Due sconfitte di fila, nell’era Conte, non si erano mai viste. A tanto però si è dovuti arrivare perché la Juve ritrovasse, invero davanti a un Genoa nettamente inferiore e palesemente innocuo, l’indomito spirito guerriero e la fame che la contraddistinguono. I due “ceffoni” subiti con Fiorentina (merito di Rossi e colpa di 15 minuti sciaguratamente pazzeschi) e Real Madrid (più merito dell’arbitro Grafe che di Cristiano Ronaldo e compagni) hanno risvegliato antichi ruggiti. Un dato la dice lunga sul dominio bianconero contro i Grifoni di Gasperini: Buffon non ha dovuto neppure sporcarsi i guanti, anziché riconsegnarli al magazziniere se li è portati a casa per farci giocare i figli David Lee e Louis Thomas.La Juventus, spronata da un Conte imbufalito con chi vuole “destabilizzare” la squadra dall’esterno, nella prima mezz’ora di gara contro il Genoa ha voluto dimostrare di essere tornata quella delle origini: pressing altissimo e asfissiante, ritmi indiavolati, fraseggi di prima, tiri verso il portiere avversario come pugni di un pugile contro il punching-ball. Una dimostrazione più a uso interno che un messaggio rivolto alla concorrenza. La prova muscolare messa in vetrina è servita soprattutto a ringalluzzire una tifoseria che, come dice Conte, negli ultimi tempi si sarà pure seduta sugli scranni dello Juventus Stadium con lo stesso spirito contemplativo con cui si occupano i posti al Teatro Regio di Torino, ma è altrettanto vero che la squadra bianconera negli ultimi tempi più che offrire arrembanti spettacoli pirotecnici, si è limitata a recite sotto tono, con qualche acuto e troppe stecche (assai sgradite dagli astanti). Contro il Genoa, invece, Conte ha voluto riprendere le redini di un discorso che dopo due scudetti consecutivi sembrava essersi perso.
Finalmente è tornato in positivo il saldo tra cose che vanno e quelle che invece devono ancora essere raddrizzate. Partiamo da queste. E non si può non iniziare da Pogba: il francese è ancora troppo lezioso nei tocchi, cerca con eccessiva insistenza il colpo ad effetto, la veronica, il dribbling strappa-applausi. Deve ritrovare semplicità, concretezza e tempi di gioco più fluidi e veloci.
Altro elemento da registrare è Isla. Ai tempi dell’Udinese il cileno era un esterno travolgente: arava la fascia con la stessa insistenza di un Lichtsteiner, asfaltava gli avversari con la stessa soverchieria atletica di un Maicon e si permetteva tocchi e conclusioni di classe degni di un Dani Alves. E oggi? Svolge timidamente il compitino, sembra frenato dalle ruggini dell’infortunio e dalla paura di subire gli strali in panchina di Conte. Un consiglio: da questo punto di vista faccia come il Licht. Il “pendolino svizzero” è subissato dalle urla e dalle indicazioni di Conte, ma con quel suo carattere mediterraneo, se non fumantino, ci passa sopra come un bulldozer che spiana un muro di cartongesso. Isla provi con coraggio a fare lo stesso.
Terzo “bullone” da riavvitare: Bonucci, o meglio il Bonucci visto nel secondo tempo, con quel suo dirigere così svogliatamente il gioco dalle retrovie (ha perso due palloni a centrocampo che contro il Real sarà meglio non ripetersi) e quella sua mollezza nel fermare con “sombreri” velleitari avversari lanciati a rete (do you remember Drogba?). Anche per lui un consiglio, questa volta in puro stile trapattoniano: se serve, spari il pallone in tribuna, perché probabilmente farà contento il malcapitato che potrà comunque portarsi a casa il pallone e farà sicuramente contenti milioni di tifosi juventini, che non vedranno più pericolosi fantasmi palesarsi all’improvviso davanti alla porta di Buffon.
E gli aspetti positivi? Mettiamoli in fila: Asamoah ha giocato davvero da esterno sinistro; Vidal ha giostrato a centrocampo come una faina che andava a catturare palloni quasi fossero galline scappate dall’aia; Pirlo è tornato stabilmente e perentoriamente in cabina di regia; Tevez si conferma un trascinatore che vale per due (mette paura agli avversari e va cocciutamente e riprendersi i palloni che i difensori gli portano via). Ma gli elogi maggiori questa volta vanno a Llorente. Eh sì, il Re Leone sarà pure stato preso perché utile come ariete nel gioco aereo, ma visto che su questo fronte la manovra della Juve è ancora deficitaria in fatto di cross e di palle alte, lui ha pensato bene di far vedere all’intero Juventus Stadium (che infatti quando è stato sostituito lo ha convintamente applaudito) quanto è bravo anche con i piedi: difende il pallone, gioca di sponda, apre i varchi ai compagni, fornisce assist deliziosi. Ora aspettiamo solo che aggiusti la mira, e poi dovremo ancora una volta dare ragione a Conte: i “destabilizzatori” che vorrebbero Llorente già in vendita a gennaio per ricavarci una bella plusvalenza forse è meglio che cambino obiettivo. La Juve potrebbe aver trovato il nuovo Bettega.