Per avere successo nella vita conta più il talento o l’impegno? Questo è quello che si chiedono da sempre molti psicologi, anche impegnati nel settore del lavoro, per cercare di capire perchè, in realtà, come emerge da alcuni studi, le preferenze di chi sceglie i candidati si orientino sempre più nei confronti di chi mostra di avere abilità naturali rispetto a coloro che dichiarano apertamente di fare pratica quotidiana e di cercare di raggiungere alti livelli con il duro lavoro. Da varie ricerche, è infatti emerso non solo che la scelta prevale sempre nei confronti della genialità, ma che a volte l’inconscio può portare a percepire negativamente l’impegno, considerandolo quasi “contro natura“.



La BBC ha pubblicato un articolo a tema nel quale si riportano i dati presentati alla conferenza annuale dell’American Psychological Association, dallo psicologo Malcom Gladwell che dalla ricerca ha concluso che  “A livello fondamentale, crediamo che più qualcosa è vicino al suo stato originale, meno è alterato o adulterato, più è desiderabile” valutiamo le persone allo stesso modo con cui preferiamo i cibi naturali rispetto a quelli sintetici. Quindi “si ha più rispetto per la genialità innata rispetto al successo raggiunto grazie al sacrificio“.



Talento o impegno, cosa vale di più sul lavoro? Lo studio

Il professore Chia-Jung Tsay,  associato presso la London School of Management ha condotto un esperimento per provare la teoria che sul lavoro conta più il talento rispetto all’impegno. In una sessione di recruitment di alcuni musicisti, i valutatori hanno dovuto ascoltare alcuni brani registrati per poi scegliere il migliore. In realtà il pezzo era stato suonato dallo stesso pianista, ma gli esperti credevano di trovarsi di fronte a performace diverse. Erano stati infatti distribuiti differenti curriculum, nei quali alcuni affermavano di fare pratica quotidiana e di aver raggiunto risultati grazie ad un duro lavoro ed impegno. In altri invece non veniva sottolineata alcuna dedizione particolare ma si evidenziava una sorta di abilità innata.



Il risultato è stato che i curriculum che riportavano le informazioni circa la pratica costante, sono stati valutati meno positivamente rispetto agli altri. In realtà, il professore dice, “C’è stato un reale condizionamento e pregiudizio, perchè altrimenti le registrazioni sarebbero state considerate di pari valore, visto che erano state suonate dallo stesso musicista“. Nell’occasione un’altra professoressa della London Business School Aneeta Rattan ha commentato “Questi risultati devono essere di esempio per capire come veniamo valutati” ma il consiglio è, citando Cristiano Ronaldo, di non perdere di vista l’impegno, “perchè il talento senza il lavoro non è nulla“.