In molti temono che la condanna dell’Italia per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche sia solo il primo passo di una progressiva eliminazione del cristianesimo in quanto fatto culturale e pubblico. Come dimostra il racconto “ per assurdo”, ma c’è da chiedersi fino a che punto impossibile, di Alessandro Galimberti.

Strasburgo – In concomitanza con la sentenza della Corte europea che condanna l’Italia ad un risarcimento per l’attentato alla libertà religiosa dei figli della signora Soile Lautsi Albertin avendo esposto un crocifisso nelle aule della scuola statale da loro frequentata, i giudici di Strasburgo si sono pronunciati anche sul ricorso presentato dal matematico torinese P.G. Odifreddi. Quest’ultima sentenza condanna a 5 anni di reclusione commutabili in una pena pecuniaria pari a 100.000 fiorini (deducibili, obtorto collo, dai diritti d’autore), il sedicente “sommo” poeta DANTE ALIGHIERI da Firenze.

Il reato, non ancora prescritto poiché ininterrottamente reiterato nel corso dei secoli, sarebbe quello di “apologia religiosa”. Dalle motivazioni della sentenza emergono chiare prove a carico, quali la strenua difesa della concezione cristocentrica della storia, il ripetuto riferimento ad una vita ultraterrena in totale assenza di prove, l’anacronistica suddivisione del mondo in uomini e donne, la violenta discriminazione contro gli omosessuali. Per quest’ultimo reato è stato aperto anche un procedimento per diffamazione, avendo l’Alighieri posizionato coloro che manifestano preferenze sessuali “non-etero” in un luogo denominato “inferno”: luogo inesistente e fantasioso, ma con forti connotazioni negative. Non sono state riconosciute le attenuanti generiche in quanto la religione oggetto dell’apologia dell’Alighieri è quella cattolica, nociva alla salute e alla libertà dei cittadini europei e che tanti danni ha provocato nel corso della storia.

Altro procedimento investigativo è in corso ai danni di tale Manzoni Alessandro, abitante di via Morone 1 a Milano. Pare che anche nel suo caso il dibattimento sarà breve e la condanna certa, data la copiosa presenza di prove. Considerando l’attuale giurisprudenza in materia, a tutela degli alunni di altre religioni, sarà ingiunto all’Italia di togliere il suo libro “i Promessi Sposi” dai programmi ministeriali.

Denuncie meno gravi sono state depositate anche a carico di Tommaso d’Aquino, Agostino di Ippona (entrambi compaiono in diversi contesti enciclopedici e storici con l’indebita dicitura “San” non valida a fini anagrafici), Benedetto da Norcia, Francesco da Assisi, Bernardo da Chiaravalle. Grave la posizione di Giovannino Guareschi e dei film da lui ispirati sul reazionario don Camillo (idem come sopra per l’indebito titolo di “don”). Più leggera la posizione di Petrarca e di molti altri tra gli scrittori più o meno chiaramente riconducibili all’organizzazione “Chiesa cattolica” o “cattolicesimo”.

Ulteriori procedimenti riguardano Michelangelo, Leonardo, Caravaggio ed altri autori di immagini sacre accusati di pubblicità occulta. In questo caso le attenuanti generiche sarebbero accordate grazie alla promozione del turismo a beneficio dell’economia di membri della comunità europea come Italia e Francia.

…Ironia certo. Ipotesi irrealistica? Non credo purtroppo!

Il fatto in sé della “condanna” del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane potrebbe anche non essere grave: i cristiani non si metteranno certo a fare guerre. Ciò che preoccupa è la motivazione della sentenza: “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni”. Applicando seriamente e coerentemente questo principio, in pericolo non è il crocifisso che, per quanto importante, è meno educativo in senso stretto di un Dante, un Manzoni, un Sant’Agostino, un’Ultima Cena di Leonardo ecc. ecc. Fossi nei panni della signora Soile Lautsi Albertin non vorrei che nelle scuole pubbliche frequentate dai miei figli si trattassero autori ed opere siffatte perché molto, ma molto più pericolose per la loro “libertà religiosa” di un’icona in legno o metallo appesa ad un muro. Simbolo che peraltro compare sulla bandiera della nazione di origine della zelante signora, la Finlandia.

Insomma, facciano come vogliono: lo lascino appeso, lo tolgano o lo nascondano ‘sto crocifisso. Quello che non possiamo e non vogliamo accettare è la censura del cristianesimo. In nome di un’altra religione – tale è il laicismo esasperato che si sta affermando – si censurerebbe un fatto storico che ha cambiato in positivo la storia del mondo, di tanti uomini, delle nostre costituzioni, delle nostre culture, del nostro comune sentire e vivere. Assistiamo ad un progressivo e studiato tentativo di imporre la dittatura dei non credenti come se il “non” fosse super partes. In realtà il loro laicismo è contro la nostra libertà di espressione religiosa allo stesso modo in cui la croce è contro la loro libertà educativa. E non mi si venga a dire che si tratta di una scuola pubblica, perché attraverso l’ironia di cui sopra abbiamo visto dove potrebbe coerentemente portare questo ragionamento dei super partes: ad eliminare un fatto storico, un giudizio, una cultura, dei valori.

Il rischio è che con la scusa della laicità si perdano di vista giudizi di merito e di fondo sulla storia, sul valore di questo o quell’autore. Del resto il mancato riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, minimizzato e ridotto a sola questione formale, ha già testimoniato questa deriva, questa assenza di oggettività. Tutti gli intellettuali pensanti, perfino gli ultra-laici francesi, hanno riconosciuto questo debito della nostra storia e cultura nei confronti del cristianesimo. Solo gli intellettuali non pensanti ciechi profeti del laicismo hanno il diritto di calpestare la realtà, la libertà, l’uomo. E se ci ribelliamo veniamo anche condannati da una Corte europea! SIC TRANSIT GLORIA MUNDI.

No problem. Come ne “Il padrone del mondo” di H. Benson (scritto nel 1907) continueremo a lottare per difendere la libertà dell’uomo.

Alessandro Galimberti, responsabile AVSI in Sierra Leone