Non si può parlare di “Juvendetta” il giorno di Pasqua. Non c’era nessuna vendetta da consumare contro nessuno. E ben lo ha dimostrato il gesto finale di Conte, che “abbraccia” Cambiasso, facendogli da scudo, subito dopo la brutta entrata – da cartellino rosso – dell’argentino sulla gamba di Giovinco a partita ormai conclusa. E’ vero che l’Inter di Stramaccioni era stata la prima squadra in assoluto a violare l’imbattibilità dello Juventus Stadium, ma questa macchia – che prima o poi sarebbe dovuta arrivare comunque – non aveva alcuna necessità di essere lavata.
Più che di Juvendetta, allora, dopo la vittoria di San Siro è meglio parlare di Juvincente, nel senso di Juventus vincente e convincente. Vincente, perché ha espugnato un campo difficile contro una squadra che vanta un reparto offensivo di altissima qualità e nelle partite secche può mettere in difficoltà chiunque (Conte dixit). Convincente, perché ormai la Juventus gioca con il pilota automatico, ha trovato un equilibrio tattico in grado di tenere botta contro chiunque e una consapevolezza nei propri mezzi che rappresenta il miglior viatico per cercare di diventare una signora squadra.
La Juventus, quando vuole e decide che è il momento, è in grado di imprimere la svolta alla partita. Ieri l’ha fatto dopo soli 180 secondi, con la più classica delle sue trame: manovra avvolgente che parte dalla difesa, passaggio ad Asamoah, che appoggia verso il centro, dove il movimento sincronico dei due attaccanti crea lo spazio giusto per ricevere palla. A quel punto si aprono più soluzioni: i due attaccanti dialogano tra loro; chi ha la palla cerca l’imbucata per il centrocampista che si inserisce (ieri era il caso di Vidal); l’attaccante tira in porta.
Quagliarella, che ha doti da fromboliere non comuni, ha deciso per la terza opzione e ha caricato un destro mirabile per potenza e precisione balistica: la palla prima si inarca, Handanovic la battezza fuori, poi all’improvviso si inabissa e finisce in rete sotto la traversa. Una pennellata degna del miglior Giotto!
La Juventus voleva questo vantaggio, e lo voleva agguantare presto. Martedì l’aspetta a Monaco di Baviera una sfida enorme: il Bayern è vicecampione d’Europa in carica, ha strapazzato nell’ultima giornata l’Amburgo sommergendolo con nove gol e viaggia verso l’ennesimo titolo tedesco con 20 punti di vantaggio sul sorprendente e funambolico Borussia Dortmund. Gestire una partita delicata e complicata come quella contro l’Inter (soprattutto dopo i fatti di Calciopoli/Farsopoli) significava non sprecare troppe energie nervose e fisiche. E l’obiettivo è stato parzialmente raggiunto, visto che l’Inter, soprattutto nel secondo tempo e dopo l’ingresso di Guarin, ha prodotto uno sforzo notevole nel tentativo di raddrizzare la partita. Ma già come a Glasgow contro il celtic o al San Paolo al cospetto del Napoli la Juventus, tranquillizzata da un superbo e tarzanesco Buffon, non ha visto rompersi gli argini. Peccato solo si sia rivisto l’antico, solito difetto: nella sua trequarti (un paio di volte anche con Pirlo) e nella trequarti avversaria la Juventus fatica a tenere palla e spesso la perde mentre la squadra sta salendo, esponendosi così a pericolosi contropiede.

La pagella complessiva resta comunque alta: la squadra è in salute, non è costretta ad andare sempre a cento all’ora, sa gestire le difficoltà e quando affonda i colpi è sempre pericolosa. Quanto ai singoli, Buffon da 8, Padoin più che sufficiente, Barzagli monumentale (impressionante una sua cavalcata di 80 metri: lascia sul posto Cassano, si beve Pereyra e finisce solo perché Chivu gli taglia la strada, altrimenti sarebbe pure arrivato al cross per le punte…), Bonucci molto sicuro, Asamoah da ritrovare (il vero ghanese è rimasto forse in Africa?), Vidal sui soliti livelli, Pirlo deve registrare la puntina del compasso, Marchisio da 7+, Quagliarella e Matri finalmente decisivi. Conte super.
Infine, una parola su Stramaccioni. L’allenatore nerazzurro dovrebbe evitare le conferenze stampa post-partita con la Juventus: già all’andata andò sopra le righe, ieri è tornato sul “luogo del delitto”. Uno: ricordando solo il rigore, a suo dire, non concesso per fallo di Chiellini su Cassano (e Handanovic nel primo tempo su Vidal?). Due: “giustificando” l’entrataccia di Cambiasso (“Un fallo così ci può stare”), che invece l’argentino – da vero uomo di campo – ha riconosciuto come fuori luogo, tanto da affrettarsi a chiedere scusa allo stesso Giovinco. Un gesto da vero uomo e vero campione.
Archiviata l’Inter, ora pensiamo ai tedeschi in Champions: urge un (doppio) ruggito bianconero in salsa teutonica.