Il vino in Italia vale più del calcio, precisamente l’1,1 per cento del prodotto interno lordo contro lo sport in totale che vale l’1,3 per cento. A scriverlo è Gambero Rosso citando uno studio che è stato presentato in queste ore a Veronafiere da parte dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly dal titolo “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”. In Italia l’industria del vino dà lavoro a ben 303mila persone, per una produzione annua di 45,2 miliardi di euro con un valore aggiunto di altri 17,4.
Senza il vino il saldo commerciale del settore agroalimentare scenderebbe del 58 per cento, e ovviamente verrebbe penalizzato anche il Made in italy, tenendo conto di quanto siano apprezzati i vini nostrani anche oltre i confini nazionali. Dietro a gioielleria e oreficeria, nel 2023 il vino si è piazzato al secondo posto nel surplus commerciale, davanti a pelletteria, abbigliamento, macchine per il packaging e calzature.
IL VINO IN ITALIA VALE PIÙ DEL CALCIO: “PENSARE AL NOSTRO PAESE SENZA VINO…”
«Pensare a un’Italia senza vino è stata un’impresa non semplice, anche perché i numeri non bastano a manifestare il danno di una ipotetica privazione di un elemento del Dna italiano» commenta Federico Bricolo, presidente di Veronafiere: «Ma abbiamo voluto fortemente accendere un faro, anche in occasione della Giornata nazionale del made in Italy, perché quello del vino è un patrimonio socioeconomico che va difeso e tutelato».
Così invece il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: «L’Italia senza il vino sarebbe una Nazione più povera non solo a livello culturale e ambientale, ma anche sul piano economico, in quanto il settore vinicolo è un asset strategico per l’occupazione e per l’export italiano nel mondo. Il vino è un elemento prezioso che va protetto nella sua integrità, nella qualità e il nostro compito è, al fianco degli imprenditori, quello di renderlo sempre migliore e attrattivo».
IL VINO IN ITALIA VALE PIÙ DEL CALCIO: I CASI DI BAROLO, ETNA E MONTALCINO
Ma il valore del vino non va limitato alla bottiglie in se, visto che il “nettare degli Dei”, genera un indotto imponente, così come certificato dallo stesso studio. Prendendo in esame tre aree come quella dell’Etna, in Sicilia, delle Langhe, in Piemonte, e del Montalcino in Toscana, ogni bottiglia che viene prodotta e consumata in loco genera un impatto che è quantificabile in 117 euro per il Montalcino, 109 per il Barolo e 82 per l’Etna, che in un anno corrispondono rispettivamente a 153, 131 e 123 milioni di euro.
Stando ai dati dell’osservatorio Uiv-Vinitaly, Montalcino che vanta circa 5.000 abitanti, ed è quindi un piccolo borgo, ha il 16 per cento della forza lavoro impiegata nel turismo, visto che sono circa 80mila i turisti ufficiali ogni anno, accolti da 300 strutture ricettive e 3.000 posti letto. Situazione simile a Barolo, dove gli abitanti sono solo 700, ma dove giunge il 20 per cento dei 90mila turisti che si recano ogni anno nel territorio delimitato dal disciplinare della Docg (11 comuni). E lo stesso avviene all’Etna. Ecco perchè il vino non è solo vino.