L’autorevole virologa Ilaria Capua è stata ospite ieri sera in collegamento con il programma di La7, DiMartedì, classico appuntamento del settimo canale condotto da Giovanni Floris, e nel corso dell’intervento ha parlato ovviamente della pandemia di covid. La professoressa e direttrice del Centro di Eccellenza One Health dell’Università della Florida si dice fiduciosa del fatto che il peggio sia ormai passato: “Siamo riusciti a mettere nel recinto il virus – le sue parole mentre in studio c’è un Enrico Letta molto attento ad ascoltare l’esperta – tirerà ancora qualche calcio questo inverno, ma la vita può tornare alla normalità. Questo virus si comporterà come un’influenza”.
La virologa prosegue quindi con un altro paragone, spiegando che ora la pandemia è in una fase di semaforo rosso: “I fenomeni pandemici hanno una fase di attacco violento dove trovano tutti i semafori verdi, perché le persone non hanno anticorpi, non hanno strumenti per proteggersi. Gli unici che avevamo erano appunto le mascherine e il distanziamento sociale”. Ovviamente la svolta decisiva è giunta grazie al vaccino anti covid: “Adesso noi in Italia siamo con una percentuale di vaccinati molto alta e quindi finalmente siamo riusciti a metterlo nel recinto. Che cosa significa? Non significa che il virus andrà via, il virus si sta endemizzando quindi sta passando dalla fase pandemica ‘di attacco’ alla fase endemica che è di circolazione virale ‘sottotraccia’ come tante altre malattie che conosciamo”.
ILARIA CAPUA: “POSSIAMO TORNA ALLA NORMALITA’”
In ogni caso Ilaria Capua sottolinea che “non possiamo allentare la guardia ma possiamo dire che sappiamo di avere degli strumenti adesso il virus si trova tutti semafori rossi riusciti a confinarlo”, anche se “la vita può tornare alla normalità”. Quindi ribadisce: “Bisogna comunicare alle persone che questo virus si comporterà come un’influenza, quindi, provocherà dei casi clinici nelle persone non vaccinate, provocherà anche qualche caso clinico non grave nelle persone vaccinate ma comunque possiamo ritornare prima di tutto a non avere più paura”.
Sull’approccio di alcuni dei leader delle varie nazioni mondiali nei confronti del virus: “All’inizio della pandemia, il vulnus è stato il negazionismo. Alcuni leader di democrazie occidentali hanno ridicolizzato l’emergenza e questo ha spaccato il fronte unito della reazione. In quel quadro, il virus ha avuto un’accelerazione iniziale perché le persone non si sono tenute per mano e non hanno combattuto tutte insieme: c’è stata una divisione iniziale”.