Una Juve convalescente, ma vincente, esce indenne dalla trappola del Bentegodi. Una Juve a due facce. Primo tempo ben condotto sul piano tattico-atletico e impreziosito da due gol di ottima fattura realizzati da Matri e Lichtsteiner. Invece, nella ripresa, 10 minuti iniziali in cui a tornare in campo sono state soltanto le maglie della Juventus, perché i giocatori erano rimasti negli spogliatoi con la testa e con i muscoli. A seguire una parte centrale in cui c’è stata una timida reazione, infine i dieci minuti conclusivi con squadra e panchina in evidente affanno fisico e psicologico. Sul doppio black out della ripresa Conte e il suo staff dovranno molto riflettere, perché un simile calo di tensione potrebbe costare caro, molto caro, contro avversari più agguerriti (Fiorentina) e agonisticamente feroci (Celtic).
L’impressione generale, considerando tutti i 90 minuti, è che la Juve abbia cercato di lasciarsi alle spalle le polemiche (Juventus-Genoa) e le tossine (Lazio-Juventus) delle ultime uscite. Un po’ come se i giocatori avessero voluto resettare quel che era successo dopo la pausa natalizia: un gennaio 2013 iniziato con le gambe pesanti, collezionando pochi risultati convincenti e accumulando un mare di polemiche, pure controproducenti. Così, nei primi minuti della partita con il Chievo (avversario, ricordiamolo, nelle ultime stagioni ostico per i bianconeri) la Juve ha cercato di controllare il match con calma, facendo girare la palla, cercando le verticalizzazioni per i due attaccanti – Matri e Giovinco – che anziché giocare in linea erano posizionati il primo qualche metro più avanti rispetto al secondo. Nei primi 45 minuti lo schema è abbastanza riuscito, anche perché Giovinco è stato bravo a liberarsi dagli incubi del dopo-gol sbagliato in Coppa Italia al 95’ solo davanti a Marchetti, mentre Matri ha avuto l’opportunità e la bravura di insaccare con un sinistro al volo a incrociare una splendida imbucata di Vidal dopo appena dieci minuti. Il Chievo ha cercato di reagire, ma la buona disposizione tattica della Juve ha impedito ai veronesi di rendersi veramente pericolosi. La Juve non ha mai pigiato il piede sull’acceleratore, segno che Conte quest’anno ha chiesto ai suoi di non bruciare, in questa fase, energie fisiche e mentali eccessive, visto che dal 12 febbraio, tra campionato e Champion’s, la Juventus sarà chiamata a un tour de force notevole e lì non ci sarà da lesinare sull’impegno, sulla concentrazione, sull’intensità di gioco.
Dopo un primo tempo tranquillo e con il doppio vantaggio, inspiegabilmente la squadra è tornata in campo molle e svagata. E’ vero che il Chievo ha cambiato modulo e ritmo, ma i reparti bianconeri erano troppo slegati, i giocatori pericolosamente distratti, gli schemi del tutto evanescenti. E Alessio dalla panchina non è…
…riuscito a riprendere subito le redini, così per dieci minuti la Juve ha ballato. Stesse ambasce anche nei dieci minuti finali, quando i giocatori, già con le gambe molli, si sono ritrovati a gestire in campo un cambio assolutamente incomprensibile: al posto di matri, anziché schierare il neo-acquisto Anelka, Alessio ha optato per l’inserimento di isla, un doppione del già entrato Padoin, che aveva preso il posto di Giovinco. Per qualche minuto la Juve ha perso la bussola, i giocatori chiedevano lumi sulle posizioni in campo, mentre Alessio dalla panchina chiama inutilmente gli schemi e richiamava (altrettanto inutilmente) i suoi all’ordine. Un finale confuso, dove si è rischiato di mandare all’aria l’ennesima vittoria in tasca.
Quanto ai singoli, Buffon incolpevole sul gol (ma la Juve da troppe partite ha una media molto negativa: gli avversari tirano pochissime volte in porta, però con una percentuale realizzativa praticamente pari al 100%); bene Barzagli (l’unico neo la chiusura non tempestiva sul tiro-carambola di Thereau in ocassione del gol del Chievo); Marrone più bravo nell’impostazione da centromediano metodista che nelle chiusure da centrale difensivo; ottimo Caceres, che non ha fatto rimpiangere Chiellini sulla fascia sinistra; imperioso e decisivo Lichtsteiner sull’out destro; Vidal sui soliti livelli da combattente; Pirlo preciso e ordinato nel primo tempo, poi nella ripresa ha sentito un po’ troppo la stanchezza; Pogba, leggero e frenato all’inizio, è cresciuto in personalità nel corso della partita; De Ceglie ancora troppo timido negli affondi e nei cross; Matri finalmente decisivo come finalizzatore, anche se gli schemi di Conte (che costringe i suoi attaccanti a giocare spesso spalle alla porta) lo penalizzano; infine Giovinco, bravo a non farsi schiacciare dal rimorso del gol-qualificazione buttato al vento nella semifinale di Coppa Italia e bravo a trovare una posizione da guastatore tra le linee del Chievo. Padoin, Quagliarella e Isla, invece, non sono giudicabili.
Ora tocca a Fiorentina e Celtic in rapida successione. Per dimenticare le incertezze di gennaio è il momento di tornare a ruggire come l’anno scorso.