A un anno di distanza da Capri Revolution, Mario Martone torna in concorso al Festival di Venezia 2019 con Il sindaco del Rione Sanità, adattamento in chiave moderna dell’omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo. Dopo la fortunata rappresentazione teatrale del 2017, il regista campano è tornato dietro la macchina da presa per portare sul grande schermo la sua rilettura della celebre commedia inserita nella raccolta “Cantata dei giorni dispari”: il protagonista è Antonio Barracano (Francesco Di Leva), “il sindaco” del Rione Sanità che riesce a distinguere la gente per bene dalla “gente carogna”. Un uomo che vive nella sua villetta abusiva ai piedi del Vesuvio, meta di pellegrinaggio della gente comune per risolvere le controversie, insieme alla famiglia e al fidato medico Fabio Della Ragione (Roberto De Francesco): dalla lite con aggressione a colpi d’arma da fuoco alle questioni economiche, è il boss ad amministrare la giustizia secondo i suoi personalissimi criteri. Un giorno si presenta alla sua porta il disperato Rafiluccio Santaniello (Salvatore Presutto), figlio del panettiere Arturo (Massimiliano Gallo): il giovane esprime la volontà di ammazzare il padre, che lo ha lasciato senza un soldo e senza futuro, e tocca al “sindaco” intervenire…



Ricco e intoccabile, Antonio Barracano è considerato un punto di riferimento nel Rione Sanità: la sua villa diventa una sorta di tribunale per dirimere le questioni più delicate, lui è l’unico giudice. Ma tutto cambia quando incontra Arturo Santaniello, un panettiere onesto e integerrimo: l’uomo d’onore ha il compito di riconciliare padre e figlio, così da salvarli entrambi, ma deve fare i conti con la desistenza del suo interlocutore. Il bene contro il male, una lotta eterna che De Filippo ha raccontato in chiave ironica e che Martone, portando il testo ai giorni nostri, narra in maniera più cruda. Le scelte diventano estreme, lo spettatore riesce a riconoscere la Napoli di oggi. Il personaggio di Barracano nel testo di De Filippo ha 75 anni, il regista di Noi credevamo sceglie un protagonista di 38 anni: l’età dei boss di oggi, giovani e privi di ogni paura. Nessun confine morale, a differenza degli anni Sessanta-Settanta: ci troviamo di fronte un’umanità feroce e enigmatica, allo scontro tra la Napoli legalitaria e la Napoli criminale.



La Napoli per bene e la Napoli per male, come dicevamo, ma anche una zona grigia che le unisce: basti pensare al ruolo del dottore, che vive nella stessa casa di Barracano tra prigionia e amore, stringendo la città partenopea tra le due anime. Un testo pensato negli anni Cinquanta ma che tratta temi ancora oggi fondamentali: la famiglia, il senso di dovere, il senso di colpa, la giustizia e la vendetta. Seppur reinventato in chiave contemporanea (sceneggiato insieme a Ippolita Di Majo), il film mantiene alcuni cardini della grandissima opera di De Filippo, basti pensare alla suddivisione in tre atti o alla poetica che accompagna gli intensissimi dialoghi. E, attenzione, siamo distanti anni luce da Gomorra: ne Il sindaco del Rione Sanità non c’è nessuna sparatoria e nessuna violenza, se non quelle della parola. Il film di Mario Martone è un grande saggio di dialogo, del botta e risposta e, se così possiamo dire, del piano sequenza: confronti teatrali in uno scenario cinematografico, un mix perfetto grazie anche alla bravura dei protagonisti. Una menzione particolare per Francesco Di Leva, scene-stealer.



Si ride (tanto) e si riflette: Il sindaco del Rione Sanità è un film per tutti, godibilissimo e in grado di affrontare alcuni problemi della Napoli di oggi con una chiave di lettura diversa. Le due facce della città partenopea in una pellicola che aiuta a pensare, a interrogarci su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato. Il ritorno di un grande maestro, tra i registi più importanti della scena italiana: Mario Martone non smette mai di sorprendere. Degni di nota il montaggio di Jacopo Quadri e il commento sonoro di Ralph P. Insomma, non perdetelo: il film evento sarà al cinema solo il 30 settembre e l’1 e 2 ottobre 2019.