Sono queste le partite che una squadra che ambisca a conquistare lo scudetto deve assolutamente vincere. Pur giocando non all’altezza delle proprie qualità e della propria fama, pur avendo le gambe un po’ molli e pur avendo la testa non concentrata sulla sfida, una squadra che voglia giocare un ruolo da protagonista e voglia arrivare prima sul traguardo finale è proprio in questi frangenti che deve portare a casa i tre punti. Punto e basta. Ogni altro discorso diventa superfluo.
Per la Juve contro il Catania contava un solo risultato: vincere. Per tante ragioni. Un po’ per cancellare il ricordo della partita d’andata, con la velenosissima scia di polemiche seguite al gol annullato a Bergessio. Un po’ perché dopo la qualificazione ai quarti di Champion’s era importante lanciare un ulteriore segnale di forza al campionato, cioè: la Juve non molla la presa. Ma soprattutto perché al Bentegodi di Verona l’avversario più vicino, il Napoli, le ha buscate dal Chievo. E allora i tre punti con il Catania pesavano – e adesso pesano – come piombo. Piombo nelle scarpe e nella testa dei giocatori partenopei, scivolati a nove punti dalla vetta, sempre più bianconera.
Poco importa che la manovra sia stata macchiata da tanti errori di misura. Poco importa che i due attaccanti, Giovinco e Vucinic, ancora una volta abbiano confermato come il vero punto debole della Juve resti l’assenza di una punta centrale dotata di chili, centimetri, capacità di tenere il pallone, abilità nel realizzare sotto porta. Poco importa, infine, che Pirlo sia incappato nella peggiore giornata da quando veste la maglia della Juve. Pirlo ha perso tanti palloni, alcuni anche in zone estremamente pericolose del campo, e ha sbagliato la misura di molti appoggi e di molti passaggi. Si vede che è un po’ annebbiato, e forse avrebbe bisogno di rifiatare. Del resto, avendo inanellato una serie di prestazioni maiuscole, diciamo che una partita sottotono può capitare anche a un mago come lui.
E poi con il Pogba visto e ammirato allo Juventus Stadium il regista bianconero può permettersi di passare un turno ai box per ritrovare preziose energie fisiche, riordinare le idee e calibrare a puntino i piedi per i suoi traccianti millimetrici.

Pogba, questa volta, i riflettori puntati se li merita davvero. In questo campionato, pur costellato da bellissimi gol, più volte è entrato in campo, sinuoso e maestoso, ma con la testa e le gambe molli: poca cattiveria, anche nei contrasti, dove non riusciva a far valere la sua possanza fisica. Ma già mercoledì contro il Celtic il giovane francese, in campo al posto di Marchisio, ha messo in vetrina una grinta e una personalità notevoli: sembrava la diga di Assuan, impenetrabile e insuperabile anche dai rocciosi scozzesi, che davanti alle sue lunghissime e potenti leve si facevano prendere da una rassegnata soggezione. Contro il Catania, questa volta sull’out opposto, nella posizione solita di Vidal, Pogba ha concesso il bis, e che bis! Una presenza fisica prepotente, una prova maiuscola anche per la classe sopraffina dei tocchi. Un colpo su tutti: lo stop con cui controlla il cross di Giaccherini e il successivo contro-cross pennellato da cui è scaturito proprio il gol vincente dello stesso ex cesenate: sul morbido pallone liftato da Pogba il portiere del Catania non ha potuto far altro che smanacciare malamente verso il centro dell’area, consentendo così a Giaccherini di infilarsi, come una faina, nell’affollato “pollaio” dei difensori siciliani e infilare con un tocco sporco il basito Andujar.
Reso merito a chi il merito va tributato, non resta che sottolineare la pazienza e la pervicacia con cui Conte e i suoi giocatori hanno cercato, fin oltre il novantesimo minuto, di agguantare una vittoria importantissima e ricordare come la squadra abbia saputo mantenere più possesso palla, creare più occasioni da gol (colpendo anche un palo con Vucinic) e non concedere al Catania velenose ripartenze.