“Non dovevamo dare risposte a nessuno” ha detto, a fine partita, Antonio Conte. Un po’ ha bluffato. Una risposta la Juventus la doveva almeno a se stessa e ai suoi tifosi: la squadra schiacciasassi in Italia, chiamata a spalare la neve a Istanbul, aveva perso i cingoli, ed era rimasta in Turchia a cercarli? Al Sassuolo l’ardua sentenza. Che poi, dopo 90 minuti giocati con feroce freschezza dai bianconeri, così ardua non è stata. Ci ha pensato Tevez con la sua tripletta a rendere più semplice la risposta. La Juventus non si è attardata sul Bosforo, è tornata in Italia famelica e spietata come prima della decisiva trasferta di Champions League. Altro che cedimento fisico e psicologico: l’Apache e i suoi compagni hanno subito dissotterrato l’ascia di guerra e a farne le spese sono stati i neroverdi di Di Francesco. Conte non ha certo intenzione di lasciare un millimetro di speranza ai suoi avversari. Contro il Sassuolo ha schierato la squadra migliore (eccetto l’infortunato Pirlo e lo squalificato Marchisio, sostituito da Asamoah nel ruolo di interno sinistro), non ha rinunciato alla coppia dei suoi punteros titolari – Llorente e Tevez –, che lo hanno ripagato con moneta sonante. L’ex Manchester City ha realizzato una tripletta di rapina, con tocchi sotto porta dopo invitanti assist di Vidal e di Isla. L’ex Athletic Bilbao, pur non segnando, ha dimostrato ancora una volta quanto stia diventando sempre più imprescindibile negli schemi offensivi di Conte: Llorente difende palla, crea e si crea spazi in profondità, con i piedi ci sa fare e li sfrutta per assist decisivi e per ariose aperture di gioco sulle fasce. Per il resto, la condizione fisico-atletica è ancora straripante, tanto che il pressing ha messo spessissimo in apprensione il Sassuolo già nella fase di impostazione nella propria metà campo. La palla gira di nuovo fluida, ci sono minori concessioni agli arzigogoli, la manovra è più concreta: uno-due tocchi e via, come piace a Conte, e come deve essere per una grande squadra, visto che il calcio è semplicità (che non significa banalità o sciatteria). Quanto ai singoli, Buffon inoperoso; i tre centrali poco impegnati; bene Pogba, che ha messo da parte certe leziosità nocive per i compagni; straripanti Vidal e Asamoah; convincente Isla (gli manca ancora un po’ di cattiveria, ma è sulla buona strada per tornare ai livelli mostrati quando giocava nell’Udinese); essenziale Peluso, che deve imparare a non subire cartellini gialli inutili. Un plauso, infine, va ovviamente a Conte. Processato a Istanbul per non aver saputo interpretare una partita di tamburello (senza offesa per questo nobile sport), contro il Sassuolo ha saputo far subito voltare pagina alla sua squadra. Non tanto per i quattro gol rifilati ai neroverdi, pur sempre un bottino pingue, quanto per aver saputo ricaricare subito le pile dei giocatori, risintonizzandoli sull’obiettivo numero uno della stagione: conquistare il terzo scudetto di fila. Non era facile smaltire la botta di Sneijder, ma le grandi squadre si costruiscono – a volte – anche partendo dalle cocenti delusioni.