Sui commenti alle varie storie riguardanti Berlusconi e Ruby (B. & R.) riflette con ironia, senza però indulgenze verso contenuti di tale vicende, Gloria Capuano, che in un secondo articolo approfondirà gli aspetti che vanno oltre l’attuale gossip.
Comincio con un pizzico di scherzosa ironia per togliere l’eccesso di peso a una vicenda, non solo per me, di assai scarso rilievo, ma gonfiata fino all’inverosimile dal business dell’Informazione. E con due sottotitoli da comune giornalismo:
1) E se la condanna di B. consistesse nell’obbligo della …cintura di castità?
Svolgimento: non so se sortirebbe in lui una maggiore prudenza in avvenire, ma potrei dare per certo che porrebbe in sedazione i bollenti spiriti degli AntiB. E sarebbe già un bel risultato.
2) La notizia sconvolgente: Ruby era maggiorenne!
Svolgimento: nei registri delle nascite si è evidenziato un errore di trascrizione della data di nascita di Ruby, scambiata con un’altra neonata. Nelle visite festaiole in quel di Arcore Ruby sarebbe stata dunque già maggiorenne. Lo sgomento ha disorientato tutti gli antiB. e lo sconforto ha gettato nella più cupa depressione più di qualche magistrato. Si rifletta quindi sul dato di fatto che un pugno di giorni potrebbe smontare una tra le più importanti utilizzazione del codice per fini che non hanno nulla a che fare con la Giustizia: “Favoreggiamento alla prostituzione di una minorenne”.
Lascio ora la mesta scherzosità e cerco di chiarirmi a chi mi legge. Difendo forse Berlusconi dalla accusa d’essere un irresponsabile privo di dignità, inadeguato al ruolo che copre, un incapace che discredita l’Italia nell’intero contesto mondiale e che pertanto dovrebbe dimettersi? Io, che come Giornalista di Pace dovrei stare rigorosamente al di fuori delle parti, sì, lo difendo perché mi ci vedo costretta più che mai. Le motivazioni? Innumerevoli, tanto da richiedere un articolo separato, anche perché potrebbe essere di spunto a uno studio del Potere nella Storia in parallelo con lo studio del Costume.
Rimane valido il giudizio che un Presidente del Consiglio abbia il dovere di tenersi lontano da imprudenti comportamenti. Ma a me pare altrettanto valida però l’obiezione che la vita privata dei cittadini debba essere rispettata, ivi compresa quella del cittadino Berlusconi.
Sento ripetere incessantemente che gli italiani sono visibilmente turbati e sconcertati da queste vicende; hanno ragione, anche io lo sono, ma per altri motivi. Quelli espressi dagli anti B. con una improntitudine stupefacente quando accusano il Governo di non aver governato affatto e di non aver portato a compimento nessuno degli impegni assunti con l’elettorato perché troppo occupato a difendere l’incolumità giudiziaria del Presidente del Consiglio. A parte che tale accusa radicale potrebbe non corrispondere alla realtà, vorrei sapere quanti esseri umani avrebbero potuto sopportare senza danno un logoramento ininterrotto, martellante, da parte dell’opposizione di conserva con una piccola ma combattiva parte della magistratura a partire dal primo avviso di garanzia fatto pervenire a Berlusconi in pieno G8 ch’egli presiedeva.
Se di paralisi si tratta ne è responsabile l’opposizione e non il Governo che altro non chiede che di portare a compimento il suo mandato. Ecco, sì, questo mi sconcerta. Ma anche se fosse solo parzialmente vera una responsabilità governativa la considererei di forza maggiore dato che è stato tolto al Presidente del Consiglio la possibilità di dedicarsi nel pieno delle sue energie e della sua serenità psicofisica e mentale, al suo lavoro.
A me piace il comportamento di Berlusconi? Come inedita (o quasi) proposta di un uomo qualunque a ruolo di Capo di uno Stato, sì mi piace, ma che poi indulga in espressioni di millanteria maschilista e di battute da intrattenimento retaggio della sua prima attività, no, non può piacermi. Lo registro tra le tante stranezze e i tanti sconfinamenti che l’attualità ci sta facendo vivere.
Ma allora qual è il giusto criterio per giudicare Berlusconi?
Personalmente lo valuto come valuto tutti coloro che sono al governo di uno Stato, e cioè:
Dalla presenza o assenza dei dissidenti nelle prigioni,
Dal fare ricorso o non alla tortura dei prigionieri,
Dalla esistenza o non della censura,
Dalla difesa della libertà di una onesta informazione,
Dalla effettiva libertà d’espressione non solo dei giornalisti ma di tutti i cittadini ,
Dall’umanità quindi dall’attenzione alle fasce sociali più deboli,
Dalla dedizione al Paese che governano,
Dall’intelligenza del fare per una crescita del benessere nella solidarietà non soltanto nazionale, (cosa oggi particolarmente difficile da realizzare, lontano com’è il mondo intero da un evoluto civile equilibrato assestamento),
Dallo spazio mediatico a disposizione dei Progetti di Pace (da non confondere con il facile pacifismo).
La lista potrebbe e dovrebbe non avere mai fine.
Pare che le incombenze di pertinenza del Presidente Berlusconi siano 60. E’ un impegno mastodontico di carattere globale (non per nulla sembra vivere prevalentemente in aereo) che mi sembra avergli formato una mentalità attenta sopratutto ai grandi disegni e per questo forse egli sembra meno attento alla politica interna, cioè alla politica della quotidianità che è viceversa quella che più interessa alla gente. E la difficoltà maggiore oggi per governare è appunto riuscire a raggiungere il più saggio bilanciamento possibile tra l’immediato e il futuro d’ogni popolo.
Quel che mi sconcerta ancora di più è il semplicismo con il quale si pretende da Berlusconi che si presenti in Tribunale a “ogni piè sospinto”, come se recarsi a un Tribunale fosse una passeggiata distensiva che non necessita di un serio e circostanziato studio delle carte, e tra l’altro lontanissima dal risolvere alcunché in tempi brevi. Tradotto nei giusti significati, secondo costoro un Presidente oberato di gravi impegni su i quali si deve concentrare al massimo delle sue capacità, deve poter interrompere la sua diciamo total immersion per entrare in un Tribunale, senza aver studiato i documenti senza averci riflettuto a sufficienza ed essersi consultato con i suoi legali. Tutto questo per non so quante innumerevoli udienze riguardanti le 29 o più vertenze giudiziarie che lo riguardano.
Quindi che si imputi a Berlusconi la responsabilità della a lui attribuita paralisi del governo ( ove realmente esistente) è un vero capovolgimento di causa ed effetti. Ma c’è di più, perché non ci chiediamo anche se l’eventuale paralisi governativa non fosse dovuta non so in quale misura da una disorientata trasformazione in atto del sistema politico? Da tanto tempo vado dicendo (con non poca timidezza dovuta alla mia incompetenza politica) che oggi i partiti sono un qualche cosa di inadeguato alla realtà ( e a questo mi pare ci siano giunti tutti) perché la politica è tutt’altra cosa delle teorizzazioni ideologiche della cultura occidentale. Perché non si dice che la politica oggi è e dovrebbe essere una ricerca etica di carattere mondiale? Cioè una ben diversa cultura e storia, visto che difficilmente un parlamentare potrebbe essere coerente in tutti i complessi risvolti dell’attualità secondo una precisa appartenenza. A una sempre più visitata trasversalità non può non corrispondere la negazione – e ben venga – dei partiti (intesi secondo tradizione).
Quanto alla magistratura politicizzata essa non è una novità berlusconiana, Nell’ambiente forense di questo problema si sono occupati da molti decenni, tutti gli addetti ai lavori, magistrati compresi, mediante non pochi Convegni e dibattiti. E proprio e anche tra i magistrati, sin dall’inizio del sorgere del problema, c’era chi rivendicava il diritto del magistrato a impegnarsi politicamente alla stregua di qualsiasi altro cittadino, e chi lo negava ritenendolo di danno all’obbiettività delle loro funzioni. Oggi ne abbiamo un eclatante esempio nella forma persecutoria contro Berlusconi, forse a rimedio dell’impotenza o dell’incapacità politica delle sinistre a succedergli nel Governo.
Questo atteggiamento ha stravolto tutto l’ancora possibile anche se ostico equilibrio democratico e ha fatto precipitare i media nella facile deriva della caccia all’untore attraverso il punto debole, il tallone di Achille noto e dichiarato di Berlusconi. E mentre in buona parte del mondo sono in atto probabilmente altre trasformazioni che sembrano ( e lo spero) voler nullificare il grande divario temporale dell’ evoluzione in fatto di diritti umani, almeno codificati, i nostri media prosperano intorno a una vicenda sostanzialmente irrilevante, quanto è quella riguardante un pugno di mesi prima della maggiore età di una innocua ragazza, così diventata il perno della nostra politica.
Infine, alla buon’ora!, il Presidente Napolitano ha ammonito il mondo dell’Informazione a non riempire la maggioranza dello spazio mediatico con la cronaca nera e la cronaca giudiziaria. Grazie Presidente.
Gloria Capuano, Giornalista di Pace