Impressionante. C’è un solo aggettivo che può racchiudere l’essenza e la sostanza di Juventus-Chievo. Negli ultimi tre anni i veronesi erano sempre usciti imbattuti nei confronti diretti con la Juve, che aveva raggranellato in cinque partite solo quattro punti. “La nostra bestia nera”: così Carrera aveva presentato alla vigilia la sfida, e aveva chiesto impegno e concentrazione. Ebbene, i bianconeri con una prova di forza a tratti schiacciante hanno via via demolito ai fianchi e poi inesrabilmente sgretolato la resistenza del Chievo. Impressionante è l’aggettivo che racconta la partita e i suoi protagonisti. Tra gli avversari, infatti, è stato impressionante (come ormai accade da qualche anno) la prova di Sorrentino. Il portiere gialloblù nel primo tempo è stato una piovra: arpiona tiri a mezza altezza (Quagliarella), rasoterra (Giaccherini) e dalla distanza (Asamoah). E poi nella ripresa neutralizza un colpo di testa che è una cannonata da un paio di metri scagliata da Chiellini a botta sicura. Poi per due volte è costretto a cedere ma solo di fronte a due magie di Quagliarella.
Anche per l’attaccante napoletano della Juventus c’è un solo aggettivo spendibile: impressionante. Svaria su tutto il fronte offensivo, tira in porta complessivamente sei volte, segna un gol in semirovesciata dopo calcio d’angolo, realizza il raddoppio con un tocco a seguire accarezzando il pallone che scavalca l’avversario e a tu per tu con Sorrentino lo infilza con precisione chirurgica incrociando sull’altro palo. Giusto regalargli la standing ovation dello Juventus Stadium. Dopo la prodezza con il Chelsea, la doppietta al Chievo: che sia finalmente tornato il Quaglia che aveva fatto faville con Del Neri prima del grave infortunio?
Al di là dei meriti dei singoli, impressionante è stata anche la prova complessiva della squadra. Innanzitutto, perché per la prima volta in questa stagione la Juve ha riproposto il canovaccio, tutto forza atletica, pressing e feroce determinazione, che è stato il marchio di fabbrica della cavalcata scudetto. In secondo luogo, perché ha confermato che su un telaio robusto e collaudato possono essere fatti degli innesti capaci di non snaturarne la struttura. Terzo, perché proprio contro il Chievo la Juve ha confermato al campionato (e ai futuri avversari in Champions League) come la squadra 2012-2013 possa anche prescindere da Pirlo. Contro il Chievo a farne le veci è stato un attentissimo e preziosissimo Bonucci, mentre il sostituto nel ruolo – l’esordiente diciannovenne Pogba, strappato in estate al Manchester United – è partito con eccessiva timidezza, quasi nascondendosi, poi nel secondo tempo, aiutato da tutta la squadra, il giovane francese è cresciuto, si è fatto vedere di più dai compagni e ha cercato qualche responsabilità in più. Poco sotto l’aggettivo impressionante, si collocano le prove di Vucinic, Asamoah, Marchisio, Giaccherini e Chiellini. Ma segnali di forza sono arrivati anche da Lucio, che non solo ha dimostrato di aver assimilato i movimenti della difesa a tre, ma anche ha messo in campo la sicurezza e la cattiveria agonistica delle sue stagioni migliori.
Detto che Buffon è rimasto praticamente inoperoso, che Vidal è da applausi solo per il fatto che è in campo e che Bendtner è ingiudicabile (ha giocato pochi minuti, il tempo utile per prendere confidenza con i compagni e con il calcio italiano), l’unica nota non trionfante è sicuramente Isla: incerto, poco potente, impreciso. Ma nessuna paura: l’esterno cileno arriva da un infortunio gravissimo, ha bisogno di fare fiato e minutaggio, poi tornerà a esprimere tutto il suo enorme potenziale fisico (è una forza della natura come Vidal) e tecnico (è bravo sia nel dribbling che nei cross). Si tratta solo di avere pazienza.
Intanto godiamoci tre punti pesantissimi, ottenuti con metà squadra formata dalle cosiddette seconde linee e con un volume di gioco di grande spessore. In attesa dei prossimi dieci giorni di fuoco – Fiorentina, Roma e Shaktar in rapida successione – il ruggito gettato in faccia al Chievo e al campionato fa veramente paura. Impressionante, appunto.