Dal 12 aprile scorso “Il Tempo”, quotidiano romano diretto da Franco Bechis, ha condotto una serie di articoli-inchiesta sulle presunte forniture di materiale sanitario giunte a Palazzo Chigi negli ultimi mesi alzando la polemica con titoli “ad effetto” del tipo «Conte si è fatto l’ospedale in casa». L’attacco di Bechis riguarda l’acquisto “monstre” di mascherine, materiali DPI, bombole d’ossigeno e ogni altro genere di supporto pervenuto a Palazzo Chigi per fronteggiare la crisi da coronavirus: «la presidenza del Consiglio ha messo da parte veri e propri arsenali con cui resistere nel bunker anche per lunghi mesi», sostiene “Il Tempo” prima che oggi arrivasse la secca e lunga smentita di Palazzo Chigi per rispondere a tono alle accuse del giornale di Bechis.



L’inchiesta nasce tutto dall’acquisto del 26 febbraio scorso (tramite lettera di Palazzo Chigi) della disponibilità da parte di un’azienda veneta di consegnare entro cinque giorni a trattativa diretta “500 mascherine APVR FFP3”. Nei giorni successici diversi documenti ed esclusive sempre “Il Tempo” ha rilanciato l’intenzione che nelle prime fasi del coronavirus, quando ancora l’indirizzo del Governo era di non scatenare il panico con una pandemia ancora tutta da venire, in realtà Palazzo Chigi si dotava dell’arsenale per poi combattere internamente i rischi.



LA RISPOSTA DI PALAZZO CHIGI

Ebbene, dalla lunga lettera di smentita scritta da Palazzo Chigi si controreplica che la maggiorparte degli acquisti sono stati fatti ben prima dell’emergenza Covid-19 e che dunque le illazioni de “Il Tempo” sono in realtà fake news. «Si rappresenta che tutte le informazioni riportate come oggetto di inchiesta sono reperibili, in piena trasparenza, in documenti pubblicati nell’apposita sezione “Amministrazione trasparente” del sito web del Governo», scrive la lunga nota dei Palazzo Chigi inviata da Rocco Casalino al direttore Bechis.

«Negli articoli pubblicati si pone molta enfasi sul fatto che a Palazzo Chigi sarebbe stato “costruito un ospedale”, peraltro prima ancora che si adottassero misure di contenimento della diffusione del contagio. In realtà, il presidio sanitario dislocato a via della Mercede è operativo dal lontano 1994, ed è stato pensato e posto a servizio di tutti i lavoratori distribuiti nelle 15 sedi, nonché delle varie autorità di riferimento», scrive ancora il Governo contestando la tesi centrale del quotidiano romano. In merito al tema specifico delle mascherine, Casalino conclude «le mascherine sono poste a disposizione di tutti i lavoratori che, per ragioni di spazio o di mansioni, non sono in condizione di rispettare le prescritte distanze di sicurezza durante l’espletamento delle loro funzioni. Infine, le mascherine sono poste a disposizione anche di ospiti che intervengono in riunioni che si svolgono negli Uffici della Presidenza del Consiglio».



LA CONTROREPLICA DI BECHIS: “RIDICOLI”

La smentita è stata pubblicata in toto da “Il Tempo” quest’oggi in edicola e su portale online, ma poco dopo è giunta anche una controreplica alla lettera di Palazzo Chigi scritta dal direttore Bechis e assai polemica con lo scritto inviato da Rocco Casalino: «Posso dire che scorrendola ho fatto un salto sulla sedia. Perché non si nega nulla di quel che abbiamo scritto in questi giorni su questo quotidiano, e anzi si confermano forniture e date. L’unica cosa che si nega è che a Palazzo si sia costituito un ospedale, ma questo perché da quelle parti non si coglie l’ironia con cui abbiamo ribattezzato “San Giuseppi Hospital” una serie di ordinativi sanitari più adatti al fronte della crisi che a un palazzo dove oggi è al lavoro qualche decina scarsa di persone (la presidenza del Consiglio ha migliaia di dipendenti, come scrivono, ma dall’inizio della crisi sono quasi tutti a casa chi in ferie chi lavorando a distanza)».

Non solo, Bechis sottolinea come nella lettera di P.Chigi si rende evidente quanto Conte abbia semplicemente “obbedito” ad una direttiva del Ministro PA Fabiana Dadone: «Evidentemente conta più lei del premier (e allora mettiamola al suo posto), e sentirsi dire che Conte ha solo obbedito da primo della classe alla Dadone è sicuramente divertente anche se travalica il limite della tolleranza verso la pura presa in giro». Finale con ulteriore attacco durissimo da “Il Tempo” contro il Presidente del Consiglio: «Conte come il capitano Francesco Schettino con rapidità straordinaria ha fatto calare la scialuppa di salvataggio per se stesso e per i propri collaboratori. Poi, messosi in salvo, solo dopo molto tempo ha chiesto si trovassero analoghe scialuppe di salvataggio per altri ministeri e per tutti gli italiani. Non ci sono ancora per molti di loro, e non è certo una medaglia da appuntarsi sul petto». Immaginiamo che la “battaglia” a distanza non finisca qui..