“Isolamento”, una parola bruttissima diventata in tempo di coronavirus uno slogan. Ci dicono continuamente di ritrovare il senso di essere famiglia, o il gusto di leggere, ascoltare musica, un sacco di cose. Ma all’anima dell’uomo non si comanda. Le cose non si fanno per ordine, ma accadono solo se la nostra libertà è in movimento. Così succede che un musicista, anche uno come Angelo Branduardi, di livello assoluto, capace di passare dalla musica classica alla tradizione popolare in un mix che nessuno ha mai saputo uguagliare, in questo isolamento veda sparire la sua creatività. Un paradosso: “Mi ero detto che bello potrò stare senza disturbi e comporre. Avevo addirittura in mente di scrivere una grande opera lirica e invece non ho la minima ispirazione e addirittura non riesco ad ascoltare i miei musicisti preferiti. Dopo cinque minuti mi viene un fastidio insopportabile”. Per Branduardi si tratta anche di aver dovuto rinunciare alla bellezza di 35 concerti in tutta Europa già esauriti: “I miei ultimi lavori, quello dedicato a San Francesco e quello a Santa Ildegarda, sono qualcosa che, come sempre ho fatto, vanno controcorrente. Eppure c’è una domanda che non mi sarei mai aspettato per questi spettacoli”. Sarà che Angelo Branduardi da sempre è portatore di bellezza e di questo la gente ha bisogno. Ma in questo tempo di morte, dov’è la bellezza? Quel papa completamente solo, zoppicante sotto la pioggia che si attacca al crocefisso, che Pasqua è? “Sono ancora commosso da quella visione di quell’uomo nella solitudine di Piazza San Pietro. Ma se è risorto Lui, risorgeremo anche noi”.



Come vive un musicista questo periodo di isolamento, parola che fa pensare a un carcere? Tanta gente fa fatica.

Siamo abbastanza fortunati rispetto a molte persone, siamo solo in due, io e mia moglie, abbiamo un bel giardino e ho anche un grande studio di registrazione casa. Ma sta succedendo una cosa molto strana.

Cosa?



Quando è cominciato questo periodo forzato di chiusura, mi ero detto che bello, potrò isolarmi senza disturbi e comporre. Avevo addirittura in mente di scrivere una grande opera lirica e invece non ho la minima ispirazione e addirittura non riesco ad ascoltare i miei musicisti preferiti: Bob Dylan, Bruce Springsteen, Cat Stevens, Bach, Mozart e Wagner. Dopo cinque minuti mi viene un fastidio insopportabile.

Sai che anche io vivo la stessa sensazione? La musica è sempre stata la colonna sonora della mia vita, ma faccio fatica ad ascoltarla così come a leggere un libro. Perché secondo te ci succede questo?



Io pensavo di essere un caso unico ma diversi amici musicisti mi hanno detto di vivere la stessa cosa. Forse è il fatto di non sentirti libero, ma è strano perché l’ispirazione arriva anche in carcere. Niente, non mi arriva niente, Purtroppo questa è la cosa peggiore che mi sta succedendo in questo periodo.

Forse l’inaspettato, lo sconosciuto, ci blocca, ci intimorisce senza rendercene conto. Tra l’altro lo slogan che viene ripetuto alla nausea, il “tornare alla normalità” ci fa stare male invece che bene secondo me, provoca ansia. Cosa significava in fondo “normalità” oggi e cosa significherà “dopo”?

Ci sarà una grande differenza. Secondo me quanto sta succedendo è peggio del crollo delle Torri Gemelle nel 2001. Sarà come il dopoguerra. Non sono uno che segue molto la politica ma in questo periodo mi tengo aggiornato. Tutto non sarà più come prima. Bisognerà convivere e abituarsi a un altro tipo di vita. Non so quale, non voglio essere pessimista. Forse sarebbe meglio tornare alla a-normalità.

Infatti. La normalità non era poi così positiva, forse eravamo troppo tranquilli, troppo soddisfatti, da un benessere psicologico che indotto? Personalmente non credo che la gente cambierà in meglio, tu?

Sarebbe auspicabile. Come musicista personalmente sono una persona complicata, con tutti i miei problemi, la normalità intesa come la intendono tutti non l’ho mai vissuta da quando avevo 5 anni e cominciai a suonare. Sono stato educato a non essere normale. E’ per questo che ancora di più mi rode di non riuscire a utilizzare questo tempo per la mia creatività perché in questo momento la creatività non c’è.

Tra l’altro oggi tutti danno consigli su come vivere questo isolamento ma nessuno sembra dire facciamo silenzio, recuperiamo una dimensione dell’io.

Hai perfettamente ragione, ma credo che succederà, non tutto il male vien per nuocere. Potrebbe anche essere una rivoluzione spirituale. Avevo 35 concerti programmati tutto esaurito. Già prima dell’emergenza la gente amava sentire i miei ultimi lavori che sono così provocatori. Sono sempre stato un provocatore, uno che va controcorrente. E questa cosa ha dato risultati inaspettati come il successo dello spettacolo su San Francesco, L’infinitamente piccolo.

E’ vero, come te lo spieghi?

Sono stato addirittura invitato a Londra alla National Galllery dove ci sarà una grande mostra su San Francesco. Ci sarà la London Symphony Orchestra che suonerà il Francesco di Messiaen e poi io che suonerò L’infinitamente piccolo. E l’Inghilterra non è mai stato un paese dove ho avuto riscontri commerciali.

Come te lo spieghi?

Significa che il messaggio è arrivato anche lì. E’ una cosa abbastanza significativa di come siano stati accolti i miei lavori su Santa Ildegarda e San Francesco.

In questi giorni pensavo a un tuo vecchio pezzo, Ballo in Fa Diesis Minore, una canzone che è una danza funebre. Ai tempi non capivamo perché una canzone del genere, oggi invece assume un inquietante contemporaneità. E’ così? L’arte non è soggetta ai tempi storici, vive una vita sua?

A volte l’arte prevede quello che sta al di là del muro. Questo è un esempio, ebbi come una visione. Però la morte viene sconfitta dalla musica, come ne La pulce d’acqua, una canzone tratta da una leggenda dei nativi d’America che dice come la musica cura l’anima.

Un paragone sciocco: anche questo virus che fa strage è infinitamente piccolo, lo siamo anche noi?

Francesco nella sua intuizione considerava come il vero infinito non è fuori di noi ma intra nos, dentro di noi. Tante volte ho fatto l’esempio del pezzo di carta diviso a metà. Teoricamente continuerai per sempre infinitamente a dividere il pezzo a metà, senza fine. L’intuizione di Francesco fu incredibile considerando il periodo storico. Però è vero siamo infinitamente piccoli.

Papa Francesco ha detto che siamo stati seduti troppo tempo su un mondo malato ignorandolo.

Il Papa in Piazza San Pietro ha fatto una cosa straordinaria, una cosa che mi ha commosso e mi fa venire ancora la pelle d’oca. Una cosa antica, di altri tempi, come una visone indimenticabile.

A me ha fatto pensare al silenzio di Dio, argomento da sempre dibattuto davanti alla sofferenza. Anche Gesù in croce si sentì abbandonato da Dio. Tu non sei un credente praticante, ma hai una forte spiritualità, che cosa ti suggerisce l’apparente silenzio di Dio?

Vivo di spiritualità. Non so rispondere a questa domanda. C’è chi dice che è un disegno della Provvidenza, io faccio il mio cammino che non è una autostrada. Non ho risposte ho dei dubbi.

Spesso i credenti sono sicuri di avere tutte le risposte, il che non è una buona cosa.

Cosa vuol dire non conquistare la fede? Niente. Non stiamo parlando di un medico.

Che Pasqua ci auguriamo?

Se è risorto Lui risorgeremo anche noi.

(Paolo Vites)

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