È durata cinque ore la testimonianza di Ilaria Cucchi in tribunale per il processo a 8 carabinieri accusati di presunti depistaggi nell’inchiesta sull’omicidio del fratello Stefano. «Dopo l’arresto Stefano è stato ricoverato al Pertini, ma non ce lo hanno fatto visitare. Solo in obitorio l’ho visto, era agghiacciante. I segni sul volto erano chiari segni di un pestaggio», ha ricordato in aula. Quell’immagine è indelebile nella sua mente e le ricorda ogni volta la solitudine di suo fratello. «Non perdonerò mai il fatto che sia morto tra dolori atroci, solo come un cane, pensando che la sua famiglia, che sempre c’era stata, lo avesse abbandonato». Inoltre, come riportato da Repubblica, ha spiegato di aver mostrato la gigantografia del cadavere del fratello perché voleva mostrare come era stato ridotto. Di versioni ne ha sentite tante. Stefano Cucchi era morto «per una caduta», come le disse l’allora ministro Angelo Alfano. Il collega Ignazio La Russa invece disse di «non sapere nulla ma di non aver dubbio dell’innocenza dei carabinieri». Poi si è parlato di «responsabilità dei medici», «epilessia» ma anche di «fratture da bara». Successe nel primo processo: «Mio fratello quindi la schiena se l’era rotta da morto?».
ILARIA CUCCHI “SITUAZIONE DEVASTANTE”
Ma Ilaria Cucchi ha parlato in tribunale pure degli incontri istituzionali. Nel 2017, ad esempio, incontrò il generale Tullio Del Sette, invece il comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri lo ha incontrato due volte. «Venivo insultata su Facebook da uno degli imputati, il maresciallo Roberto Mandolini e volevo esprimere solidarietà a Casamassima che era stato trasferito, dopo che le sue dichiarazioni avevano riaperto il caso». E il comandante le disse: «Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio». Il riferimento era ad alcuni illeciti di uno dei carabinieri che avevano fatto riaprire il caso. Concetto che ribadì nella seconda occasione: «Diceva che gli faceva onore il fatto di aver denunciato ma che avevano dei procedimenti disciplinari». In questo incontro, in cui era presente anche il ministro Elisabetta Trenta, avrebbe detto anche: «Alle donne perdono tutto, agli uomini no».
Per la sorella di Stefano Cucchi ci fu «uno sproloquio sugli unici che avevano rotto il muro di omertà». Il peggio però non è affatto passato. «Subisco attacchi in quantità industriale, insulti e minacce social. Ho spesso temuto per l’incolumità mia e della mia famiglia». Del risarcimento di 1,3 milioni di euro invece non è rimasto nulla. «La mia situazione è devastante. Papà sta vendendo un appartamento, rischiamo di non pagare il mutuo. Lo studio è naufragato. I miei genitori si sono ammalati gravemente», ha concluso Ilaria Cucchi.