Prima o poi doveva capitare. Impensabile arrivare fino alla fine del campionato con un percorso netto, macchiato solo dai venti minuti di follia a Firenze contro la Fiorentina. La sconfitta, maturata al San paolo contro il Napoli, era già nell’aria, da qualche settimana i giocatori di Conte mostravano segni di affaticamento, prima mentale e poi atletico. E nello sport di oggi, dove la preparazione fisica ha ormai raggiunto livelli diffusi di grande intensità, a fare la differenza – nel calcio come in molti altri sport – è certo la tecnica (avere in squadra dei fuoriclasse serve, specie nelle giornate storte), ma soprattutto la testa. E oggi la testa dei giocatori bianconeri è davvero ingombra. Non sono solo le tossine di un campionato giocato a ritmi insostenibili anche per le avversarie più agguerrite; non è solo una certa saturazione ai metodi d’allenamento da marines imposti e proposti dallo staff tecnico di Conte. A pesare nella testa di molti bianconeri è l’imminente arrivo dei Mondiali. Nessuno vuole rischiare di bruciare energie in sovrappiù, fatta eccezione per i guerrieri che fanno dell’irruenza fisica il loro marchio dei fabbrica. E’ il caso di Chiellini: non si tira mai indietro, perché sa che le sue chance di ben figurare dipendono in gran parte dall’intensità atletica che mette in campo. Per tutti gli altri –escluso un iper-reattivo Buffon (immenso nella respinta sul tiro ravvicinato di Callejon a inizio match) – sembra valere la regola che la forma migliore arriverà con l’approssimarsi dei Mondiali.

Può anche essere che Conte abbia sbagliato la preparazione,  soprattutto quella sostenuta nella pausa invernale, costretto a modificare un programma già collaudato nei due anni precedenti dal fatto di dover incontrare la Roma il giorno dell’Epifania. Ci può anche stare un errore di prospettiva. Ma il punto non è questo. E lo stesso Conte lo ha sottolineato qualche giorno fa: forse – si è lasciato scappare – potevo fare un po’ più di turnover. Vero, ci sono giocatori che hanno accumulato minuti su minuti (Pogba, Vidal, lo stesso Pirlo, Barzagli con la tendinite…), ma anche qui non siamo al nocciolo del problema. A far pagare oggi dazio alla Juve è anche il fatto che nel mercato invernale – dopo aver ceduto Giaccherini e Marrone – Conte si è ritrovato con i centrocampisti contati. La dirigenza in parte ha cercato di mettere una pezza proponendo all’Inter lo scambio Vucinic-Guarin, ma sul filo di lana l’affare è sfumato. E in quel momento non c’erano alternative disponibili. Si è preferito puntare su un altro attaccante – Osvaldo -, mentre sarebbe stato più saggio individuare un altro centrocampista oppure scovare un esterno sinistro che potesse consentire ad Asamoah di liberare quella posizione e di diventare il centrocampista in più di cui la Juve oggi ha disparato bisogno. Anche perché non si capisce l’ostracismo – se così possiamo chiamarlo – di Conte nei confronti di…

Marchisio, il centrocampista tuttofare della Juve: sa dare equilibrio tattico (che invece Pogba non garantisce), sa difendere (come Vidal), sa inserirsi alla grande (come Pogba e Vidal), sa impostare il gioco e dettare i tempi della manovra (e questo lo rende alternativo a Pirlo in cabina di regia). Eppure ha giocato poche partite, ha raccolto un minutaggio da panchinaro, ha pure subìto una sorta di involuzione tattica (è entrato come terzo attaccante nelle rare occasioni in cui Conte ha proposto il 4-3-3 al posto del collaudatissimo 3-5-2). In questo finale di campionato, dove un calendario abbordabile, la tradizionale voglia di riscatto che è nel Dna della Juventus (“Per la Juve vincere non è importante: è l’unica cosa che conta” diceva Boniperti) e il recupero degli infortunati (Barzagli e Ogbonna su tutti), il rilancio di Marchisio e il possibile ritorno di Vucinic (forze fresche) potrebbero risultare decisivi per non sprecare quanto di eccezionale fatto finora. E se il muro dei 100 punti dovesse diventare un’asticella psicologica opprimente, beh, meglio finire il campionato con una classifica a due cifre anziché tre, ma con il terzo scudetto di fila da cucire sulle maglie.