Le discussioni per il trattato pandemico all’interno degli uffici dell’OMS procedono spedite e dovrebbero, presto, raggiungere una conclusione con la sua effettiva approvazione ed entrata in vigore. Le ultime discussioni sul tema si sono tenute quasi un mese fa, tra il 6 e il 10 novembre, mentre il prossimo appuntamento è fissato tra il 4 e il 6 dicembre, quando i 194 stati dovrebbero votare e decidere.



Lo scopo del trattato pandemico, come fa intuire il nome, è quello di definire una linea d’azione comune in caso di nuove e future, purtroppo probabili, pandemie. Le discussioni sul testo, come riporta il ben informato ed attendibile sito Euractiv, sono state principalmente a porte chiuse ed informali, nel segno di un tentativo di ristabilire quella fiducia tra stati membri che è venuta meno durante il periodo covid, quando la risposta al virus fu ampiamente squilibrata a sfavore, ovviamente, dei paesi più poveri. Con il trattato pandemico dell’OMS, attorno al quale ovviamente gravitano parecchi timori e critiche, si dovrebbero assottigliare quelle differenze al fine di reagire in modo coerente e comune davanti ad una sfida potenzialmente impegnativa.



Cosa conterrà e come funzionerà il trattato pandemico dell’OMS

Insomma, il trattato pandemico dell’OMS sarà discusso nuovamente la prossima settimana, periodo in cui i vertici dell’Organizzazione mirano alla sua approvazione. Se così fosse, e non è scontato, il testo dovrebbe entrare in vigore, riferisce l’Unione Europa (senza alcun tipo di conferma da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità), entro la primavera dell’anno prossimo. Eventuali reticenze nelle discussioni del 4/6 dicembre tarderanno, ovviamente, questa finestra.

Uno dei punti principali del trattato pandemico dell’OMS riguarda la proprietà intellettuale e la condivisione delle informazioni, che saranno entrambe gestite in caso di pandemia, dalla stessa Organizzazione al fine di renderle disponibili equamente per tutti gli stati membri. Similmente, l’OMS tratterrà il 20% delle produzioni legate alla pandemia (tra farmaci, mascherine, dpi ed eventuali vaccini) per ridistribuirli ai paesi poveri. Similmente, con il trattato pandemico l’OMS punta a definire una linea d’azione comune sulla gestione delle pandemie, per evitare risposte discordanti tra loro (si pensi al Regno Unito durante il covid che rimosse le mascherine mentre molti altri stati erano ancora in lockdown, con l’esito di ottenere un’impennata dei casi). Non saranno imposti, differentemente da quanto ritengono i critici del testo, limiti o vincoli e con il trattato l’OMS non intaccherà la sovranità degli stati al fine di instaurare una cosiddetta “dittatura sanitaria“.