La notizia viene presentata con grande scalpore: i vinili negli ultimi tre mesi del 2021 hanno venduto più dei cd. Innanzitutto, come viene anche detto, il digitale rimane il dominatore incontrastato del mercato musicale con l’80% delle vendite. E’ questo il motivo fondamentale per cui i cd non si vendono quasi più: le ultime generazioni, i più giovani insomma, sono nati e cresciuti con la musica cosiddetta liquida, non conoscono e non sono interessati al supporto fisico, che richiede un altro tipo di ascolto, quello ponderato e interessato, mentre il download di singoli canzoni del momento, è un tipo di ascolto usa e getta, canzoni che poi vengono dimenticate e spazzate via dalla continua pubblicazione di nuovi brani musicali. Il vinile comunque nel corso degli ultimi mesi di quest’anno ha raggiunto l’11% delle vendite, cioè una crescita del 121% rispetto al 2020, mentre i cd sono calati del 6%. In sostanza è accaduto qualcosa che non succedeva dal 1991, quando Antonello Venditti era in testa alle classifiche con il suo Benvenuti in Paradiso. Cosa significa?
IL FILO ROSSO DEL VINILE CHE LEGA LE GENERAZIONI
Che gli acquirenti del vinile sono nostalgici di una certa età, over 50 per capirsi, quella generazione che era cresciuta negli anni 70 quando esisteva solo il vinile e che adesso desiderano tornare a quei tempi lì. Non c’è poi paragone tra la bellezza del prodotto del vinile, dove viene esaltata la ricerca grafica, la bellezza delle copertine, la lettura dei testi mentre il cd riduce tutto praticamente a un formato francobollo dove ci vuole una lente di ingrandimento per leggere qualcosa. Ci sarebbe poi da capire se l’aumentato acquisto dei vinili si riferisce a prodotti dell’epoca o stampatioggi, dove è vero che moltissimi gruppi o artisti stampano oltre il cd edizioni in vinile in tiratura limitata. Ma soprattutto non si parla di cifre reali: cosa vuol dire il 121% in più? Poche migliaia di copie in realtà. Negli anni 70 il disco d’oro si conquistava con mezzo milione di copie vendute, oggi ne bastano 10mila. Cifre irrisorie. Ed ecco che accade qualcosa però che smentisce in parte quanto abbiamo detto (ma non le cifre). Tra i vinili più venduti in Italia abbiamo Persona di Marracash, Teatro d’ira dei Maneskin, Harry Styles seguiti dal sempiterno The dark side of the moon dei Pink Floyd che praticamente da quando uscì, nel 1973, è sempre stato in classifica. Dunque anche i giovani cresciuti a pane e rap si innamorano del vinile? Sarebbe una bella cosa, un filo rosso intergenerazionale che lega tempo e spazio.