alla fine i rossoblù hanno colpito un palo esterno e una traversa, hanno costretto Buffon a compiere due parate sensazionali e Bonucci a un salvataggio miracoloso in scivolata su Borriello a tu per tu con Buffon.
La Juve comunque non è stata a guardare. Ha cercato sempre di ribattere colpo su colpo, anche se Pirlo e Marchisio sono stati marcati a vista e circoscritti nella loro efficacia. La squadra bianconera è stata al di sotto delle sue possibilità soprattutto sulle fasce: né Caceres né De Ceglie hanno saputo incidere. L’uruguagio ha giocato a ritmi non forsennati e ha sbagliato la misura di molti cross, pur godendo di una certa libertà e pur essendo stato servito spesso dai compagni; il valdostano, invece, sull’out sinistro non ha mai premuto sull’acceleratore e non ha mai affondato i colpi. Così, complice la leggerezza di Giovinco e l’irritante atteggiamento di Matri (vittima ormai dell’ansia di voler fare bella figura per fare colpo sull’allenatore), la Juve ha creato qualche occasione, ma nonostante lo svantaggio non ha mai impensierito seriamente Frey. Va bene il turnover in vista della Champion’s League, ma bene ha fatto Carrera a cambiare le carte in tavole nel secondo tempo. Il colpo azzeccato? L’ingresso di Vucinic. Il montenegrino, allenato per un anno dalle urla e dagli incitamenti di Conte, oggi è il top player della squadra. Corre, pressa, lotta, inventa, mette al servizio della squadra il suo enorme potenziale di tocchi e di creatività: in poco meno di 40 minuti ha servito il passaggio delizioso che ha consentito a Giaccherini di pareggiare lo svantaggio iniziale; poi a realizzato il gol del vantaggio, infine ha offerto su un piatto d’argento il pallone del terzo gol ad Asamoah.
A proposito del ghanese, è stato il secondo cambio indovinato da Carrera. Ha preso il posto di De Ceglie e ha fatto cambiare passo alla Juve: da un suo affondo, tra l’altro, è arrivato anche il fallo da rigore – netto – poi trasformato da Vucinic.
A parte le fasce, la Juve ha sofferto molto nella fase di copertura che il centrocampo deve offrire alla difesa. L’assenza di Vidal, sotto questo profilo, è stata veramente pesante, perché Giaccherini, pur offrendo vivacità, certo non è un gran recuperatore di palloni. In più, Pirlo sembra un po’ stanco (ha giocato sempre anche in maglia azzurra) e probabilmente le partite ravvicinate non gli danno il tempo di recuperare appieno. Va notato però che oggi la Juve è meno dipendente dalle sue geometrie. Come al solito brillante, invece, Marchisio, anche se sono mancati i suoi inserimenti da dietro (e non va dimenticato che aveva di fronte lo slovacco Kucka, un centrocampista grintoso e ruvido, di grande resistenza fisica).
Comunque i tre punti che garantiscono il primato in classifica con Napoli e Lazio sono arrivati su un campo difficile e contro una squadra scorbutica e molto agguerrita atleticamente. Ora bisogna registrare alcuni meccanismi tra i reparti, ridare un po’ di brillantezza ad alcuni giocatori (a partire dai tre centrali difensivi) e, visto che si giocherà ogni tre giorni, bisognerà verificare la bontà del turnover e soprattutto la capacità dello staff bianconero di gestire le partite ravvicinate.