C’è un nuovo mistero che aleggia attorno alla morte di Ilaria Alpi, la fotoreporter della Rai assassinata assieme a Miran Hrovatin il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio. Nella giornata di ieri è giunta la notizia della morte di Hashi Omar Hassan, il 49enne che è stato fino ad oggi l’unico condannato nell’uccisione della nostra connazionale, e che rimasto in carcere per ben 17 anni prima di venire completamente scagionato nel 2016, ricevendo poi dalla corte d’appello di Perugia un risarcimento da ben 3 milioni e 181mila euro, 500 euro per ogni giorno di carcere.



L’uomo, originario della Somalia è stato ucciso da una bomba piazzata sotto il pianale della sua auto nel quartiere di Dharkaynley, nella zona meridionale della capitale somala, dove lo stesso aveva avviato un’attività di import export, scrive l’edizione online di Quotidiano.net “Sono stati i terroristi islamici – ha commentato il suo avvocato Antonio Moriconi –. lo hanno ammazzato a scopo di estorsione. Il denaro lui ce l’aveva per il carcere patito in Italia”.



ILARIA ALPI, I MISTERI NELL’UCCISIONE DELLA FOTOREPORTER

A puntare il dito contro Hashi Omar Hassan era stato Omar Ali Rage detto Gelle, che spiegò di essere un testimone oculare del delitto Ilaria Alpi, e che disse di aver visto Hassan alla guida della Land Rover del commando che uccise la fotoreporter di casa Rai. La svolta avvenne nel 2015 quando Gelle confessò a Chi l’ha visto di essere stato pagato per incastrare il somalo, spiegando che agli italiani serviva un testimone e che gli era stato offerto un passaporto oltre a soldi.

“Io non c’entravo nulla, ma volevano un colpevole e mi hanno incastrato”, raccontò dopo la scarcerazione Hashi. Come ricorda Quotidiano.net, la verità nella morte della nostra povera connazionale resta per ora solo un miraggio, e pare che Ilaria Alpi sia stata uccisa in quanto stava indagando su dei traffici loschi fra il nostro Paese e la Somalia, in particolare l’invio di rifiuti tossici in cambio di armi. Alla Procura di Roma un fascicolo è ancora aperto.