In attesa delle cene di gala con Real Madrid e Napoli nel giro di pochi giorni, la Juve si è seduta a tavola per uno spuntino a base di… prosciutto di Parma. Qualche fetta di fatica, un assaggio di concentrazione, un paio di bocconi di manovra ariosa e ficcante. Poi, dopo il gol di Pogba, su invenzione balistica di Quagliarella, la squadra di Conte si è messa lo stuzzicadenti in bocca, si è adagiata sulla sedia sorseggiando distrattamente un po’ di ammazzacaffè, e ha pure rischiato di farselo andare di traverso. Insomma, i tre punti – pesantissimi – conquistati sul difficile campo di Parma non sono costati troppo in termini di dispendio di energie fisiche e mentali. Anzi, qualche giocatore aveva già la testa alla sfida con i Galacticos, e se a Parma non ha esagerato con il prosciutto crudo è solo perché preferirebbe farsi una bella scorpacciata di “pata negra” martedì sera allo Juventus Stadium (e magari non disdegnerà domenica prossima di ripetersi con un bel “giro pizza”…). La partita, soprattutto nel primo tempo, non è stata esaltante, giocata dalla Juventus a ritmi troppo blandi e svagati. Non a caso le uniche emozioni arrivavano da un retropassaggio di Ogbonna che metteva i brividi a Buffon e ai tifosi bianconeri; da un Vidal spaesato, distratto, con la testa tra le nuvole, incapace di gestire e recuperare un pallone che uno; da un Pogba che palesava un’irritante kunderiana “insostenibile leggerezza dell’essere (un giocatore da Juve)”, tanto che Conte si vedeva costretto, dopo una ventina di minuti inguardabili e ingiudicabili, a invertire le posizioni al cileno e al francese. Ma i risultati tardavano a farsi vedere. Anche perché sulla destra Padoin faceva quasi rimpiangere il peggior Isla (Pepe e Lichtsteiner dove siete?) e sull’out opposto Asamoah si limitava a limitare le scorribande di Biabiany. Per il resto, sia in fase difensiva che in fase di impostazione, la Juve trotterellava per il campo, anzi, in più di un momento, addirittura camminava, giocando in surplace. Ok, è chiaro a tutti che la partita con il Real è decisiva per il proseguio della Champions, e dunque tirare un po’ i remi in barca non è sbagliato. Ma a rendere involuta la manovra bianconera erano anche l’assenza di Pirlo in cabina di regia (Conte non ha in questo ruolo una vera alternativa: Marrone dove sei?) e la scelta di schierare due punte basse. Risultato? Il gioco fluiva troppo lentamente, nessun radar dei centrocampisti riusciva a intercettare in anticipo gli inserimenti di Marchisio (più volte costretto a rinculare dopo aver accelerato negli spazi) e anche quando Padoin e Asamoah riuscivano a conquistarsi il tempo per il cross non sempre il pallone veniva spedito in area. E’ vero, un paio di volte Tevez con Giovinco e lo stesso Padoin con l’Apache creavano, sulle fasce, discrete occasioni da gol, ma il tiro successivo al cross risultava o debole o troppo sul portiere. (continua)

Questo tran-tran è durato anche troppo tempo. Dopo una fiammata di gioco da vera Juve a inizio ripresa, la squadra è tornata a sedersi, e solo l’ingresso di Pirlo ha impresso una piccola, ancor debole scossa. Finchè Conte non ha deciso per il cambio radicale della coppia d’attacco (sia detto però per inciso: Tevez e Giovinco non demeritano, però giocare insieme non sempre è la soluzione ideale, anche per la squadra). Fuori dunque i “piccoletti terribili”, dentro un marcantonio come Llorente (che con i suoi chili e centimetri mette subito la museruola a un esuberante Lucarelli, che fino a quel momento aveva strapazzato la Formica Atomica, con le buone e con le cattive) e dentro soprattutto un “genio della lampada” come Quagliarella. Proprio il Quaglia in un nanosecondo, imbeccato tra le linee da Pirlo, accende la lampadina giusta, che Pogba spegne ma solo dopo aver insaccato alle spalle di Mirante. Lì si è chiusa la partita della Juve, che poi ha lasciato campo e iniziativa alla squadra di Donadoni. Ora sotto con il Real, rinunciando al 3-5-2 e riproponendo il 4-3-3 che a Madrid non ha certo sfigurato, anzi, finchè si è giocato in parità numerica, è stata proprio la Juventus a fare una ruggente partita. E ancor più martedì sera allo Juventus Stadium si dovranno ammirare undici leoni per novanta minuti.