Il simpatizzante (2024), serie tv in sette puntate in onda su Sky Atlantic dal 20 maggio è un buon prodotto, particolare, sia per la storia che per gli attori protagonisti. La serie è tratta dal libro con cui Viet Thanh Nguyen ha vinto il premio Pulitzer nel 2016.
Vietnam 1975, manca poco alla caduta di Saigon e si rievocano la vicissitudini del giovane Capitano, braccio destro del Generale, capo della polizia segreta del Vietnam del Sud. Ha studiato negli Usa, è rientrato in patria, vive nella bella villa del superiore, è sotto l’ala protettrice di Claude, super agente della CIA, ha due amici fraterni, Bon, militare ex parà, e Man, dentista.
Il Capitano e l’odontoiatra sono però due insospettabili spie comuniste. Cade Saigon e il Capitano con Bon, il Generale e molti altri prenderà il volo per gli Stati Uniti. Si stabiliranno a Los Angeles, con il suo capo sempre teso a cospirare nell’illusione di tornare in patria, mentre il Capitano continua nella sua vita di spia.
Nell’apertura e chiusura delle prime tre puntate de Il Simpatizzante vediamo il Capitano nella prigione di un campo di rieducazione viet cong scrivere le vicende che hanno caratterizzato la sua vita sotto copertura e rispondere alle domande di un ufficiale. Si desume perciò che dopo essere stato negli Usa sia ritornato nel Vietnam e, secondo il credo comunista, nonostante la sua missione di spia, oltre a rendere conto del suo operato, essendo stato a contatto con i nemici deve essere comunque rieducato. Vedremo nel proseguo cosa accadrà.
Il tutto avviene perciò con flashback continui.
Il Capitano è una spia che soffre non potendo far nulla per l’informatrice torturata a cui aveva fatto pervenire dei documenti e che non lo tradisce; inscena un interrogatorio farsa per aiutare un viet cong colpevole di due attentati a Saigon ma che si suicida; non è capace di uccidere, spara per reazione a un altro rifugiato vietnamita per celare la sua copertura. Tutto questo non lo lascia tranquillo. E il suo volto, i suoi occhi, i suoi primi piani esternano il suo stato d’animo. Altro suo turbamento è essere considerato un mezzosangue, un bastardo, poiché nato da madre vietnamita e padre francese. Desidera e lotta per l’indipendenza e e la libertà, ma al fondo è solo, neppure il suo amico Bon è al corrente della sua attività e cerca di districarsi nella quotidianità della sua vita: spia e Capitano. How Xuande interpreta il personaggio, è molto immedesimato nella parte, complimenti.
Robert Downey Jr. fresco di Oscar è l’attrazione della serie tv, fantastico. Impersona quattro personaggi diversi: Claude, l’agente Cia mentore del Capitano, cinico, cazzaro, menefreghista; un deputato, ex berretto verde, duro e crudo; il direttore del dipartimento di lingue orientali che ostenta la sua omosessualità; un regista di Hollywood, tipo io so’ io e voi…, che vuole realizzare un film sulla guerra in Vietnam. Trucco, parrucca, costumi, atteggiamenti tutti diversi, Robert Downey Jr. un vero trasformista. Grandioso.
C’è violenza, ma trattata con ironia e humor nero nella direzione registica di Park Chan-Wook al contrario dei suoi osannati ma veramente inguardabili film (Mr Vendetta, Old Boy e Lady Vendetta).
Il finale è tutto da scoprire, ma ci aggiorniamo.
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