Nella Caritas in Veritate, Benedetto XVI declina il fondamentale principio della sussidiarietà nel campo della solidarietà, in particolare verso i Paesi in via di sviluppo. È questo il tema dell’intervento di Paola Corradi, utile riflessione su alcuni aspetti di questa importantissimo documento del Papa.
Nella sua ultima Enciclica, il Papa ha voluto declinare la pratica della Carità nella verità, quindi nella realtà di tutti i giorni, “caritas in veritate in re sociali”. In particolare vorrei qui riprendere alcuni contenuti del Capitolo V: La collaborazione della famiglia umana, in cui il Papa Benedetto XVI declina il principio di sussidiarietà nel campo della solidarietà in particolare verso i Paesi in via di sviluppo.
“La sussidiarietà rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli altri. Riconoscendo nella reciprocità l’intima costituzione dell’essere umano, la sussidiarietà è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista”.
In particolare, continua l’Enciclica, tale principio deve essere utilizzato per il governo della globalizzazione, e negli aiuti internazionali allo sviluppo, gli aiuti economici devono essere erogati non solo ai governi nazionali ma anche agli attori economici locali. Inoltre la cooperazione allo sviluppo non deve riguardare la sola dimensione economica, ma deve diventare un’occasione di incontro culturale e umano.
Ma che cosa è la sussidiarietà? Tanto se ne parla ma forse non sempre ci è chiaro il concetto, ed è bene qui riportare come lo ha espresso Papa Pio XI nel 1931 nell’Enciclica Quadragesimo Anno: “Come è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le loro forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori ed inferiori comunità si può fare […] perché è l’oggetto naturale di qualsiasi intervento nella società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva (subsidium) le membra del corpo sociale, non già di distruggerle e assorbirle.”
Per comprendere questo importantissimo assunto personalmente faccio sempre riferimento all’educazione dei figli; quante volte ci accorgiamo di sostituirci a loro, sbagliando pedagogicamente nelle attività che devono compiere? Allo stesso modo si commette un errore quando trasponiamo ad un ente superiore ciò che quello inferiore può attuare direttamente, come se trasferendo la responsabilità più in alto si possa raggiungere meglio o più facilmente il risultato. In realtà non si fa altro che allungare la catena con maggiori probabilità di perdite (anche economiche) lungo il percorso.
Il principio di sussidiarietà può quindi essere attuato sia verticalmente che orizzontalmente ogni volta che due enti, istituzioni, imprese, attuano una politica di collaborazione. Da tale collaborazione infatti possono nascere importanti progetti di sviluppo per l’umanità. Purtroppo la vecchia idea illuministica e verticista dello Stato (padrone), spesso non ci aiuta a vedere quanto utili siano le forme di collaborazione orizzontali, scuola – impresa, pubblico – privato, società profit – ente no-profit…..
Anche l’Unione Europea il 19 febbraio di quest’anno ha approvato una risoluzione sull’economia sociale nella quale si promuove l’economia sociale attraverso le sue nuove politiche e a difendere il concetto di “fare impresa in un altro modo” insito nell’economia sociale, la cui principale forza propulsiva non è la redditività economica, bensì la redditività sociale, in modo da tenere in debito conto le specificità dell’economia sociale nell’elaborazione della legislazione. Ovvero un’economia capace di tenere insieme la società, dunque collaborativa, dunque sussidiaria.
L’Unione Europea è quindi del parere che gli Stati membri debbano provvedere al riconoscimento dell’economia sociale e dei soggetti che ne fanno parte – cooperative, mutue, associazioni e fondazioni – nell’ambito della loro legislazione e delle loro politiche; propone che tali misure comprendano l’accesso agevolato al credito e sgravi fiscali, lo sviluppo del microcredito, l’introduzione di statuti europei per le associazioni, le fondazioni e le mutue, nonché un adeguato finanziamento dell’Unione europea e incentivi per fornire un migliore sostegno alle organizzazioni dell’economia sociale che operano nei settori di mercato ed extra-mercato e che vengono create a scopi di utilità sociale.
Nello stesso Capitolo, il Papa evidenzia come un uso “spregiudicato” degli strumenti finanziari può tradire i risparmiatori, inoltre danneggia lo sviluppo introducendo falsi “valori” economici (i famosi titoli tossici). Anche qui il Papa propone una finanzia sussidiaria, ovvero sociale ovvero capace di favorire progetti di sviluppo anche, ma non solo, nei paesi emergenti.
Il Papa termina infine con l’affermazione deterministica che indicata la modalità per lo sviluppo umano. Nessuno plasma la propria coscienza arbitrariamente, ma tutti costruiscono il proprio “io” sulla base di un “sé” che ci è stato dato. Lo sviluppo della persona si degrada, se essa pretende di essere l’unica produttrice di sé stessa. “Perché piena di verità, la carità può essere dall’uomo compresa nella sua ricchezza di valori, condivisa e comunicata”. La verità fa uscire gli uomini dalle proprie sensazioni soggettive, e questo è possibile solo con il dialogo, trovando il valore e la sostanza delle cose. Capisco infine di non avere esaurito i tanti messaggi contenuti nell’Enciclica anzi, spero proprio di avere destato l’interesse alla lettura dell’originale.
Paola Corradi, dirigente di azienda