Quando Augusto morì dispose che il suo testamento venisse letto nel Foro alla presenza del popolo. Lasciò un rendiconto preciso di tutte le spese che aveva sostenuto nell’esercizio dell’Imperium e dei milioni di sesterzi che aveva accantonato nel suo tesoro. La gran parte furono lasciati al popolo romano, che ricevette una cospicua somma pro capite da colui che li aveva governati e ammaliati per decenni. Un atto di pubblica fede per lasciare ai posteri la percezione di come il potere assoluto di cui aveva goduto era, almeno in parte, servito anche al popolo.



Silvio Berlusconi ha lasciato da poco questo mondo e le sue ultime volontà sono state lette nello stile anglosassone tanto amato dai cultori delle serie tv. Pare che per ora non vi siano colpi di scena come in Succession e che, al contempo, la segretezza sua massima.

Il perché è tutto da decifrare. Berlusconi aveva quote di società quotate e sarà per certo chiaro a breve a chi siano andate le parti disponibili del suo patrimonio. Ovvero quella fetta che la legge dice disponibile per essere attribuita a chi si vuole. Circa un 30 per cento. Chi ne avrà il possesso dovrà a breve dichiararlo, perciò di segreto, con franchezza, ci sarà poco.



Potrebbe essere, invece, che accanto alle disposizioni sul suo patrimonio per i familiari ci siano legati e postille a favore di quanti (pochi non sono) hanno dato a Silvio gioia e compagnia. Le tante amiche, la moglie morganatica Fascina, i sodali più fedeli. I maggiordomi, i cuochi, le guardie del corpo, i tanti collaboratori che hanno assistito la vita “di un uomo”, come è stato definito nella cerimonia nel duomo di Milano, hanno da tempo avuto un lauto premio e saranno fuori dalle sue ultime volontà.

Ma ora che Silvio non risponde più a nessuno, in tanti inizieranno a farsi i conti. Chi tanto ha avuto sa che nulla altro avrà. I cinque figli avranno un pezzetto di un impero e nessuno ha il suo carisma e potere, fatto di una facilità innegabile di farsi ascoltare da senatori, dittatori e direttori di tv. Inoltre il mondo che ha gravitato attorno a lui ha vissuto del patto del silenzio. Molto poco, ancora, si sa della sua vita nonostante video, intercettazioni e inchieste. Ed a qualcuno potrebbe andare di traverso il fatto che Silvio se ne sia andato portandosi via i sogni di ricchezza che lui solo sapeva ispirare.



Perciò non è improbabile che lui abbia avuto l’acume di mettere a posto chi gli era vicino abbastanza da non aver saputo tanto. E questo, solo il suo testamento può dircelo. Ne abbiamo diritto? Forse no, se pensiamo che Silvio era un cittadino come tanti e che poteva disporre dei sui beni come voleva.

O forse sì. Se pensiamo che Silvio è stato un pezzo dell’Italia e dell’immaginario collettivo della nazione. Per sua scelta. Ha voluto e cercato il consenso, ha costruito il suo mito sul consenso e lo ha usato per diventare più potente e rimanere ricco. In fondo ce lo deve. Perché siamo stati tutti in qualche modo governati e ammaliati da lui. Ognuno per un secondo almeno è stato in vestaglia di seta ad Arcore circondato da potere e donne. Ognuno lo ha messo, anche odiandolo, nella sua vita.

E perciò sarebbe giusto sapere a chi ha dato i suoi beni con lasciti e legati, chi ne è erede materiale privilegiato e chi invece non ha avuto da lui nulla in più di tanti altri. Sarebbe giusto per chiudere un cerchio e sapere a chi spetta prenderne l’eredità e giudicare se ne sarà all’altezza. Augusto fu costretto dalla vita ad indicare Tiberio, che non era il suo preferito, ma volle che il suo operato fosse tramandato ai posteri fino all’ultimo atto cosciente di ciascuno che è il testamento. Silvio non ha mai dato la sua investitura a nessuno e le sue disposizioni sono oggi ancora riservate, come quelle di un commendatore qualunque che solo nel testamento trova coraggio e fa sapere di avere un’amante segreta ed un figlio nascosto. Eppure entrambi hanno governato e ammaliato, sono stati al potere per decenni, hanno avuto carisma e potere. Ma alla fine, che sia chiaro. Uno era Ottaviano, detto Augusto. L’altro Silvio, detto il Caimano. E non è un dettaglio da poco da lasciare ai posteri.

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