Coltiviamo “devotamente” la pratica chirurgica di recidere l’azione dalla sua verità, cioè dal suo senso ultimo, o giochiamo a “una vita da Dio”, scrive Maurizio Candelori, ma “separare l’azione dal suo senso ultimo, cioè dalla sua moralità, è irragionevole cioè peccato”. Appunto: una vita da dio, invece che con Dio.
La pioggia che non piove;
Il sole che non illumina;
L’alcool che non ubriaca;
La droga che non fa male;
Il sesso che non procrea;
Il cibo che non ingrassa;
Gli anni che non invecchiano;
I vestiti che non si sporcano;
Sono solo alcuni esempi che infestano le cronache “stupefacenti” quotidiane, cioè la vita col “rewind”, come un film che vogliamo poter riavvolgere sempre d’accapo, magari fermandolo in tempo o cambiando le scene; l’innato desiderio dell’uomo di prevedere e pilotare il futuro è più vivo che mai e oggi appare sempre più possibile. La tecnologia e la tecnica strizzano l’occhio a quel bambino mai cresciuto che anela il poter tornare indietro nelle scelte senza rendere conto a nessuno, il poter sbagliare purchè senza conseguenze, come con la penna cancellabile di scolara memoria.
Coltiviamo “devotamente” la pratica chirurgica di recidere l’azione dalla sua verità, cioè dal suo senso ultimo, o giochiamo a “una vita da Dio” (parafrasando ad abundantiam un film), nell’illusione di avere la signoria di poter ricombinare freneticamente la nostra vita come in un cubo di Rubik, per trovare la giusta soluzione nel riempire quel desiderio inappagabile di un “di più” che mai ci abbandona.
Siamo tanto alienati da questa attività che non riusciamo più ad accorgerci che separare l’azione dal suo senso ultimo, cioè dalla sua moralità, è irragionevole cioè peccato; ma forse è proprio la paura di scoprirci peccatori il principale problema… e che dire della possibilità di essere perdonati? Ah no, quella addirittura ci terrorizza, meglio affidarci alla rassicurante penna cancellabile ma… che peccato accontentarci delle scatole vuote riconfezionabili senza quei “doni” imprevisti all’interno, quando proprio l’unità tra bellezza e segno permettono all’uomo di esclamare:” Dio esiste, ne ho le prove”.
Ma chi può negare, parlo di noi maschi, di aver esclamato o pensato almeno una volta questa frase davanti ad una bellissima donna? Una corrispondenza di schianto, senza intermediazione, irriducibile, incalcolabile, indescrivibile se non con questa esclamazione, la sola che rende giustizia di quell’esperienza, ma poi… si sono inventati perfino le bambole di plastica! Ed è come prendere il cartello stradale come meta invece che come indizio per dirigersi verso il luogo indicato, ma pare che l’importante sia che non piova!
Maurizio Candelori, consulente aziendale