L’anno scorso al “Franchi” era stata apoteosi assoluta, quest’anno grande sofferenza. Mai nella gestione di Conte la Juventus si era trovata così in difficoltà e così slegata tra i reparti. Basti un numero: è la prima volta che non si contano tiri dei bianconeri verso la porta avversaria, come è successo nel secondo tempo, mentre nei primi 45 minuti si erano registrati due soli, peraltro timidi, tentativi di Giovinco di impensierire Viviano.
Il pareggio a reti inviolate con la Fiorentina dice almeno due cose non scontate. Una premessa è però d’obbligo: per la Juventus giocare al “Franchi” è psicologicamente la partita più difficile del campionato (al pari del derby e senz’altro più della sfida con la Roma all’Olimpico). Un campo ostile, in cui i padroni di casa giocano con il coltello tra i denti: per loro è la partita dell’anno.
Detto questo, la prima sentenza non scontata è che la Juventus deve imparare in fretta a fare i conti con le partite ravvicinate. L’anno scorso, grazie all’assenza da qualsiasi competizione europea, Conte poteva preparare al meglio – dal punto di vista atletico, tattico e psicologico – la partita successiva. Quest’anno a Vinovo si vive una situazione nuova da gestire: si gioca ogni tre giorni, gli allenamenti diventano più spezzettati, è più difficile coltivare quella cura maniacale per ogni dettaglio da far assimilare ai giocatori, che l’anno scorso era stato un fattore vincente. Il turnover non basta, come ha dimostrato la prova di Vidal. Gigantesco contro il Chelsea (partita, molto probabilmente, preparata a puntino), completamente spaesato e nervoso contro la Fiorentina, pur avendo riposato sabato contro il Chievo.
Secondo aspetto non scontato: all’apparenza la Juve esce molto ridimensionata da questo 0-0, surclassata sul piano fisico (i viola erano senza dubbio più reattivi e cattivi) e messa alla frusta su quello tattico (bravi i giocatori di Montella a chiudere tutti gli spazi, a non dare profondità alle punte bianconere, a coprire bene tutto il campo). In realtà, considerata la premessa iniziale e preso atto della prova di forza offerta dalla Fiorentina, che comunque ha dovuto giocare al massimo delle sue possibilità, i bianconeri hanno dimostrato una tenuta psicologica notevole: i viola imperversano a sprazzi, ma non creano situazioni di grave apprensione, anche se neutralizzano sempre le ripartenze di una Juve che gioca troppo compassata e non riesce a incidere. Comunque alla fine la squadra di Conte porta a casa un punto prezioso e il 44° risultato utile consecutivo.
Quanto ai singoli, Buffon sicuro con i guantoni, fortunato sulla traversa di Jovetic, bravo a ipnotizzare Lijajc e usa bene gli occhi (giudica fuori due rasoiate a fil di palo di Roncaglia e Cuadrado). Barzagli meno imperioso del solito. Bonucci gioca un primo tempo in sofferenza a causa di un problemino ai flessori poco prima del fischio d’inizio, ma non ha cedimenti particolari se non sulla fuga di Lijajc che arriva a tu per tu con Buffon tirando però fuori dalla porta.
Chiellini è sulla via del pieno recupero. Sulle fasce Lichtsteiner sembra un po’ molle e svagato, soffre le incursioni di Pasqual e fatica a inserirsi in profondità. Asamoah, invece, gioca splendidamente in fase difensiva (ottime diagonali, recuperi prodigiosi e attenta marcatura sul velocissimo Cuadrado), ma fatica ad affacciarsi in fase offensiva. A centrocampo, Vidal irriconoscibile rispetto ai suoi standard abituali, anche se indovina un paio di recuperi palla decisivi. Giaccherini meno preciso e ficcante del solito, un po’ intimorito dalla forza fisica dei viola. Discorso a parte per Pirlo: è in evidente difficoltà dal punto di vista fisico, non subisce la marcatura asfissiante ma non riesce a incidere come al solito, anche perché predica nel deserto e intorno a lui pochi compagni si muovono, si smarcano, dettano il passaggio in profondità. In attacco, Giovinco parte bene, poi si spegne e paga l’eccessiva leggerezza fisica. Infine, Quagliarella: evanescente, forse il peso delle troppe aspettative lo ha un po’ sgonfiato dopo la bella apparizione con il Chelsea e la gara maiuscola con il Chievo. Tra i sostituti, Vucinic più incisivo di Quagliarella, Marchisio ingiudicabile, mentre l’impressione migliore l’ha offerta Pogba: il francese – entrato su un campo difficilissimo, sostituendo un campionissimo come Pirlo – si presenta con un grande recupero difensivo su Lijajc e non perde mai la posizione né un pallone a centrocampo. Deve solo acquisire più sicurezza e conoscere meglio il calcio italiano, ma il suo acquisto si rivela un ottimo investimento sul futuro con rendimento redditizio già nel presente.
Morale della favola: questa volta i leoni sono stati gli avversari, la Juve però non si è lasciata impressionare. Il prossimo ruggito della zebra ce lo aspettiamo già sabato allo Juventus Stadium contro la Roma di Zeman. Con una domanda: basteranno quattro giorni per preparare come si deve una partita molto attesa dai tifosi bianconeri?