Un gol alla Vialli, un gol alla Boniek, un gol alla Bettega. Nel 3-1 esterno con cui la Juve ha superato al Mapei Stadium di Reggio Emilia lo scoglio Sassuolo è racchiuso tutto il meglio degli ultimi 40 anni di storia juventina. Tre gol che riportano alla memoria tre Juventus fameliche e vittoriose. Primo gol, Tevez come Vialli, cioè come la Juve di Lippi che vinse lo scudetto del ’95, poi la Champions League l’anno successivo contro l’Ajax: una Juve muscolare, plasmata dai nuovi metodi d’allenamento del sergente dei marine Giampiero Ventrone, una Juve schiacciasassi con un tridentetutto classe (Del Piero), forza esplosiva (Vialli) e determinazione feroce (Ravanelli), supportato da un centrocampo che aveva in Conte-Paulo Sousa e Deschamps una spina dorsale d’acciaio. Secondo gol, Marchisio come Boniek (e Pirlo, ovviamente, nei panni di Platini), cioè la Juve di Trapattoni capace di vincere tutto, trascinata da campioni del mondo come Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Causio e Paolo Rossi più due fuoriclasse assoluti come le roi Michel e il polacco Zibì. Platini inventava, ricamava e saettava palloni; Boniek galoppava travolgendo tutto e tutti per finalizzare quelle perle di rara lucentezza balistica. Terzo gol, Llorente come Bettega (e Lichtsteiner, ovviamente, come Anastasi), in un Milan-Juventus 1-4 del 1971 in cui Bobbygol su cross basso uccellò Cudicini con un tacco che ha segnato un’epoca, che ha fatto da benchmark per tanti juventini, una sorta di marchio di fabbrica indelebile nella storia della Juve. Reso onore ai tre gol, ai marcatori e alla storia gloriosa della Juve, va detto che il Sassuolo di Di Francesco è partito baldanzoso, trascinato da un Sansone che sembrava vedesse nei bianconeri tanti filistei da abbattere e da uno Zaza sontuoso per falcata, potenza e tecnica individuale. Non a caso nei primi dieci minuti i due neroverdi hanno confezionato la prima occasione da gol dopo meno di cento secondi e poi l’azione che ha portato al vantaggio del Sassuolo, complice anche un leggero tocco di Ogbonna che ha tradito Buffon. La Juve non si è scossa più di tanto, ha continuato a caracollare, cercando con troppa insistenza lo sfondamento centrale, quando invece Conte si sgolava chiedendo ai suoi di allargare il gioco sulle fasce verso Isla e Asamoah e ai due attaccanti di non farsi schermare da Magnanelli, centromediano d’antan davanti alla difesa. Solo dopo il rabbioso pareggio di Tevez il Sassuolo ha cominciato a perdere un po’ di brillantezza, anche se la Juve non riusciva a far pendere la partita dalla sua parte. Così il primo tempo si chiudeva in parità, risultato giusto:
Sassuolo più effervescente, Juve più compassata anche se padrona del gioco senza però acuti decisivi, colpa anche della partita sottotono giocata fino a quel momento da Ogbonna, Asamoah, Isla, Barzagli, Pirlo e Llorente. Nel secondo tempo a cambiare le sorti della partita sono la determinazione di Tevez e l’ingresso in campo di Lichtsteiner. L’argentino, dopo aver perso un contrasto al limite dell’area neroverde, senza arrendersi tallona l’avversario, gli allunga il pallone all’indietro dove è appostato Pirlo che, con un tocco magico e vellutato, lancia con un pallonetto Marchisio nel cuore dell’area del Sassuolo e con un colpo di biliardo al volo il Principino infila Pegolo in uscita. Sull’1-2 la squadra di Di Francesco perde smalto e fiducia. Conte sostituisce lo spento Isla con il Licht, che entra in campo come un semovente, arando la fascia e asfaltando gli avversari. Da una sua incursione su piatto smarcante di Pogba nasce il terzo gol di tacco realizzato dal Navarro. Da lì alla fine, nonostante il Sassuolo tenti il tutto per tutto con il 4-2-4, la Juve rischia solo una volta con Floccari (ben bloccato da Buffon) e Conte pensa bene di puntellare la difesa togliendo l’incerto Ogbonna e inserendo Bonucci. Poi, al fischio finale, la gioia di Conte e quella dei giocatori. A quota 93 la vetta è più vicina, molto vicina…