Per espugnare il Dall’Ara c’è voluta la Juventus più bella del campionato. Una Juventus che ha saputo ricamare, con chirurgica precisione e buona condizione atletica, trame di gioco ficcanti ed efficaci. Rispetto alle precedenti partite la squadra di Conte ha giocato con maggiore essenzialità: pochi tocchi, nessuna leziosità, molte verticalizzazioni e continua ricerca dell’ampiezza e della profondità.
La vittoria con il Bologna può rappresentare un punto di svolta decisivo nella corsa verso lo scudetto, perché arrivata contro una delle formazioni più in forma del campionato. In casa rossoblù, a partire dal pubblico (al Dall’Ara si è registrato il primo tutto esaurito da cinque anni a questa parte), passando per l’allenatore Pioli fino ad arrivare alla squadra – reduce da tre vittorie di fila e da una serie di prestazioni più che convincenti – la convinzione di poter fare l’impresa era più che una speranza. E infatti nei primi dieci minuti il Bologna gioca alla pari con la Juventus, ribatte colpo su colpo e in pochi secondi crea una doppia occasionissima da gol: prima con Gilardino, smarcato a tu per tu con Buffon, che fuori area lo blocca splendidamente con un tackle degno del miglior Scirea; poi, sulla corta respinta, con Buffon fuori dai pali e dalla sua area, Diamanti piomba di corsa sul pallone vagante e scarica un bolide a colpo sicuro su cui Chiellini mette l’anca deviando in corner, mentre la porta juventina era completamente sguarnita.
Ma la fiammata del Bologna si esaurisce qui. La Juventus non si fa spaventare, anzi prende possesso sulle fasce con Padoin e Peluso, che costringono Morleo e Kone a non lanciarsi in pericolose avventure, e in mezzo al campo, grazie soprattutto alla ritrovata condizione di Pirlo (ma non era stanco?), alla grinta di Vidal e al senso tattico di Marchisio. E’ lì in mezzo al campo che la Juventus vince la sfida, anche perché dietro, dopo la sbandata iniziale, il trio Barzagli-Bonucci-Chiellini provvede subito a chiudere il lucchetto, tanto che Gilardino non trova più spazi, Gabbiadini è costretto a girare al largo e Diamanti si affanna ma senza inventare alcunché di graffiante o di pericoloso. Piano piano il Bologna deve rintanarsi, mentre la Juventus occupa il campo, imponendo i suoi ritmi e le sue trame.
Proprio sul fronte della manovra la squadra di Conte mette in mostra una bella novità.
La Juventus, sorretta da una buona condizione atletica generale, non insiste più di tanto nel fraseggio fitto, stile Barcellona. Tutt’altro. Pochi passaggi, molte aperture sugli out esterni (dove Padoin recita con piena sufficienza la parte di Lichtsteiner, mentre Peluso non esita a buttarsi negli spazi, sostenendo con buona continuità la manovra dei centrocampisti) e soprattutto improvvise e continue verticalizzazioni, anche perché Giovinco e Vucinic si offrono spesso per fare la sponda e duettare tra loro.
Ma la vera novità è che la Juventus sembra aver accantonato i fronzoli, più che giocare di fioretto è come se avesse impugnato la sciabola: le traiettorie di gioco sono come fendenti che tagliano il campo e le difese avversarie. Buon segno: questa evoluzione di gioco può tornare utile anche in chiave Champion’s, a partire dalla doppia sfida con i tedeschi del Bayern.
Quanto ai singoli, ottimo Buffon per il suo intervento da ultimo difensore che ha cambiato l’inerzia della partita, poi per il resto, sempre calmo e sicuro. Barzagli si conferma la solita cassaforte: trova subito la combinazione giusta per impacchettare Gabbiadini, giovane di belle speranze, buona tecnica e buona gamba, ma il Barza scende ogni volta in campo con la museruola adatta. Bonucci più che sufficiente, senza acuti. Chiellini è il solito concentrato di grinta e di prestanza fisica. Bene Padoin, come spinta sulla fascia destra, soprattutto nel primo tempo. Vidal si limita a presidiare la sua zona, impedendo così le incursioni avversarie, ma in avanti gli offrono su un piatto d’argento due occasioni da gol che spreca tirando in tutte e due le occasioni sopra la traversa. Pirlo è tornato in cattedra: corsa, molti disimpegni difensivi, lanci ed aperture senza sbavature. Marchisio è la solita garanzia tattica, in più due ciliegine sulla torta: l’assist a Vucinic per il primo gol e l’uno- due al laser con lo stesso montenegrino a conclusione del quale realizza il raddoppio, letale per le speranze di rimonta del Bologna. Peluso, un po’ nervoso all’inizio, poi tiene bene la posizione e non fa mai mancare la spinta sull’out sinistro. Bravo Giovinco a crearsi gli spazi e le occasioni: per tre volte può bucare la porta di Curci, che gli si oppone validamente, ma la Formica Atomica è dappertutto e non butta via palloni. E poi Vucinic: semplicemente principesco, due arabeschi che da soli valgono i tre punti e il biglietto della partita.
Infine Conte: la Juventus e il suo allenatore vengono presi di mira per tutta la partita, si gioca in un clima elettrico, ma lui e la squadra mantengono i nervi saldi, anche se la posta in gioco è altissima. Poi, alla fine, si scioglie in un urlo liberatorio, incitando i tifosi bianconeri. E quel “Vi amo! Dai! Andiamo!” gridato alla curva è la conferma migliore, al di là dei rumors di mercato che arrivano da oltre Manica, che Conte ancora per tanti anni siederà sulla panchina della Juventus.